Francesco d’Assisi e di Sales, le parole che convertono cuori
Lo specchio della Parola
di Antonio Tarallo“Acuta intuizione di mente, intelligenza forte e chiara, giudizio penetrante, incredibile amorevolezza e bontà, sorridente soavità di volto e di parola, quieto ardore di spirito sempre operoso, rara semplicità di vita non senza un modesto vanto del suo lignaggio, pace serena e tranquilla, moderazione sempre inalterata e sicura, non però disgiunta da fortezza - la dolcezza nasce da chi è forte - con la quale sapeva amare teneramente, ma anche essere fermo e raggiungere il suo intento”, parole di papa Paolo VI, nella sua lettera apostolica “Sabaudiae gemma”, del 26 gennaio 1964; la lettera scritta in occasione del IV centenario della nascita del santo francese.
Una descrizione intellettuale - e non poteva essere altrimenti visto la personalità di papa Montini - del santo patrono dei giornalisti e degli scrittori. Uomo di lettere, il santo d’origine francese. E, dunque, uomo di parole; di quelle nate dalla Parola di Dio, prima fonte di vita e di predicazione di Francesco di Sales.
Spostiamo le lancette dell’orologio indietro nel tempo; spostiamoci in un'altra terra: l’Umbria, quella del Duecento italiano. Papa Montini scriveva di Francesco di Sales: “Acuta intuizione di mente, intelligenza forte e chiara, giudizio penetrante, incredibile amorevolezza e bontà”, sembrerebbe il ritratto di un altro Francesco che, anche lui, con le parole predicava. Siamo in altra epoca rispetto a quella del Francesco francese, eppure ci sono dei punti d’incontro fra i due santi che è importante focalizzare.
L’amore, prima di tutto: i due erano uomini colmi d’amore; erano predicatori che nell’Amore di Dio attingevano le loro prediche, ma soprattutto, le loro azioni. La parola, si sa, non può essere “incastrata”, incastonata, solamente su un foglio o in una predica: la forza che converte gli animi deriva dall’attuazione di queste parole. E loro, i due Francesco, erano maestri in questo perché testimoni, entrambi, dell’Amore di Dio Padre dal cui tutto nasce.
Secondo punto di contatto, definiamolo pur così: l’importanza delle parole. Francesco d’Assisi, in più occasioni, nei suoi scritti, fa accenno a quanto siano fondamentali per incontrare il Signore. Per trovare un exemplum assai alto, è necessario ricordare ciò che scriveva in merito, ad esempio, alle parole del sacerdote sull’altare: “E tutti dobbiamo sapere fermamente che nessuno può essere salvato se non per mezzo delle sante parole e del sangue del Signore nostro Gesù Cristo, che i chierici pronunciano, annunciano e amministrano”. (Lettera ai fedeli, 2, 33-35).
Questi di Francesco sono pensieri importanti perché - seppur stia parlando dell’alto ministero sacerdotale, dunque precipuo a una particolare vocazione - colpiscono quei tre verbi “pronunciano, annunciano e amministrano”: la parola va pronunciata; la Parola deve essere annunciata; e, in ultimo, verbo assai prossimo alla figura del sacerdote: amministrata, così come si amministra l’Eucaristia. Ora, il giornalista - o scrittore - cattolico, in fondo, ha (su un diverso piano, s’intende) un po’ lo stesso dovere: pronunciare, annunciare la Parola. San Francesco di Sales incarna proprio ciò, con i suoi foglietti volanti, primi abbozzi di giornali di strada (così vengono definiti oggi), perché comprende che le prediche da sole non bastano per colpire il “pubblico”: le mette per iscritto, le stampa, appunto. Bisogna precisare che in tutto questo è assai complice l’epoca in cui vive san Francesco di Sales; epoca in cui l'invenzione della stampa sta cominciando a prendere sempre più piede.
Molto probabilmente, lo stesso Francesco d’Assisi, se fosse vissuto nel 1500 avrebbe utilizzato questa grande invenzione per raggiungere più persone, lui, pioniere delle parole; lui, uomo della Parola. Possibile che avrebbe fatto stampare anche lui foglietti, “freschi di stampa” per comunicare-condividere l’annuncio del Vangelo, la Buona Novella (oggi si direbbe “Buona notizia”)? La risposta potrebbe essere sì, visto che - testimonianza è il suo viaggio in Terra Santa per raggiungere il lontano sultano Malik al-Kāmil; testimonianza il suo desiderio di portare il Vangelo nelle piazze - in lui vibrava forte il fuoco dell’evangelizzazione attraverso tutti i mezzi possibili.
A noi non rimane altro che immaginare i due Francesco, oggi, lì, nel Paradiso magari twittando qualche breve messaggio sul pc o sullo smartphone, poiché - oggi - la comunicazione, la condivisione, viaggia sulla rete.
Antonio Tarallo
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