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Il matrimonio di Giuseppe e Maria

L’origine della festa, cosa ci dice il Protovangelo di Giacomo, le raffigurazioni nell’arte del Rinascimento

di Antonio Tarallo

Perché (Gesù) fu concepito non da una semplice vergine, ma da una sposata? Primo, perché dalla genealogia di Giuseppe si mostrasse la stirpe di Maria; secondo, perché ella non fosse lapidata dai Giudei come adultera; terzo, perché fuggitiva in Egitto avesse un sostegno. (...) Prima che stessero insieme, si scoperse che stava per esser madre per opera dello Spirito Santo. Si scoperse non da altri se non da Giuseppe, al quale per la confidenza di marito non sfuggiva nulla di quanto riguardava la sua futura sposa”. In questa omelia di San Girolamo, forse, potremmo trovare due caratteri fondamentali della festa che oggi la Chiesa tutta celebra: lo Sposalizio tra Giuseppe e Maria. Sembra, in questo evento così “usuale” (così potremmo definirlo visto che, in fondo, stiamo parlando di un “matrimonio”) fondersi il Cielo e la Terra. 

Una festa, quella del matrimonio tra Giuseppe e Maria, che ha radici antiche. Si diffuse in Francia all'inizio del XV secolo, grazie a un devoto di San Giuseppe, Giovanni Gersone (1363-1429).  Venne adottata da molti ordini religiosi. Papa Benedetto XIII la introdusse nello stato pontificio nel 1725. San Gaspare Bertoni (1777-1853), fondatore della Congregazione delle Sacre Stimmate di Nostro Signore Gesù Cristo (gli “Stimmatini”), ebbe verso questa festa una particolare attenzione. Fu la Congregazione dei Riti, nel 1961, a inseirla tra le feste di “devozione”. 

Il Protovangelo (apocrifo) di Giacomo ci parla di un episodio - in merito al matrimonio tra i due “illustri personaggi” - che è rimasto ormai in quella che potrebbe definirsi “tradizione”.    Stiamo parlando del passaggio in cui vi è raccontato l’episodio “del bastone fiorito di San Giuseppe”. Cerchiamo, allora, di leggere questo famoso brano: “Indossato il manto daidodici sonagli, il sommo sacerdote entrò nel santo dei santi e pregò a riguardo di Maria. Ed ecco che gli apparve un angelo del Signore, dicendogli: Zaccaria, Zaccaria! Esci e raduna tutti i vedovi del popolo. Ognuno porti un bastone: sarà la moglie di colui che il Signore designerà per mezzo di un segno. Uscirono i banditori per tutta la regione della Giudea, echeggiò la tromba del Signore e tutti corsero. Gettata l’ascia, Giuseppe uscì per raggiungerli. Riunitisi, andarono dal sommo sacerdote, portando i bastoni. Presi i bastoni di tutti, entrò nel tempio a pregare. Finita la preghiera, prese i bastoni, uscì e li restituì loro; ma in essi non v’era alcun segno. Giuseppe prese l’ultimo bastone: ed ecco che una colomba uscì dal suo bastone e volò sul capo di Giuseppe. Il sacerdote disse allora a Giuseppe:Tu sei stato eletto a ricevere in custodia la vergine del Signore”.

Proprio da questa storia, nasce l’iconografia che un po’ tutti abbiamo nel nostro immaginario: il Giuseppe anziano, con in mano un bastone fiorito. E’ l’immagine che troveremo nei grandi artisti del Rinascimento italiano: Raffaello, Perugino, Giotto. Immensi capolavori d’arte, ma non certo - necessario precisarlo - di giusta interpretazione della vera storia di Maria e Giuseppe che rimangono due giovani che il Signore volle assieme per adempiere al disegno di Salvezza. 


Antonio Tarallo

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