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Viceministro Sereni: Nessuno si salva da solo

Il saluto a nome del Governo Italiano

È una grande emozione essere qui oggi con tutti voi, in occasione del 4 Ottobre, festa di San Francesco.

Saluto a nome del Governo italiano tutti i cittadini e le autorità religiose e civili presenti, e in particolare le rappresentanze della Regione Sardegna oggi qui per donare l’olio che alimenterà per i prossimi dodici mesi la lampada votiva perenne sulla tomba del Patrono d’Italia. Assisi è per il mondo intero un luogo di pace, di riflessione, di dialogo, di fratellanza. Nei passaggi difficili, di fronte alle prove più dure, l’insegnamento di Francesco ci soccorre, ci aiuta a trovare la strada per superare gli ostacoli. È stato così nei momenti più drammatici della pandemia che ha colpito il nostro Paese e il mondo intero. I valori e il messaggio di San Francesco ci hanno guidato verso la solidarietà, verso la ricerca della salvezza per tutti come condizione della salvezza di ciascuno. Grazie alla scienza oggi sappiamo che il virus può essere sconfitto. I vaccini ci permettono di guardare con maggiore fiducia e speranza al futuro, ci consentono di tornare a studiare, lavorare, intraprendere, incontrarci.

Ma non è così ovunque. Ancora troppo pochi sono coloro che hanno ricevuto un vaccino nei Paesi a più basso reddito in Africa, in Asia, in America Latina. Abbiamo l’obbligo morale e politico di fare di più e di farlo in fretta. Dobbiamo essere generosi e razionali: la salute è un bene globale, indivisibile, nessuno si salva da solo, solo insieme possiamo guarire! Ecco perché il Presidente Draghi ha annunciato che l’Italia donerà̀ 45 milioni di dosi ai Paesi che ne hanno maggiore bisogno. Vogliamo dare l’esempio, nella nostra veste di Presidenza del G20, e sollecitare tutti i Paesi che possono a fare altrettanto. Ancora: alle parole, alla testimonianza e allo spirito di Francesco dobbiamo guardare per ripartire, per tornare a crescere, per sanare le ferite economiche e sociali che il Covid19 ha prodotto ovunque.

Non possiamo tornare a come eravamo prima. Vogliamo e dobbiamo diventare migliori di prima. Dobbiamo partire dagli ultimi, combattere le diseguaglianze, sconfiggere la fame, garantire l’educazione ai bambini e alle bambine, colmare il divario tra ricchi e poveri, agire sulle radici profonde della violenza e dei conflitti. E dobbiamo fare pace con la natura, rispettare la bellezza del Creato, scoprire che si può generare lavoro buono e ricchezza senza distruggere il pianeta. Proprio in questi giorni dai giovani di tutto il mondo riuniti a Milano è venuta una domanda alta, forte: non ci sono alternative, dobbiamo fermare il riscaldamento globale, imboccare la strada della transizione ecologica, produrre e consumare in modo sostenibile. Sono queste le sfide che il mondo intero deve affrontare e che l’Italia ha messo al centro della Presidenza del G20 e della copresidenza con il Regno Unito della Cop26 sul Clima.

Siamo impegnati perché́ questi grandi eventi internazionali producano risultati concreti, diano risposte efficaci, nel segno dell’equità̀ e della sostenibilità̀. D’altra parte, sono le stesse sfide che anche la nostra comunità̀ è chiamata a vincere con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Risorse importanti che l’Europa ha messo a disposizione per investire sull’innovazione, sull’economia verde, sui talenti femminili, sui giovani, sull’inclusione e il riequilibrio tra Nord e Sud, tra centri e periferie. Sapremo cogliere le opportunità̀ che ci vengono offerte? Sapremo imboccare la strada delle riforme necessarie? Dipende da tutti noi. Francesco ci indica la strada del dialogo, della comprensione reciproca, dell’unità e della coesione sociale. C’è tanto da fare.

Dobbiamo dare impulso alla creazione di nuove infrastrutture materiali e immateriali, dobbiamo cambiare la pubblica amministrazione, promuovere nuove opportunità per le donne che sono ancora troppo poco presenti nel mondo del lavoro e nei luoghi della rappresentanza, combattere l’illegalità ovunque si annidi, sostenere imprese e lavoratori per sconfiggere la piaga inaccettabile delle morti nei luoghi di lavoro. Riscoprire il valore dell’essere comunità, aiutare chi rischia di rimanere indietro, pensare ai giovani di oggi e alle generazioni che verranno richiede di mettere da parte ogni egoismo, ogni piccolo interesse di parte. È questo il senso profondo di quel Patto per il lavoro e la crescita che il Presidente Draghi ha proposto alle forze economiche e sociali per unire l’Italia nel nome del bene comune, per diventare un Paese più moderno, più accogliente, più giusto. Solo nell’unità e nella solidarietà, nel solco dell’insegnamento di Francesco, possiamo farcela.



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