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Comunicare oggi, le “parole povere” di Francesco

Siamo chiamati ad abbandonare l’idea di una comunicazione “pagliaccio” e guardare verso le “povere parole”

di Enzo Fortunato, Direttore Rivista San Francesco

Parole che camminano e che nascono da suole di scarpe usate per varcare i confini, per attraversare le piazze, per ridurre le distanze, per raccontare con “parole povere” la vita vera, le persone reali per una comunicazione senza menzogna, senza aggressività, senza odio. Lo ha fatto San Francesco nel Medioevo, siamo chiamati a riproporlo in questa nostra contemporaneità troppo intrisa di informazioni tutte uguali.

Siamo chiamati ad abbandonare l’idea di una comunicazione “pagliaccio” e guardare verso le “povere parole”, ma ricche di inclusività che il Santo di Assisi ha usato per abbattere muri e costruire ponti con il Mondo. Dobbiamo riuscire a evadere dall’aridità delle scrivanie e tornare tra la gente e raccontare la gente, ne abbiamo bisogno soprattutto oggi, in questi tempi resi così duri dalla pandemia.

E’ proprio Papa Francesco, nel suo messaggio per la 55ma Giornata Mondiale delle comunicazioni sociali, che ci esorta a tornare a “Consumare le suole delle scarpe” per aprirci all’incontro, allontanando il rischio di rimanere “spettatori esterni, nonostante le innovazioni tecnologiche che hanno la capacità di metterci davanti a una realtà aumentata nella quale ci sembra di essere immersi. Ogni strumento è utile e prezioso solo se ci spinge ad andare e vedere cose che altrimenti non sapremmo, se mette in rete conoscenze che altrimenti non circolerebbero, se permette incontri che altrimenti non avverrebbero”.

L’assisiate aveva il gusto della semplicità, ma con essa riusciva a parlare del Mondo e al Mondo. Il suo “Cantico delle Creature” ce lo dimostra ancora oggi. Parole scritte secoli fa, ma che risuonano come attuali. Questo “piccolo grande uomo” con umiltà e dolcezza, parlando e comunicando a ogni singola creatura, nessuno escluso, riuscì a superare e ad abbattere le roccaforti del Medioevo, trasformando quel linguaggio privilegiato in una lingua comune e accessibile a tutti.

Il Santo di Assisi ci parla ancora oggi di una comunicazione possibile, vera, fatta di “suole consumate”. Ogni parola buona è anche un’azione buona. Con questo spirito ripercorreremo da stasera le piazze che furono del figlio di Bernardone. Dalla piazza della Spoliazione a quella di Bologna, da Perugia ad Amietta, da Alessandria ad Alviano … Dodici piazze per dirci che l’uomo non è un’isola, ma quanto di più bello possiamo raccontare per raccontarci. Stasera alle 21 la prima tappa in diretta anche sul Corriere della Sera on line


Enzo Fortunato, Direttore Rivista San Francesco

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