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5 anni di Francesco con "un orecchio al Vangelo, un orecchio al popolo"

di Enzo Fortunato

Ho scritto queste righe appena tornato da Buenos Aires dai luoghi di Papa Francesco. Sono stato a pochi metri dal convento francescano che fu di alcuni tra i primi evangelizzatori di questa terra e dove Bergoglio, al tempo cardinale, veniva a presiedere la celebrazione per il giorno di san Francesco, per la Festa Nazionale d'Indipendenza o per comprare un po' di miele.

In Argentina per comprendere, a cinque anni dalla sua elezione, lo "tsunami" Bergoglio abbattutosi sulla Chiesa. Ma non solo, qui per capire il lavoro dei nostri francescani. Seguendo questa strada mi imbatto, involontariamente, in un sentiero sterrato che mi dona la chiave di lettura per "leggere" "l'uomo arrivato dalla fine del mondo" attraverso la figura di Enrique Angelelli vescovo di Buenos Aires, ucciso nell'agosto del 1976 durante il Processo di riorganizzazione nazionale.

L'omicidio avvenne attraverso la simulazione di un incidente che, dopo dieci anni, si è rivelato non essere tale. Con lui un laico, Wenceslao, Coordinatore del movimento rurale per l'azione cattolica.

La sua colpa era l'impegno sociale a favore degli oppressi. Una fine simile era toccata al trentunenne francescano Carlos De Dios Muria, ucciso poco meno di un mese prima. Con un inganno fu rapito, torturato e ucciso dall'ultima dittatura militare del Paese insieme a un sacerdote suo amico.

Il motto di questo pastore e vescovo italiano in Argentina per incarnare e vivere la riforma del Concilio Vaticano II era: "Con un orecchio al Vangelo e uno al popolo". Uno slogan che aveva portato diversi religiosi a seguire i suoi passi, tra questi fra Carlos, che aveva avuto il permesso dai suoi superiori di seguire la Pastorale delle periferie da lui promossa.

Nei momenti di tensione tra il regime e il popolo di Dio vennero pronunciate queste parole: "potranno spegnere la voce di Carlos De Dios Muriel ma non potranno spegnere la voce del Vangelo che è la voce di Dio".

Queste due affermazioni, nella loro semplicità, raccontano la forza dirompente sia a livello umano che pastorale dell'azione cattolica di quel tempo e per questo fra Carlos, il suo amico sacerdote, il Vescovo e Wenceslao sono stati proposti come modello per la Chiesa avviando così il processo di beatificazione.

In questo terreno muove i suoi passi la Chiesa di Bergoglio: in una delle ultime celebrazioni da Cardinale sintetizzò il lavoro e l'impegno di quella voce che molti avrebbero voluto spegnere. La Chiesa che non esce rischia l'autoreferenzialità, l'atrofizzarsi e l'ammalarsi.

Le tre "A" di Bergoglio. Non capire che la parabola dell'unica pecorella smarrita oggi è capovolta è un grave errore. Oggi, infatti, si deve uscire per ritrovare le 99 disperse.

Questo è Papa Bergoglio, un uomo semplice e forte allo stesso tempo che desidera che l'azione della Chiesa si traduca in paternità e maternità come ci dice il primo "Vescovo delle periferie" nominato dal Papa argentino quando parla della Villa Miseria della capitale, perché – dice monsignor Gustavo Carrara – i poveri si sono prima consumati poi li hanno esclusi e ora, sono orfani.



Enzo Fortunato

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