Sinodo Vescovi sui giovani: L’io di una società frammentata, la sfida cruciale del secolo
E’ una sfida ardua quella che il Sinodo dei Vescovi si prepara ad accogliere
di Antonio Tarallo
Il mondo dei giovani. Un mondo complesso, sempre stato complesso. Ma Oggi, ancora di più. E’ una sfida ardua quella che il Sinodo dei Vescovi si prepara ad accogliere. Ci sono nel tessuto sociale nuove esperienze che la Chiesa ha la necessità di approfondire. E’ necessario, se vuole parlare del millenario Messaggio ai giovani della Contemporaneità. Il viaggio che abbiamo percorso in queste puntate, è stato semplicemente un modo di approfondire i temi e le sfide che proprio l’Episcopato si trova a fronteggiare. Il fatto che venga messo tutto questo al centro del dibattito della Chiesa, è già “una notizia”. Questo bisogna sottolinearlo. Sì, perché il mondo giovanile – non sapendo perché – molte volte viene messo all’angolo, non approfondito. I vari organi istituzionali (da quelli politici ad altro) se ne ricordano, di solito, al momento delle elezioni o per proprio “torna conto”, diciamo così. Mentre – sarà pur banale l’affermazione! – è proprio nei giovani, così come nelle Famiglie, che è racchiuso il futuro del Mondo. E allora, ci si domanda se forse non è stato un caso che questo Sinodo avvenga proprio dopo quello della Famiglia di tre anni fa. Famiglia e Giovani, realtà che nei decenni hanno visto, e soprattutto vissuto, stravolgimenti innegabili. Ed è prezioso che proprio la Chiesa si faccia carico di esaminare in profondità queste due realtà. C’è indubbiamente una grave (e qui l’aggettivo è nella sua duplice veste: in senso che “ha peso”) questione che, in fondo, si riflette nel Mondo contemporaneo: la frammentarietà. Anche la traccia di lavoro per la riunione dei giovani ce lo dice, senza mezzi termini: “Il contesto sociale, economico, politico, culturale, religioso ed ecclesiale odierno offre certamente nuove opportunità, ma presenta anche alcune sfide inedite. L’esperienza della globalizzazione non sempre unifica e omologa, ma molte volte inasprisce le differenze, tanto che ogni continente e ogni nazione appaiono diversi, creando condizioni e possibilità differenti per crescere, per creare una propria identità singolare e per coinvolgersi in una precisa appartenenza sociale”. E’ questo il punto nodale di tutto. Quella che sembrava essere una via di comunione, quella della globalizzazione, si è rivelata una strada che ha più che altro diviso, invece di unire. Il mondo del lavoro, per esempio, che è fondamentale per la realizzazione dell’Uomo stesso, ormai, si trova a vivere un momento di frammentarietà che pone, sempre di più, steccati sociali di proporzioni inaudite. Per “farla semplice”: un giovane per poter avere il “necessario” per vivere si deve dividere in più lavori, essere mobile e dopo tutto ciò non essere neanche pago del lavoro svolto. Divisione del lavoro, meno tempo nelle relazioni, meno tempo per individuare in sé la propria vocazione. Insomma , una vertigine che impazzisce e che crea soprattutto vuoto esistenziale. In tutto questo mare, il giovane può davvero chiedersi “chi sono? qual’è la mia strada?”? Difficile che possa accadere, poiché è la stessa società che impone – proprio per poter vivere-sopravvivere – dei sistemi economici-sociali che non danno spazio a questo fondamentale interrogativo che ogni Uomo è chiamato a porsi. E’ significativo che il passato “World Economic Forum 2018” del gennaio scorso, il noto summit di colore economico giunto alla sua 48esima edizione, abbia avuto come titolo-programma “Creare un futuro condiviso in un mondo frammentato”. E tutta questa frammentarietà trova poi spazio – esaminando “dall’universale al particolare”, o se vogliamo, dall’ “esterno all’interno” – nell’intimo di ognuno. Un “io” che non è più capace di avere una connotazione precisa. Dopo certo questa “radiografia” non confortante, rimane però la vera e preziosa sfida che il Sinodo si pone: “Certamente se il nostro tempo sta sotto le grandi cifre della frammentazione esistenziale, della confusione valoriale e della molteplice appartenenza, alcune categorie di lettura della realtà ci avvicinano alle condizioni bibliche dell’esistenza umana: la fragilità dell’esistenza può divenire condizione privilegiata per la ricerca di ciò che è affidabile; l’insicurezza può essere una possibilità di apertura verso un senso più ampio dell’esistenza; l’individualismo può diventare motivo per tendere sinceramente verso un’autentica fraternità; la mobilità una forma di vita che spinge a desiderare una patria capace di colmare i profondi desideri del cuore umano”.
Antonio Tarallo
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