Comunione sulla mano, Papa ricorda che si può
Francesco ribadisce che spetta alle conferenze episcopali autorizzare i modi di riceverla. Il cardinale Sarah aveva criticato l'uso oggi diffuso denunciando un attacco diabolico
di Andrea TornielliSono poche righe, ma significative. Proseguendo la catechesi sulla messa, durante l'udienza di mercoledì 21 marzo 2018 Papa Francesco ha ricordato i vari modi di ricevere l'eucaristia, tra i quali c'è quello di ricevere l'ostia consacrata sulle mani. La precisazione suona come una risposta indiretta alle severe parole con le quali il cardinale Robert Sarah, Prefetto della Congregazione del culto divino, aveva criticato l'uso della comunione sulla mano.
Ecco quanto ha detto Francesco: «La Chiesa desidera vivamente che anche i fedeli ricevano il corpo del Signore con ostie consacrate nella stessa messa; e il segno del banchetto eucaristico si esprime con maggior pienezza se la santa comunione viene fatta sotto le due specie, pur sapendo che la dottrina cattolica insegna che sotto una sola specie si riceve il Cristo tutto intero (cfr. Ordinamento Generale del Messale Romano, 85; 281-282)».
«Secondo la prassi ecclesiale - ha continuato Bergoglio - il fedele si accosta normalmente all’eucaristia in forma processionale, come abbiamo detto, e si comunica in piedi con devozione, oppure in ginocchio, come stabilito dalla Conferenza episcopale, ricevendo il sacramento in bocca o, dove è permesso, sulla mano, come preferisce (cfr OGMR, 160-161). Dopo la comunione, a custodire in cuore il dono ricevuto ci aiuta il silenzio, la preghiera silenziosa».
In poche righe il Pontefice ricorda dunque che la comunione ricevuta dal fedele sulle mani non rappresenta affatto un abuso, ma una modalità prevista dall'Ordinamento generale del Messale Romano. Ecco che cosa esattamente prescrivono i paragrafi 160 e 161 del documento. «Il sacerdote prende la patena o la pisside e si reca dai comunicandi, che normalmente si avvicinano processionalmente. Non è permesso ai fedeli prendere da se stessi il pane consacrato o il sacro calice, tanto meno passarselo di mano in mano. I fedeli si comunicano in ginocchio o in piedi, come stabilito dalla Conferenza Episcopale. Quando però si comunicano stando in piedi, si raccomanda che, prima di ricevere il Sacramento, facciano la debita riverenza, da stabilire dalle stesse norme».
«Se la Comunione si fa sotto la sola specie del pane - continua il documento - il sacerdote, eleva alquanto l’ostia e la presenta a ciascuno dicendo: Il Corpo di Cristo. Il comunicando risponde: Amen, e riceve il sacramento in bocca o, nei luoghi in cui è stato permesso, sulla mano, come preferisce. Il comunicando appena ha ricevuto l’ostia sacra, la consuma totalmente».
Quel «nei luoghi in cui è stato permesso» sta a significare nei luoghi in cui la conferenza episcopale si è espressa a favore della comunione nella mano, concedendo anche questo uso. Che dunque non può essere considerato un abuso, essendo contemplato nell'ordinamento del Messale ed essendo stato esplicitamente autorizzato dai vescovi locali.
Il cardinale Robert Sarah, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti (nominato da Papa Francesco), nella prefazione al libro di Federico Bortoli La distribuzione della Comunione sulla mano. Profili storici, giuridici e pastorali (Edizioni Cantagalli), aveva recentemente denunciato un attacco diabolico multiplo all’eucaristia. Individuando proprio nell'uso di ricevere la comunione nella mano una porta aperta a questi attacchi e ricordando che la particola si riceve sulla lingua, in ginocchio.
«Perché ci ostiniamo a comunicare in piedi e sulla mano? - si è chiesto Sarah - Perché questo atteggiamento di mancanza di sottomissione ai segni di Dio?». Poi ammoniva: «Che nessun sacerdote osi pretendere di imporre la propria autorità su questa questione rifiutando o maltrattando coloro che desiderano ricevere la Comunione in ginocchio e sulla lingua: veniamo come i bambini e riceviamo umilmente in ginocchio e sulla lingua il Corpo di Cristo».(Vatican Insider)
Sarah sosteneva che ricevere l’eucaristia sulla mano è diventata prassi perché «per una riforma liturgica che avrebbe dovuto essere omogenea con i riti precedenti, una concessione particolare è divenuta il grimaldello per forzare e svuotare la cassaforte dei tesori liturgici della Chiesa».
Andrea Tornielli
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