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Santa Bibiana tra fede, storia , arte e detti popolari 

La santa martire sotto l’imperatore apostata Giuliano

di Antonio Tarallo

Iniziamo questo viaggio nella figura di questa santa, ascoltando la “vox populi,“vox Dei”, come dicevano gli antichi. C’è attorno a questa santa, a questo giorno che la vede protagonista sul calendario, un vecchio adagio assai popolare. Come per il 4 aprile, giorno che si dice essere indicatore meteorologico di ciò che avverrà per i successivi 40 giorni, anche in questo caso, il 2 dicembre, giorno di Santa Bibiana, è bene fare attenzione a ciò che avviene attorno a noi. Il proverbio recita infatti “Santa Bibiana, 40 giorni più una settimana”: se in questa giornata splenderà il sole anche nei successivi 47 giorni si godrà di belle giornate. Al contrario, in caso di pioggia, ci attenderanno altrettanti giorni di acqua e vento.

Ma, “lasciando in un cassetto” proverbi e condizioni metereologiche e focalizzando la nostra attenzione su ben altro, di assai più importante, risalta fra le aureole della Chiesa, questa santa martire. Abbiamo poche notizie sulla santa. Quello che conosciamo è che Bibiana sarebbe stata vittima della persecuzione dell'Imperatore apostata, Giuliano. Fu il Governatore di Roma, Aproniano, a infierire non soltanto contro Bibiana, ma contro la famiglia cristiana della Santa: il padre Flaviano, la madre Defrosa e la sorella Demetra. Secondo la “Passio” della santa - priva però di valore storico - il governatore Aproniano avrebbe mandato a morte i coniugi Fausto e Dafrosa, per impadronirsi dei loro beni. Sempre Apropiano voleva costringere le loro due figlie - Demetria e Bibiana - a rinnegare la loro fede. Non ci riuscì, tanto che sia Demetria che Bibiana preferirono la morte. La prima sarebbe morta sotto tortura, mentre Bibiana, salda nella propria fede, dopo aver subito ogni tipo di angheria fu legata alla colonna e flagellata a morte sul monte Esquilino. Ed è proprio qui che sorge una delle chiese più piccole della Capitale. Un gioiello di storia dell’Arte.

L'interno della chiesa si erge a tre navate, suddiviso da colonne di spoglio. Proprio all’ingresso è posta la famosa colonna (di marmo rosso) dove la tradizione vuole sia stata legata la santa. Le navate laterali terminano con due cappelle, opera egregia del Bernini: sono dedicate a santa Demetria e a santa Dafrosa, rappresentate da due tele, opere rispettivamente di Pietro da Cortona e Agostino Ciampelli (1577-1642). Le pareti della navata centrale (un tempo si aprivano le finestre poi chiuse dal Bernini) sono interamente ricoperte da magnifici dipinti. Il ciclo pittorico della parete sinistra è di Pietro da Cortona, mentre quello sulla parete destra è di Agostino Ciampelli. Sono episodi della vita della santa, quelli che troviamo dipinti. Chi entra è avvolto in un’atmosfera tra il reale e l’onirico. Una suggestione che prende il cuore, lo sguardo e l’intelletto. Spinge alla preghiera, il luogo. Il silenzio immerge il fedele e gli affreschi delle pareti fanno da “ovatta” al traffico romano. Ancora una volta, Arte e Fede si coniugano in armonia perfetta.


Antonio Tarallo

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