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Papa al Quirinale: ad Assisi ho toccato con mano le ferite che affliggono oggi tanta gente. Napolitano: In Italia non c'è cultura del dialogo

Il momento attuale e' segnato dalla crisi economica che fatica ad essere superata. L'Italia sappia nuovamente trovare la creativita' e la concordia necessarie

Credits Ansa

Signor Presidente!
Con viva gratitudine ricambio oggi la cordiale visita che Ella ha voluto farmi lo scorso 8 giugno in Vaticano. La ringrazio per le cortesi espressioni di benvenuto con cui mi ha accolto, facendosi interprete dei sentimenti del Popolo italiano.
Nella consuetudine istituzionale dei rapporti tra Italia e Santa Sede, questa mia visita conferma l’eccellente stato delle reciproche relazioni, e prima ancora intende esprimere un segno di amicizia. Infatti, già in questi primi otto mesi del mio servizio petrino ho potuto sperimentare da parte Sua, Signor Presidente, tanti gesti di attenzione. Essi si aggiungono ai molti che Ella ha progressivamente manifestato, durante il Suo primo settennato, nei confronti del mio predecessore Benedetto XVI. A lui desidero rivolgere in questo momento il nostro pensiero e il nostro affetto, nel ricordo della sua visita al Quirinale, che in quell’occasione egli definì «simbolica casa di tutti gli italiani» (Discorso del 4 ottobre 2008).

RendendoLe visita in questo luogo così carico di simboli e di storia, vorrei idealmente bussare alla porta di ogni abitante di questo Paese, dove si trovano le radici della mia famiglia terrena, e offrire a tutti la parola risanatrice e sempre nuova del Vangelo. Ripensando ai momenti salienti nelle relazioni tra lo Stato italiano e la Santa Sede, vorrei ricordare l’inserimento nella Costituzione repubblicana dei Patti Lateranensi e l’Accordo di revisione del Concordato. Di tale Accordo ricorrerà tra poche settimane il trentesimo anniversario. Abbiamo qui il solido quadro di riferimento normativo per uno sviluppo sereno dei rapporti tra Stato e Chiesa in Italia, quadro che riflette e sostiene la quotidiana collaborazione al servizio della persona umana in vista del bene comune, nella distinzione dei rispettivi ruoli e ambiti d’azione.
Tante sono le questioni di fronte alle quali le nostre preoccupazioni sono comuni e le risposte possono essere convergenti. Il momento attuale è segnato dalla crisi economica che fatica ad essere superata e che, tra gli effetti più dolorosi, ha quello di una insufficiente disponibilità di lavoro. E’ necessario moltiplicare gli sforzi per alleviarne le conseguenze e per cogliere ed irrobustire ogni segno di ripresa.

Il compito primario che spetta alla Chiesa è quello di testimoniare la misericordia di Dio e di incoraggiare generose risposte di solidarietà per aprire a un futuro di speranza; perché là dove cresce la speranza si moltiplicano anche le energie e l’impegno per la costruzione di un ordine sociale e civile più umano e più giusto, ed emergono nuove potenzialità per uno sviluppo sostenibile e sano.

Sono impresse nella mia mente le prime visite pastorali che ho potuto compiere in Italia. A Lampedusa, anzitutto, dove ho incontrato da vicino la sofferenza di coloro che, a causa delle guerre o della miseria, si avviano verso l’emigrazione in condizioni spesso disperate; e dove ho visto l’encomiabile testimonianza di solidarietà di tanti che si prodigano nell’opera di accoglienza. Ricordo poi la visita a Cagliari, per pregare davanti alla Madonna di Bonaria; e quella ad Assisi, per venerare il Santo che dell’Italia è patrono e di cui ho preso il nome. Anche in questi luoghi ho toccato con mano le ferite che affliggono oggi tanta gente.
Al centro delle speranze e delle difficoltà sociali, c’è la famiglia. Con rinnovata convinzione, la Chiesa, continua a promuovere l’impegno di tutti, singoli ed istituzioni, per il sostegno alla famiglia, che è il luogo primario in cui si forma e cresce l’essere umano, in cui si apprendono i valori e gli esempi che li rendono credibili. La famiglia ha bisogno della stabilità e riconoscibilità dei legami reciproci, per dispiegare pienamente il suo insostituibile compito e realizzare la sua missione. Mentre mette a disposizione della società le sue energie, essa chiede di essere apprezzata, valorizzata e tutelata.

Signor Presidente, in questa circostanza mi è caro formulare l’auspicio, sostenuto dalla preghiera, che l’Italia, attingendo dal suo ricco patrimonio di valori civili e spirituali, sappia nuovamente trovare la creatività e la concordia necessarie al suo armonioso sviluppo, a promuovere il bene comune e la dignità di ogni persona, e ad offrire nel consesso internazionale il suo contributo per la pace e la giustizia.
Mi è particolarmente gradito infine associarmi alla stima e all’affetto che il Popolo italiano nutre per la Sua persona e rinnovarLe i miei auguri più cordiali per l’assolvimento dei doveri propri della Sua altissima carica. Iddio protegga l’Italia e tutti i suoi abitanti.


LE PAROLE DI NAPOLITANO
In Italia le istituzioni sono "immerse in una faticosa quotidianità, dominata dalla tumultuosa pressione e dalla gravità dei problemi del Paese e stravolta da esasperazioni di parte in un clima avvelenato e destabilizzante". Così il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in occasione della visita ufficiale del Papa al Quirinale ha lamentato la distanza della politica italiana dalla "cultura dell'incontro" e del "dialogo" che il Papa ama evocare. La classe dirigente italiana, ha insistito Napolitano, dovrebbe prendere esempio da Papa Francesco per l'impegno che mette nella sua missione. Per la classe dirigente italiana "è tempo di levare più in alto lo sguardo, di riguadagnare lungimiranza e di portarci al livello di sfide decisive che all'oggi già si proiettano sul domani - ha detto il capo dello stato -. Facendo nascere anche da questa straordinaria e così elevata occasione d'incontro, un impegno comparabile a quello di cui Santità Francesco ci sta dando l'esempio". "Rendendole visita in questo luogo così carico di simboli e di storia, vorrei idealmente bussare alla porta di ogni abitante di questo Paese, dove si trovano le radici della mia famiglia terrena, e offrire a tutti la parola risanatrice e sempre nuova del Vangelo", ha detto Bergoglio, ringraziando per l'ospitalità. Pur avendo Chiesa e Stato compiti diversi, ha ribadito il Papa, ''tante sono le questioni di fronte alle quali le nostre preoccupazioni sono comuni e le risposte possono essere convergenti''.

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