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Il bacio alla Madonna e l’abbraccio ai migranti iracheni

Il gesto di Francesco prima del decollo

di Padre Enzo Fortunato

Prima del decollo alla volta di Baghdad, oltre al telegramma di rito al presidente Mattarella e il video al popolo iracheno “Vengo come pellegrino penitente per implorare dal Signore perdono e riconciliazione dopo anni di guerra e di terrorismo, per chiedere a Dio la consolazione dei cuori e la guarigione delle ferite”, il Papa, lontano dai riflettori, a Santa Marta, alle 6.30,  incontra 12 ragazzi accolti dalla Comunità di Sant’Egidio e dalla Cooperativa Auxilium rifugiatisi in anni recenti in Italia dall’Iraq.

L’incontro con i ragazzi e la promessa: “Ci ritroveremo dopo il mio viaggio”

Un gruppo, accompagnato dall’Elemosiniere, cardinal Konrad Krajewski, dal segretario di Stato Vaticano, Piero Parolin, che accompagnerà il Pontefice in Iraq, e da Angelo Chiorazzo, fondatore della Cooperativa Auxilium. Prima di salutare i ragazzi uscendo dalla sua camera, bacia, soffermandosi in preghiera, la statua della Madonna. Gesto che ci eravamo abituati a vedere al ritorno dei viaggi e che mostra la profonda devozione a Maria. In fondo è nei momenti più delicati e più sofferti che si cerca l’aiuto della madre. 

Il Papa saluta i ragazzi, ascoltando le loro storie, e li benedice  singolarmente. Ghalib chiede al Pontefice di pregare per la loro terra, ed egli risponde: “Vado per questo, porto nel cuore le vostre famiglie”. Riserva una carezza a Ali Ahmad Tah, che ha perso una gamba proprio alla fine del suo viaggio verso l’Italia. Si congratula con Ahmed che ha ottenuto la cittadinanza italiana e ora potrà anche votare. Francesco ha anche promesso ai ragazzi che quando tornerà, li incontrerà di nuovo per raccontare loro “le meraviglie che vedrò nel vostro Paese”.

La storia di alcuni ragazzi e la loro integrazione in Italia

Ahmed, Ghaleb e Rami Taha sono tre fratelli di 30-32-37 anni, fanno parte di una famiglia palestinese di Bagdad, il papà era un ottico del centro della capitale irachena. Sono arrivati con i genitori in Italia nel 2010, dopo essere fuggiti dall’Iraq alla Siria, dove sono stati arrestati e confinati nel campo profughi di Al Tanf Camp, in pieno deserto, vicino Homs. Dopo il loro arrivo in Italia il percorso di integrazione con Auxilium e dei nuovi lavori.

Ali Ahmad Taha, 27 anni, curdo iracheno della città di Sulaymaniyya, è ospite di Mondo Migliore dal dicembre 2019. Alì è fuggito dall’Iraq dopo essersi rifiutato di arruolarsi e aver visto il fratello assassinato dall’ISIS. Ha attraversato Turchia e Grecia sul fondo di un camion, ma proprio alla fine del suo travagliato viaggio verso l’Italia, sul Raccordo Anulare di Roma, è scivolato ed è stato travolto. Gli è stata amputata la gamba destra al Policlinico Gemelli, che lo sta ancora seguendo per alcune terapie e ora sta ricostruendo la sua vita.

Shwan Lukman Kader, 28 anni di Bagdad, è curdo iracheno. È sposato e di mestiere è un operaio generico. La sua famiglia vive a Sulaymaniyya. Scappato dal suo Paese a causa di persecuzioni politiche è arrivato in Italia dopo aver tentato di integrarsi in Germania “Era tanto tempo che desideravo incontrare il Papa – ha detto - e non ci volevo credere quando mi hanno detto che ci voleva salutare prima di partire. Ero emozionatissimo e sono riuscito solo a dire che il cuore di tutti noi è con lui”.

Youssif Ibrahim Al Tameemi, 24 anni, barbiere, è ospite di Mondo Migliore dove è arrivato nel dicembre del 2020. La sua è una storia particolare: è fuggito dall’Iraq nel 2015 e dopo un lungo viaggio è arrivato in Svezia, dove si è integrato trovando anche lavoro. La sua domanda di protezione internazionale è stata però rifiutata e dopo 5 anni ha dovuto iniziare di nuovo il suo percorso di rifugiato in Italia. Quando ha saputo che avrebbe incontrato il Papa si è commosso e ha detto: “Il mio Paese sanguina da troppi anni, e spero con tutto il cuore che questo viaggio porti la pace. Ringrazio Papa Francesco perché con coraggio non è rassegnato alla guerra e va nel mio Paese chiedendo a essere fratelli”.

Il viaggio del Papa nelle terre di Abramo

Il Papa ha lasciato Roma con un volo Covid free, per cui – ha assicurato Alitalia – è stato predisposto uno speciale protocollo. L’Iraq deve fare i conti non solo con la pandemia – il Paese vive in lockdown con la chiusura di tutti i luoghi pubblici, comprese le moschee. Le presenze saranno contingentate, l'unico appuntamento con circa 10mila, si terrà nello stadio di Erbil, in Kurdistan, dove domenica 7 marzo il Papa celebrerà la Messa. C’è poi il problema della sicurezza e per questo sono state messe a punto rigide misure. A garantire l'incolumità del Papa e delle persone che lo accompagnano sono le forze di sicurezza irachene, di concerto con la Gendarmeria vaticana.  

Per il presidente della Repubblica Barham Salih la visita di Francesco contribuirà a rafforzare i valori di tolleranza e pace a livello globale, non solo in Iraq, aggiungendo che "il viaggio di Papa Francesco in Mesopotamia sarà un messaggio di pace per gli iracheni di tutte le religioni e contribuirà ad affermare i nostri valori comuni di giustizia e dignità". Il Primo Ministro Mustafa Al-Kadhimi ha affermato che la visita del Papa contribuirà a consolidare la stabilità e aiuterà a promuovere uno spirito di fratellanza in Iraq e in tutta la regione; "il mondo intero apprezza la dedizione di Sua Santità per i valori della pace, della dignità e per porre fine ai conflitti", sottolinea il governo di Baghdad.

In queste ore sul volo anche la nostra Rivista San Francesco con lo speciale sull’Iraq realizzato con Huffington Post. Uno speciale che sarà mandato in onda oggi pomeriggio su Rai Tre alle 16.05 mentre il Papa è a Baghdad.


Padre Enzo Fortunato

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