La Shoah dei Francescani
Il sacrificio dei francescani durante il genocidio nazista
di Antonio TaralloProviamo con la memoria ad andare indietro nel tempo. Immaginiamo, per un attimo, un pianista che suona alla radio le note struggenti e passionali dei Notturni del compositore polacco Chopin: lo sconcerto si dipana fra dolore e memoria. Il pianista immaginario riuscirà a sopravvivere soprattutto grazie alla forza datagli dalla sua passione per la musica. L’immagine è tratta dal sublime film del regista polacco Roman Polanski, “Il Pianista” del 2002. Il pianista si salva, dunque, ma furono tante le persone che non riuscirono a farlo in quel periodo oscuro che ha visto il terrore e la morte come protagonisti.
Un periodo che ha visto anche il sacrificio di molti tra i francescani, testimoni del Vangelo, dell’amore per i fratelli fino all’estremo. Conosciamo bene l’esempio di Massimiliano Kolbe, francescano polacco che offrì la propria vita al posto di un padre di famiglia, destinato al bunker della fame nel campo di concentramento di Auschwitz. Kolbe venne rinchiuso nel bunker del Blocco 11. Seppur in quel blocco trascorse ben due settimane nell’agonia, senza acqua né cibo, Kolbe continuava a vivere. Le ore di quei quindici giorni le trascorse cantando inni a Maria e pregando. La calma del sacerdote impressionò le SS naziste che decisero di ucciderlo con un’iniezione di acido fenico. Era il 14 agosto 1941, vigilia della Festa dell'Assunzione di Maria. Beatificato nel 1971 da Papa Paolo VI, venne proclamato santo nel 1982 da Papa Giovanni Paolo II.
Ma c’è anche un’altra storia, altri francescani che morirono sotto il regime nazista. Il 13 giugno 1999 a Varsavia Giovanni Paolo II beatificò ben 108 martiri polacchi, vittime del sistema totalitario nazionalsocialista di Adolf Hitler. In questo nutrito gruppo di martiri figurano anche i fratelli francescani, di cui cinque appartenenti all'Ordine dei Frati Minori, sette all'ordine dei Frati Minori Conventuali, cinque all'Ordine dei Frati Minori Cappuccini ed una Clarissa cappuccina. I cinque Frati Minori, che appartavano uno alla Provincia dell'Immacolata Concezione e quattro alla Provincia di Santa Maria degli Angeli, subirono tutti il martirio nel 1942 ma in giorni diversi, nei quali sono rispettivamente commemorati dal Martyrologium Romanum.
I loro nomi impressi nella memoria, tutti sacerdoti e martiri: Anastasio Giacomo (Anastazy Jakub) Pankiewicz (20 aprile), Narciso Giovanni (Narcyz Jan) Turchan (19 marzo), Cristino Adalberto (Krystyn Wojciech) Gondek (23 luglio), Beato Martino Giovanni (Marcin Jan) Oprzadek (18 maggio),Beato Brunone Giovanni (Brunon Jan) Zembol (21 agosto). Cosa hanno in comune questi uomini oltre a vestire il saio francescano? Essi diedero la loro vita per Cristo e per la Chiesa. Non erano ebrei, ma furono deportati per la loro fede e il loro amore per Dio nei campi di concentramento. Sottoposti tutti a indicibili torture, i loro corpi furono bruciati e le loro ceneri disperse nella fredda aria di quella guerra assurda.
Antonio Tarallo
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