CHIESA E COMUNICAZIONI SOCIALI
La Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali viene celebrata in molti Paesi
di Mario Scelzo
L’altra mattina ero al bar per fare colazione, ancora mezzo addormentato sento una delle clienti abituali commentare col barista “..hai sentito che si sono rubati pure i soldi dei terremotati?...ehh….non ti puoi fidare di nessuno….”. La signora si riferiva alle dichiarazioni rilasciate dal Sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi in merito ai soldi donati pro terremotati tramite sms solidale ed a suo dire non realmente arrivati a destinazione. Peccato che il Sindaco Pirozzi, in seguito a numerose proteste dei soggetti interessati, ed ad una sostanziale smentita della Procura di Rieti, è stato costretto a modificare le sue dichiarazioni, affermando (tipica scusa del politico italiano), di essere stato male interpretato. Vi invito ad approfondire su qualsiasi giornale, ma sinteticamente è emerso che Pirozzi ha detto una balla (o quantomeno una affermazione inesatta) mentre appare provato che la Protezione Civile abbia agito e stia agendo con la massima correttezza, ma alla cliente del bar resta l’idea che i soldi “se li sono magnati…so’tutti ladri”.
Anche per quanto scritto sopra, trovo davvero lungimirante la scelta, avvenuta nei giorni scorsi, da parte di Papa Francesco del tema per la Giornata delle Comunicazioni Sociali: “La verità vi farà liberi” (Gv 8,32). Notizie false e giornalismo di pace.
Sono davvero interessanti alcuni passaggi del Comunicato della Segreteria per la Comunicazione, diffuso dalla Sala Stampa lo scorso 29 Settembre. Ne cito alcuni punti: “Il tema che il Santo Padre Francesco ha scelto per la 52a Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2018 riguarda le cosidette “notizie false” o “fake news”, cioè le informazioni infondate che contribuiscono a generare e ad alimentare una forte polarizzazione delle opinioni. Si tratta di una distorsione spesso strumentale dei fatti, con possibili ripercussione sul piano dei comportamenti individuali e collettivi. Anche la Chiesa vuole offrire un contributo proponendo una riflessione sulle cause, sulle logiche e sulle conseguenze della disinformazione nei media e aiutando alla promozione di un giornalismo professionale, che cerca sempre la verità, e perciò un giornalismo di pace che promuova la comprensione tra le persone.”
Una primissima risposta alla richiesta di contributi ecclesiali sul tema delle fake news è arrivata nel corso dell’evento tenutosi recentemente ad Assisi “contro i muri mediatici”. Al termine di due giorni di dibattiti e riflessioni alla presenza di autorevoli relatori (Articolo 21, il coordinatore della Tavola della Pace Flavio Lotti, oltre ovviamente ai “padroni di casa” di San Francesco Patrono d’Italia) è stato firmato un “manifesto contro i muri mediatici”. Il decalogo, sottoscritto da oltre 200 tra scrittori, teologi, religiosi, rappresentanti di associazioni, punta a diffondere le buone pratiche della comunicazione per contrastare la violenza verbale e scritta, soprattutto sui social network. Un decalogo che ritengo di grandissima utilità soprattutto per quanti si avviano alla professione di giornalista, notevolmente cambiata nel corso degli ultimi anni in seguito all’avvento di Internet e dei nuovi media. Questo il testo del manifesto:
QUELLO CHE NON VORRESTI FOSSE SCRITTO DI TE
Una corretta informazione lo è sempre. Lo è soprattutto quando si è onesti con i lettori. Non temere di dare una rettifica quando ti accorgi di aver sbagliato.
Quando scrivi ricorda sempre di integrare le opinioni con tutti i dati utili a una corretta informazione.
Ricorda che le parole, se male utilizzate, possono ferire e uccidere; cancella dal tuo blog o dal tuo sito i messaggi di morte; denuncia gli squadristi da tastiera e cerca di costruire ponti scalando i muri della censura.
Fatti portavoce di chi ha sete di pace, verità e giustizia sociale.
Quando un cronista è minacciato da mafie e camorre riprendi il suo viaggio e non lasciarlo solo.
Non credere di essere il fulcro dell’Universo, cerca piuttosto di illuminare con quello che scrivi le periferie del mondo e dello spirito.
Ricorda che internet è rivoluzione, ma quello che scrivi è rivelazione di quello che sei.
L’obiettivo finale non deve essere avere una rete fatta di fili, ma una rete fatta di fratelli.
San Francesco operò una rivoluzione, portando il messaggio dalle chiese alle piazze; oggi ricorda di incarnare una nuova rivoluzione portando il messaggio dalle piazze alle nuove agorà.
Mario Scelzo
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