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Un profilo del giornalista lodato da Papa Francesco

La decima edizione del Premio Biagio Agnes

di Antonio Tarallo
Credit Foto - ANSA

Quarta puntata

La decima edizione del Premio Biagio Agnes.

Un profilo del giornalista lodato da Papa Francesco.

“Saluto e ringrazio la Dr.ssa Simona Agnes, i membri della Giuria e tutti voi presenti, che a vario titolo ricoprite ruoli importanti nell’ambito della comunicazione. La Fondazione che promuove il Premio porta il nome di Biagio Agnes, uno dei più noti giornalisti italiani, difensore del servizio pubblico, che più volte intervenne sul ruolo del giornalista come garante dell’informazione corretta, attendibile, autentica e puntuale”. Questo, l’esordio del discorso che Papa Francesco ha tenuto in Vaticano, all’udienza con la delegazione del Premio Agnes.   Ad ascoltarlo, insigni giornalisti del panorama dell’Informazione di Oggi.

 

E’ stata proprio questa udienza, o meglio le parole pronunciate riguardo l’Informazione giornalistica, a dare vita a questo approfondimento. Era importante ricordarlo. Tra l’altro, come abbiamo visto all’inizio di questo percorso tra i giornali cattolici, questa è stata l’ennesima occasione per il Pontefice per esprimersi in merito al delicato argomento della stampa, della comunicazione e dell’etica giornalistica. Etica, che è sempre stata all’ordine del giorno, proprio dell’insigne giornalista Biagio Agnes a cui è dedicato il premio che si terrà dal 22 al 24 giugno prossimo, nell’affascinante cornice di Sorrento.

Premio posto, tra l’altro, sotto l’Alto Patrocinio della Presidenza della Repubblica e della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Proprio due giorni fa, sempre una delegazione del prestigioso premio, è stata ricevuta dal Capo dello Stato, Sergio Mattarella. Tra i presenti, oltre alla figlia del giornalista, nonché presidente della Fondazione, Simona Agnes, ricordiamo Mario Orfeo, attuale direttore generale della Rai; Antonella Mansi, vicepresidente di Confindustria; Giuseppe Pasquale Marra, presidente del Gruppo Adnkronos; Gianni Letta, Antonio Polito, vicedirettore del 'Corriere della Sera; Paolo Liguori, direttore di Tgcom 24; Guido Gentili, direttore de 'Il Sole 24 ore'; Marcello Sorgi e Roberto Napoletano.

Ma quale storia vi è dietro a tale premio e, soprattutto, qual è la biografia di questo importante giornalista che Papa Francesco ha citato così lodevolmente?

Giunto alla sua decima edizione, il “Premio Biagio Agnes” rappresenta ormai un tradizionale appuntamento che vuole valorizzare e premiare tale professione, in ogni suo aspetto.   Vede impegnati, per l’occasione, importanti nomi del mondo della comunicazione.

Agnes. Un cognome che nell’Informazione vuol dire storia. Ed è storia del giornalismo italiano.   Il fratello Mario, storico direttore de “L’Osservatore Romano”, Biagio storico direttore della Rai dal 1982 al 1990. I due Agnes, erano completamente differenti. E’ stato lo stesso giornalista Rai a sottolinearlo, un giorno: “Sono più grosso, più esuberante di mio fratello, lui ha un aspetto da asceta”.   

Due anime assai distinte, dunque, ma con un’unica sola grande passione: il giornalismo.

Biagio Agnes, dirà – infatti – di questo vero e proprio amore per la professione: “Fare del giornalismo mi sembrava il modo più immediato per identificarmi in un ruolo che mi permettesse di esprimere la cultura dei miei ideali nella tormentata stagione del dopoguerra”. E’ bello soffermarsi su una espressione “cultura dei miei ideali”: sì, perché il lavoro di giornalista, per Agnes, aveva questa profonda connotazione culturale di ideali, di approfondimento, di adeguata preparazione, su cui il Pontefice ha richiamato l’attenzione.

E sulla preparazione dei giovani – quando entra nel 2006 come Direttore della Scuola di Giornalismo dell’Università di Salerno – affermava:

“Una volta bastava stare nelle redazione e apprendere dai maestri, cioè dagli anziani. Oggi, invece, occorre anche una preparazione accademica”.

E facendo riferimento ai nuovi strumenti messi a disposizione della rete: “Adeguarsi ai tempi, sì… ma bisogna avere sempre alla base una preparazione culturale non indifferente e soprattutto la predisposizione anche intellettuale di fare il giornalista”.

 

Biagio Agnes nasce a Serino, il 25 luglio 1928. Di origini, umili, come “si suol dire” : figlio di un capotreno delle Ferrovie.

L’entrata in Rai, l’azienda che segnerà tutta la sua vita, avviene nel 1958. Lasciamo ancora una volta a lui, il racconto: “Nel 1958 lavoravo a Rotosei, un rotocalco a sei dorsi per le famiglie. Andava piuttosto bene e ci scrivevano firme della letteratura come Giuseppe Berto e giornalisti come Jader Jacobelli... Poi il proprietario si innamorò di donne e cavalli e le cose cominciarono a mettersi male: mi rivolsi ad alcuni collaboratori, già giornalisti Rai, e ottenni un appuntamento con il direttore dei servizi giornalistici di allora, Piccone Stella, un grande latinista. Mi offrì di entrare in Rai a condizione che mi presentassi il giovedì successivo a Cagliari. Allora era terra di confine, ma andai. Poi fui trasferito a Roma dove feci prima radio e poi televisione”.

 

Negli anni sessanta “inventa” il Tg delle 13.30 con i giornalisti in video. Alla fine sempre degli anni sessanta, sua l’intuizione felicissima della creazione di un tg regionale. E’ l’era della terza rete dell'ente radiotelevisivo di Stato. Dieci anni dopo, nel 1979, ne diviene primo direttore. La terza rete ha la possibilità di conoscere un maestro, alla sua guida. Un timoniere sempre pieno di idee, come quando crea il programma di approfondimento medico “Check-up”, tra l’altro ancora in onda a distanza di oltre vent'anni. E’ stato Papa Francesco a fare riferimento a un’iniziativa (analoga alla trasmissione originale del 1979) che la Fondazione Agnes porta avanti da anni: “Check-Up per l’Italia”, progetto nato da un’idea di Biagio Agnes, che ha l’obiettivo di approfondire argomenti medico-scientifici attraverso un’informazione accurata che contrasti il proliferare delle informazioni “fai-da-te” e delle notizie approssimative, che sempre più spesso si possono trovare in Rete e che attirano l’attenzione del pubblico molto più della scienza”.

Nel 1982 diventa direttore generale della Rai. La sua linea editoriale è ben chiara: “Nessuno mi ha mai imposto un nome. C’era una rosa ed ero io a scegliere”. Sono gl’anni che vedono il massimo sviluppo della televisione commerciale. Ed ecco che con Agnes, direttore generale, vengono presi “provvedimenti innovativi” come l’avvio di nuovi servizi, come Televideo. Inizia la sperimentazione di nuove tecnologie, quali le trasmissioni via satellite e l'alta definizione.  Sua l’invenzione del centro televisivo di Saxa Rubra.

Nel 1990, lascia la Rai, e assume la presidenza della Stet, Società Finanziaria Telefonica, la holding italiana delle comunicazioni, appartenente al gruppo Iri. Il 1997 lo vede impegnato nella direzione di Telemontecarlo. Due lauree honoris causa: una in Comunicazione e Telecomunicazioni dell'Università di Buenos Aires, e nel 2004, in Medicina e Chirurgia dell’'Università di Parma.  Nel 2006, proprio per la sua dedizione alla professione giornalistica, diviene direttore della Scuola di Giornalismo dell'Università di Salerno: il sapere che diviene tesoro per le nuove generazioni.

Muore a Roma, nel maggio 2011.

 

Vita densa, vita di pioniere della stampa, della comunicazione, in duplice veste: da dirigente e da giornalista. Tante le idee, le innovazioni apportate, sempre con professionalità e soprattutto vera e propria passione.

 



Antonio Tarallo

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