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La nascita di Maria, luce di speranza

Nasce una Bambina colma di grazia

di Antonio Tarallo

Abbiamo bisogno di speranza, di una luce, di un faro che possa illuminare la notte anche più buia. È nell’anima di ogni uomo la ricerca della speranza, è un dato di fatto. In teatro, si dice che il “buio assoluto” è impossibile averlo: ci sarà sempre un barlume di luce che farà in modo che le tavole del palcoscenico non siano del tutto e pienamente nell’oscurità. Sarebbe bene ricordarsi di ciò, in tempi in cui è davvero difficile trovare la parola “speranza” in tanto bailamme di notizie di guerra e di crisi economica, di sfiducia nel futuro.

La luce e Cristo, binomio naturale: si parla di luce di Resurrezione; si parla della Luce che ha sconfitto le tenebre; si parla di luce d’Amore. Quando pensiamo al Natale, le prime immagini che ci vengono in mente sono quelle delle luci dei negozi, o di quelle sopra gli alberi: loro, le luci, con il loro pulsare, sembrano regalarci un cielo stellato su questa terra, a pochi metri da noi. Il Natale è luce: la nascita è sempre sinonimo di speranza. E, il Natale di Maria, ci ricorda - ancor prima della nascita di Gesù Cristo - anche questo: nasce una Bambina, colma di grazia; nasce una Bambina che, nel mirabile progetto di Dio, fa parte del cosiddetto Piano di Salvezza del Signore, visto che la natività della Vergine è strettamente legata alla venuta del Messia, come promessa, preparazione e frutto della stessa salvezza. È aurora che precede il sole di giustizia, poiché Maria preannuncia a tutto il mondo la gioia del Salvatore.

La prima fonte che narra questo evento è il cosiddetto Protovangelo di Giacomo secondo il quale Maria nacque a Gerusalemme nella casa di Gioacchino ed Anna. Qui nel IV secolo venne edificata la basilica di Sant’Anna e nel giorno della sua dedicazione veniva celebrata la natività della Madre di Dio. La festa si estese poi a Costantinopoli e fu introdotta in occidente da Sergio I, pontefice di origine siriana.

Una delle più belle descrizioni di questa festa ci viene data da Sant'Andrea di Creta, vescovo: “La celebrazione odierna onora la natività della Madre di Dio. Però il vero significato e il fine di questo evento è l'incarnazione del Verbo. Infatti, Maria nasce, viene allattata e cresciuta per essere la Madre del Re dei secoli, di Dio. La beata Vergine Maria ci fa godere di un duplice beneficio: ci innalza alla conoscenza della verità, e ci libera dal dominio della lettera, esonerandoci dal suo servizio. In che modo e a quale condizione? L’ombra della notte si ritira all'appressarsi della luce del giorno, e la grazia ci reca la libertà in luogo della schiavitù della legge. La presente festa è come una pietra di confine fra il Nuovo e l'Antico Testamento”.

Il Nuovo e l’Antico, dunque: il passato e il presente che diviene futuro d’eternità. Un futuro di luce, soprattutto. Il francescano Antonio di Padova, uno dei più importanti cantori della Vergine Maria, in uno dei suoi poetici Sermoni, ricorda: “A Maria, la cui vita era già nei cieli, viene detto: Ave, piena di grazia! E osserva che l'angelo non disse: Ave, Maria! ma: Ave, piena di grazia! Noi invece diciamo: Ave, Maria! cioè "stella del mare", perché siamo ancora in mezzo al mare, siamo sbattuti dai flutti, sommersi dalla tempesta, e perciò gridiamo: Stella del mare! per arrivare con il suo aiuto al porto della salvezza. È lei che salva dalla tempesta coloro che la invocano, che mostra la via, che guida al porto”.


Antonio Tarallo

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