Quando Padre Pio confessò il diavolo

L’incontro in chiesa

Il diavolo è una creatura cattiva, usava dire padre Pio. Perfida costituzionalmente, ma resta sempre un angelo decaduto, perciò dotato di un’intelligenza superiore anche se pervertita.

IL DIAVOLO IN CHIESA
Padre Pio sperimentò tale intelligenza, subdolamente sottile. E la sperimentò in un modo del tutto singolare. Eppure, una volta il diavolo facendo disperatamente forza a se stesso, entrò in chiesa per andare a “confessarsi” proprio da lui. In pratica osò sfidarlo in casa sua.

L’episodio fu raccontato dallo stesso padre Pio ad un suo confratello e riportato per la prima volta nel libro di padre Marciano Morra. A riportarlo sono Marcello Stanzione e Francesco Guarino nel nuovo libro “In lotta con il cosacco” (edizioni Segno).

“TUTTI ABERRANTI”
Sentiamolo dal suo racconto: «Un giorno mi si presentò un signore alto, vestito con una certa raffinatezza. Inginocchiatosi, questo sconosciuto comincia ad elencare i suoi peccati che erano di ogni genere, contro Dio, contro il prossimo, contro la morale: tutti aberranti!».

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LA COSA CHE COLPI’ A PADRE PIO
Continua padre Pio: «Una cosa mi colpì. Per tutte le accuse, dopo la mia riprensione, questi controbatteva le mie parole giustificando con estrema abilità ogni genere di peccato, svuotandoli di qualsiasi malizia, rendendoli normali, naturali».

CONTRO GESU’, MADONNA E SANTI
Conclude il frate con le stigmate: «E questo non solo per i peccati che erano raccapriccianti contro Gesù, la Madonna, i Santi, che indicava con perifrasi senza mai nominarli, ma anche per peccati che erano normalmente tanto sporchi da toccare il fondo della più stomachevole cloaca. Io cominciai a domandarmi... “Chi è costui? Da che mondo viene? Chi sarà mai?” cercavo di fissarlo bene in volto».

SATANA SCOMPARVE
«A un certo punto - è la chiosa di padre Pio - una luce interiore vivida e fulgida mi fece capire chi fosse costui e con tono deciso e imperioso gli dissi: “Di’ viva Gesù, di viva Maria!”. Appena pronunciai questi nomi, Satana scomparve in un guizzo di fuoco lasciando un irrespirabile fetore».

Gelsomino Del Guercio

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