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L’informazione cattolica: da “Avvenire” al nostro “San Francesco Patrono d’Italia”

Un giornale sempre in evoluzione, “Avvenire”

di Antonio Tarallo

Terza puntata

L’informazione cattolica. Un po’ di storia.

Da “Avvenire” al nostro “San Francesco Patrono d’Italia

E nel frattempo c’era stato il Concilio Vaticano II. Grandi stravolgimenti, grandi novità, una aria nuova – quella famosa aria nuova entrata nella Chiesa, dall’apertura delle finestre tanto auspicata e iniziata da Giovanni XXII – e i “modi” di comunicare incominciavano a essere assai più immediati rispetto a quella società che abbiamo visto come scenario alla nascita dei quotidiani cattolici presi in esame nella puntata antecedente. Non poteva mancare menzione di una pubblicazione che ha contribuito, non poco, alla storia del giornalismo cattolico in Italia. Stiamo parlando di “Avvenire”, quello che comunemente viene designato come il “giornale dei Vescovi, della Cei”, ossia della Conferenza Episcopale Italiana. Certamente è da sottolineare un dato non poco marginale, l’anno di fondazione, 1968. Ma soprattutto del luogo, Milano. Due “fattori” – così potremmo chiamarli – che hanno una propria, netta, ben definita, valenza storica: parliamo dei famosi anni che hanno sconvolto l’intera Europa. L’anno si era aperto con la famigerata “Primavera di Praga” e aveva avuto il suo decorso con le nuove istanze degli studenti e dei lavoratori di tutta Europa. Milano, centro nevralgico del Paese, non era certo rimasta indenne da tutto questo fermento, anzi – visto proprio il suo carattere “sempre all’avanguardia” in diversi campi – oltre ad aver assorbito tutto questo nuovo scenario, se ne era fatta promotrice. Tale premessa è fondamentale per comprendere il carattere di questo quotidiano che all’alba del 4 dicembre 1968, vide la sua fondazione. Fondazione nata da una fusione: L'Italia di Milano e L'Avvenire d'Italia di Bologna (da cui ha mutuato il nome). Dobbiamo alla sempre lungimirante e profetica visione di Paolo VI questo “innesto” di forze. Bisognava condensare il tutto in una nuova voce dell’informazione cattolica che potesse essere al passo con in Tempi, cercare di comprenderli, e dare a ogni cattolico una idea unitaria di “interpretazione dei fatti”, rimanendo comunque un quotidiano non legato alla gerarchia della Chiesa (sarebbe se no divenuto un secondo “Osservatore”), ma fermo sicuramente nella “ispirazione cattolica” dichiarata sotto il nome della testata.

I primi anni di vita non furono facili, bisogna dirlo. Grandi carenze di distribuzione nelle edicole e una quota bassa di abbonamenti, non era certo la situazione migliore per un nascente quotidiano.  E fu sempre Papa Paolo VI, allora, a cercare – in diversi modi, e con molti sforzi – di far “volare” questo nuovo strumento di evangelizzazione e di promozione di un cultura che si definiva cattolica. Primo direttore, Leonardo Valente. Ad aprire la prima pagina, quel 4 dicembre 1968, è un fatto di cronaca (legato sempre al periodo sessantottino): il 29 novembre, durante uno sciopero, la polizia spara e muoiono due braccianti. La direzione di Valente ha breve durata. L’anno dopo, nel 1969,   gli succede Angelo Narducci, che lascerà un’impronta profonda lungo tutti gli anni Settanta.  Sono gli anni di piombo. Anni vivacissimi per la Chiesa: il primo convegno ecclesiale (Roma, 1976), il dissenso, l’irrompere dei movimenti, l’anno dei tre Papi e l’avvento di Giovanni Paolo II (1978). E, a proposito di Giovanni Paolo II, così le sue parole che commentavano la nascita di “Avvenire”: “La ricca tradizione di un cristianesimo vivamente diffuso, ma non alieno talora da difetti campanilistici, doveva imparare a parlare con un’unica lingua. Aveva bisogno di un laboratorio unitario in cui confrontarsi e grazie al quale proporsi all’opinione pubblica nazionale. Necessitava di un punto di approdo convergente che rendesse più incisiva l’influenza della Chiesa nel Paese”.

Un giornale sempre in evoluzione, “Avvenire”. E lo dimostra i vari inserti nati dalla metà degli anni novanta:dal febbraio 1996 esce “Popotus”, inserto bisettimanale rivolto a un pubblico di ragazzi,  dal 17 ottobre 1997, “Luoghi dell'Infinito”, itinerari alla scoperta dei luoghi più belli del sacro e poi “Noi Genitori & Figli” e “Non Profit”. Il 1998 vede “Avvenire” avere la sua edizione anche su internet. Una storia in continuo rinnovamento ed evoluzione.

In fondo, un po’ come il suo “papà spirituale” Paolo VI ha sempre voluto, fin dal suo esordio, in quel freddo dicembre del caldo 1968.

E’ il settimo centenario della morte di San Francesco. Nel Sacro Convento d’Assisi, gran fermento. Il Messaggio del Poverello aspettava la sua pubblicazione ufficiale. Era importante che il mondo francescano (e quando si fa riferimento a “mondo” potremmo benissimo dire che la parola abbia un forte “peso”, visto la presenza francescana in ogni dove) avesse un mezzo, un giornale, che potesse raccontare le tematiche legate al Santo d’Assisi. 

E’ stato così che il 4 ottobre 1920 venne alla luce “San Francesco patrono d’Italia”, rivista mensile  – nata per volere dalla stessa comunità del Sacro Convento – di cultura, arte, religione, attualità, e di eventi legati alla Basilica umbra. Primo direttore, Leone Cicchitto. Prezzo della rivista, 25 lire. Veniva pubblicato il giorno 4 di ogni mese. Il “quattro” in onore, ovviamente, del giorno della morte del Santo. Si trattava di un fascicolo illustrato, di diverso numero di pagine. Per un anno, si potevano contare complessive duecentocinquanta pagine. Ecco, quella che potrebbe definirsi la linea editoriale, comparsa nel primo numero del 1920: “Il pensiero cristiano che guiderà la penna dei nostri cooperatori sarà la face direttiva di tutta l’opera nostra; perché, se a quel pensiero si informò San Francesco, e se per esso egli ha acquistato nella storia del mondo un posto così elevato, che nessuno osa intaccare, sia quel pensiero monito e augurio a tutti per meditare le grandi parole: «imitare non pigeat quod celebrare delectat» (S. August. Sermo 46 de Sanctis)”. Ed è allora naturale, proprio perché una rivista porta il suo nome così ben “scritto in calce”, andare col pensiero al Santo d’Assisi e alla Comunicazione. In merito, leggiamo – in un dettagliato e acuto scritto di Padre Enzo Fortunato (direttore del mensile dal 2004) – questa analisi: “La grande forza comunicativa di Francesco ha trovato uno degli strumenti più efficaci nella parola, facendo suo il concetto latino di Communico: rendere partecipe, condividere. Scopo principe di una comunicazione che diventa anche comunione con tutto il creato. L’utilizzo delle parole come strumento era, come ci dicono le fonti francescane, una dote naturale e le capacità di Francesco si evincono dalla risposta entusiastica che ha saputo ottenere: e se è vero che la comunicazione produce un cambiamento in senso lato, Francesco ha saputo creare, da solo, un ribaltamento epocale per le istituzioni e per la società a lui contemporanea che arriva fino ai nostri giorni”. Dunque, “la parola” come comunicazione del Poverello di Assisi, dunque “le parole” come comunicazione del Messaggio francescano nel Mondo. Bisogna ricordare che, proprio in questa visione globale, la rivista è tradotta in inglese e arabo. Quest’ultimo idioma rende – sicuramente – più “tangibile” quel senso ecumenico, di dialogo tra le religioni, proprie dello spirito di Assisi.

Parole che si evolvono col tempo, che trovano nuove vie di comunicazione. E questo, la rivista, lo sa bene tanto da far nascere nell’ottobre 2008 il sito “sanfrancesco.org”. Tempi nuovi, mezzi nuovi.  L’era di internet è ormai il naturale sviluppo della rivista che – pur rimanendo nella sua diffusione cartacea più che cospicua (nel 20111 si è arrivati a quota 100.000 copie) – proprio grazie alla tecnologia, riesce così ad avere un pubblico ancora più vasto: circa 400.000 accessi quotidiani con picchi di 1 milione durante gli eventi, e una media di 12 milioni di accessi mensili. E anche la spiritualità apre a questa frontiera digitale tanto da dare la possibilità ai naviganti del sito di “pregare virtualmente” davanti la tomba di San Francesco. Infatti, dal sito è possibile collegarsi in diretta 24h su 24h alla webcam dalla tomba del Poverello.

Un connubio tra approfondimenti, notizie di diversa natura (di svariati campi come la cultura, l’economia, la società, le storie degli “ultimi”) e la devozione, la fede, la spiritualità: un’anima antica dal cuore giovane.



Antonio Tarallo

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