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I probiotici a difesa dell'INTESTINO

Credits Ansa



Fu il Premio Nobel della medicina Metch-nikoff, uno scienziato ucraino, che alla fine del 1800 intuì il valore terapeutico dei probiotici. Infatti ipotizzò che nei batteri presenti nel latte fermentato risiedesse il segreto della longevità dei pastori caucasici, grandi consumatori di questa bevanda. Oggi questi “microbi utili” prendono il nome di probiotici e stanno ad indicare tutti i microrganismi vivi non patogeni in grado di resistere al passaggio lungo il tratto gastro-intestinale e di raggiungere integri l'intestino. Essi si trovano, sopratutto nello yogurt – che per essere definito tale, deve essere prodotto utilizzando L. bulgaricus e S. thermophilus – e nei latticini fermentati. Riguardo al loro uso le indicazioni più frequenti sono rivolte alle patologie intestinali come il colon irritabile, malattie infiammatorie croniche dell'intestino, diverse forme di diarrea ma sono anche utilizzati per altri disturbi: la dermatite atopica, le infezioni urinarie e ginecologiche, l'intolleranza al lattosio.
Spesso sono usati per contrastare gli effetti negativi da assunzione di antibiotici. I probiotici devono essere somministrati a stomaco vuoto e i tempi di assunzione variano a seconda del disturbo. In caso di terapia con antibiotici, di diarrea (di qualsiasi origine) è consigliabile assumerli sino alla scomparsa dei sintomi e proseguire dopo la fine della terapia per almeno una settimana. In caso di colon irritabile, meteorismo e stipsi si possono effettuare i cicli di due settimane da ripetere durante l'anno. I meccanismi d'azione sono diversi sull'intestino: uno di questi consiste nel rivestire completamente la mucosa intestinale, quindi un germe che arriva all'intestino non riesce ad insediarsi ed è eliminato dal flusso intestinale. Questi microrganismi, inoltre, producono sostanze ad attività antibatterica e antifungina oltre ad acidi organici come l'acido lattico, che abbassando il ph del lume intestinale, impediscono l'insediamento dei patogeni.

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