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Tg1 Dialogo puntata 85 - Nel nome del Padre riconosciamo l’autorità,nel nome del Figlio affro

“E’ certamente indicativo che la più grande rivoluzione compiuta nella storia dell’uomo sia legata al nome di un Figlio. Rivoluzione che trova fondamento e certezza nella Resurrezione. Le rivoluzioni non le fanno i padri. Le fanno i figli. Dio ha creato il mondo, ma suo Figlio lo ha salvato. Nel nome del Padre noi riconosciamo l’autorità, ma nel nome del Figlio noi affrontiamo la realtà. I più grandi capolavori nella storia dell’arte hanno protagonista il Cristo, mentre il Padre si affaccia benedicente, quando si manifesta. Pensiamo al Giudizio universale di Michelangelo con il Cristo giudicante che alza la mano per indicare il destino dei buoni e dei cattivi.<br><br> Pensiamo al Battesimo di Cristo di Giovanni Bellini nella chiesa di Santa Corona a Vicenza: il Figlio è protagonista e, in alto, il Padre osserva. Pensiamo al Giudizio universale di Pietro Cavallini nella chiesa di Santa Cecilia a Roma con l’umanissimo Cristo che ci osserva garantendoci speranza e salvezza. Così come i Cristi pantocrati di Monreale di Cefalù. Il Padre eterno è rappresentato e irrappresentabile. E’. Non fa. E questo ne limita la rappresentazione. <br><br>Appare essenzialmente nel momento della creazione di Adamo e di Eva, a partire dai bassorilievi di Wiligelmo. Poi si vede poco, occhieggia qua e là; ma il Cristo domina. Ed è il Figlio cui il Padre ha delegato il destino dell’uomo. Nel “nome del Figlio” si cambia il mondo. <br><br> Tra le immagini che meglio testimoniano questa posizione, questa regalità, c’è la Resurrezione di Piero della Francesca a Borgo san Sepolcro, un affresco di impressionante energia che, convincentemente, Aldous Huxley definì “la più bella pittura del mondo”. Aveva ragione. (…)”

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