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Greccio: la nuova Betlemme

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"Francesco amava l'eremo di Greccio, dove i frati erano virtuosi e poveri..."

Leggenda Perugina, 34, in Fonti Francescane. Editio Minor, Assisi, Movimento Francescano, 1986

Incassato nella roccia, come un nido d'aquila, l'eremo di Greccio è una straordinaria fusione di architettura e natura. I confini delle costruzioni si perdono nei boschi rigogliosi di lecci che accolsero le solitarie ascesi di San Francesco.
Il Santuario è noto in tutto il mondo per essere stato scelto dal Poverello di Assisi come teatro di uno dei momenti più alti e lirici della sua esistenza: la prima rievocazione della Natività di Betlemme della storia del Cristianesimo, avvenuta nella notte di Natale del 1223.

Di recente il borgo di Greccio e il suo Santuario francescano sono stati inclusi dall'UNESCO tra i 754 siti che fanno parte del Patrimonio Mondiale dell'umanità.

La presenza di Francesco nel Santuario di Greccio nel racconto diretto delle fonti

Il Patto con i lupi a Greccio raccontato dall'Anonimo Reatino

Quando egli dimorava nell'eremo di Greccio, gli abitanti di quel luogo erano vessati da molteplici malanni: branchi di lupi rapaci divoravano non soltanto gli animali, ma anche le persone; la grandine regolarmente, ogni anno, devastava campi e vigne. Durante una predica, l'araldo del vangelo disse a quella popolazione tanto afflitta: "A onore e lode di Dio onnipotente, mi faccio garante davanti a voi che tutti questi flagelli scompariranno; a una condizione però: che mi prestiate fede e abbiate compassione di voi stessi; dopo una confessione sincera, dovete fare degni frutti di penitenza. Vi avverto anche che, se sarete ingrati verso i benefici di Dio e ritornerete al vomito, il flagello si rinnoverà, si raddoppierà la pena e più terribile infierirà su di voi l'ira di Dio".

Alla esortazione di Francesco gli abitanti fecero penitenza e d'allora cessarono le stragi e si allontanarono i pericoli; lupi e grandine non causarono più danno. Anzi, fatto ancor più notevole, se capitava che la grandine cadesse sui campi confinanti, come si avvicinava al loro territorio, là si arrestava, oppure deviava in altra direzione. I lupi osservarono il patto fatto con il servo di Dio; né più osarono violare le leggi della pietà, infierendo contro uomini che alla pietà si erano convertiti: Ma solo fino a quando gli abitanti restarono fedeli ai patti promessi e non trasgredirono, da empi, le piissime leggi di Dio.


Anonimo Reatino, Actus Beati Francisci in Valle Reatina, IV, 14- 20, a c. di A. Cadderi, Assisi, Edizioni Porziuncola, 1999

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