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L'esempio di Sammy Basso

Nuova laurea in biologia: 'Studio la malattia per batterla'

Adesso è lui, Sammy, quello che ne sa di più. O, perlomeno, uno degli scienziati che ne sanno di più sulla malattia progressiva che, da oltre 25 anni, lo imprigiona in un corpo destinato a invecchiare prima ancora di crescere e a diventare anziano prima che adulto. La semisconosciuta sindrome di Hutchinson-Gilford era così rara quando lui è nato, il primo dicembre 1995, da non meritare in Italia l' impegno di risorse per la ricerca. Sammy, anzi, il dottor Basso a pieno titolo, non si è accontentato di diventarne il testimonial fin da bambino e di fondare con i genitori l' Associazione Italia Progeria: nel 2018, a 23 anni non ancora compiuti, si è laureato all' Università di Padova in Scienze Naturali e l' altroieri ha coronato gli studi con una laurea magistrale in Biologia molecolare, dopo un tirocinio al Consiglio nazionale delle ricerche di Bologna. Davanti alla commissione presieduta dal professor Francesco Argenton ha discusso in inglese (a distanza) una tesi dal titolo imponente: «Crosstalk between Lamin A and Interleukin 6 under stress conditions and in premature ageing». Che cosa significa?

Significa che a 26 anni ancora da compiere, comunque il doppio di quanti gli erano stati pronosticati di vita dai medici quando era in culla, Sammy Basso guida la rimonta sul proprio destino. Significa inoltre che i suoi studi stanno aprendo il passo a nuove cure per il rallentamento o magari l' arresto della sua patologia, e addirittura per il miglioramento della vecchiaia di tutti. Spiega lui stesso: «Una cura definitiva sarebbe possibile soltanto modificando il Dna. Il corpo umano è programmato per invecchiare, ma dopo che è stato scoperto il gene che provoca la mia malattia, nel 2003, si è capito che è possibile inibire farmacologicamente una specifica peculiarità della progeria che è l' infiammazione». Parla di citochina, di interleuchina 6, di laminopatie, di proteine mutate, di come il meccanismo dell' invecchiamento si potrà un giorno controllare, anche se non bloccare; ed è superfluo che aggiunga: «Con la progeria il cervello non è attaccato dalla mutazione. Resta giovane all' interno di un corpo ostile». Sammy ne è la prova vivente e vincente, seppure consapevole che quel corpo potrebbe tradirlo all' improvviso con qualcuno dei cedimenti strutturali tipici della senilità: «Per esempio un ictus o un infarto cerebrale, che partono dai vasi sanguigni».

Non importa quale età gli attribuisca la progeria, Sammy galoppa: «Ha condotto i suoi studi con serietà, interesse, partecipazione. Era prezioso averlo alle mie lezioni - testimonia dal Dipartimento di Biologia dell' Università di Padova la professoressa Chiara Rampazzo, fiera del proprio ruolo di relatore -. Sammy ha iniziato il progetto per la sua tesi un anno fa, proprio all' inizio della pandemia e i laboratori sono stati chiusi in questi mesi, ma seguiva gli esperimenti tramite videochiamate. La discussione della tesi è andata molto bene e, per ascoltarlo, si sono collegati studiosi dagli Stati Uniti».

Basta scorrere la quindicina di pagine finali della tesi, dedicate ai ringraziamenti, per intuire l' estensione della platea di alleati e simpatizzanti, cominciando dai genitori del neo laureato, Amerigo e Laura, e continuando con le due correlatrici, Giovanna Lattanzi e Cristina Capanni. La pandemia ha rinviato la festa: «Ci ha circondato di specchi, paure e anche opportunità - è convinto Sammy Basso -. Un virus miliardi di volte più piccolo di una cellula ci ha fatto capire che non siamo invincibili, ma c' è di buono che in un anno è stato prodotto il vaccino, frutto di anni di studi sui coronavirus. Il che dimostra l' importanza della ricerca. Quello che sembra inutile adesso può salvarci la vita in futuro». E la ricerca è nel suo avvenire: «In Italia, spero, altrimenti all' estero». Assieme a un viaggio: «In Israele, in Terra Santa, appena possibile - si ripromette Sammy -. Sento il richiamo di Gerusalemme da molto tempo. Il Muro del pianto, il Santo Sepolcro. Lì si è fatta la Storia e ancora la si sta scrivendo». (Corriere della Sera)



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