Quando Giuseppe Prezzolini parlò di San Francesco
L’intellettuale del 900 e il rapporto con il Santo
di Antonio TaralloIntellettuale, scrittore, giornalista, ma soprattutto “ricercatore” di verità. Questo era Giuseppe Prezzolini, il fondatore della rivista “La Voce” (1908). Uomo dall’animo in continua ricerca di Dio, costante della sua vita fino ai suoi ultimi giorni. Morì nel 1982, alla soglia dei cento anni. Un secolo di vita trascorsa tra articoli di giornale e libri, tra l’Italia e l’America. Prezzolini era sempre stato “fuori le righe” fin dalle sue prime parole impresse sulla carta stampata sulle colonne della rivista da lui fondata - assieme a Giovanni Papini, altro intellettuale del nostro Novecento - che segnò un’epoca: “La Voce”, una delle più importanti riviste culturali del XX secolo.
La rivista si caratterizzò per la spregiudicatezza delle battaglie culturali e di costume, oltre che per la vivace polemica sul conformismo della borghesia italiana d'inizio Novecento. Ateo, ma non troppo, si potrebbe definire. Sempre alla ricerca di Dio. Testimonianza di questa ricerca, due libri: “L’ombra di Dio” (1982) e “Dio è un rischio”, scritto tra il 1967 e il 1969. In queste pagine tutto il suo travaglio interiore. E, sempre in queste pagine, fa “capolino” il nostro San Francesco d’Assisi in una descrizione tutta inedita, sicuramente originale per l’epoca e, in parte, anche per il nostro oggi.
“E’ italiano e completamente italiano, ma è ancora, universale più che non cattolico romano. Mentre i cattolici lo venerano, i protestanti e anche i non credenti di tutto il mondo lo amano, lo rispettano e ne studiano la vita. Per questa ragione dico che San Francesco è un vero simbolo del Rinascimento italiano, l’epoca che l’Italia creò per il mondo intero”. Così scrive Prezzolini, sottolineando l’universalità della figura del santo d’Assisi. Oltre a questa indagine sociale e storica del santo, Prezzolini ci dona anche un’interessante lettura dell’arte francescana. Prende spunto, naturalmente, dal ciclo giottesco di Assisi, ma non solo.
Nelle sue parole troviamo un’indagine accurata di quella che è la struttura delle chiese ispirate a San Francesco. E’ illuminante, profonda la lettura che ne fa: “Perfino la struttura architettonica delle chiese francescane presenta una nuova disposizione degli altari, una nuova ampiezza delle pareti affrescate e un’austerità significativa dell’edificio inteso prima di tutto come luogo di predicazione del Vangelo. Esiste un’architettura francescana, così come esiste un’arte pittorica francescana”.
Colpisce - e non poco - questa sua dettagliata e profonda analisi dell’animo francescano, soprattutto per il fatto che giunga da un uomo che, certamente, era lontano dal mondo cattolico. Eppure sono parole che fanno riflettere per la loro vivacità intellettuale e anche spirituale, se vogliamo. Prezzolini, testimonianza verace che il Santo d’Assisi rappresenta per il mondo occidentale una sorta di spartiacque. E’ il fascino di San Francesco d’Assisi.
Antonio Tarallo
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