Franco Cardini
Francesco, la politica, il populismo
Si fa sempre politica, si deve far sempre politica: nel senso che ogni nostra azione non può non essere pensata e indirizzata in senso civico: e far politica, nel senso più proprio e migliore dellâespressione, è appunto questo. Ciò non ha nulla a che fare con la ricerca del potere, la demagogia, la rissosità , magari anche la menzogna e la violenza: cioè con tutto quel che âpoliticaâ significa nella sua accezione più comune e diffusa. In questo senso, su queste pagine non si fa politica. Ma se ne può parlare. Beppe Grillo è un buon attore â la sua interpretazione cinematografica di un giovane ufficiale medico durante la seconda guerra mondiale al fianco del grande Coluche non si dimentica â ed ara fino a poco tempo fa noto anche per le due battute politiche e per le sue proposte, molte delle quali intelligenti e sensate sotto il velame provocatorio. Su di lui si dicevano molte cose, talune non commendevoli, specie a proposito del suo atteggiamento â non per nulla trattasi di genovese â di fronte alla vile pecunia. Ma sono fatti suoi. Come leader politico, non nascondo che il suo atteggiamento carismatico e dispotico e il gerarchismo iniziatico alla guida del quale ha ispirato la vita del suo movimento (il âM5Sâ, i âgrilliniâ) mâinsospettisce e mâindispone non poco; come mâindispongono e mâinsospettiscono alcuni Giovani in Carriera dalla verità in Tasca che lo attorniano e che magari ci ritroveremo ministri fra qualche mese. Ma anche questi sono affari suoi. Il âM5Sâ può anche non piacere: ma è uno dei risultati della profonda crisi politica ed etica nella quale ci troviamo e si è purtroppo guadagnato il diritto a far parte della cerchia elitaria che forse guiderà nei prossimi mesi lâItalia postdemocratica (âdemocrazia avanzataâ significa âquel che avanza della democraziaâ). Però, di recente, Beppe Grillo ha cercato anche di arruolare san Francesco. Arriva un poâ tardi nella lunga fila di chi ha già tentato un colpo del genere (e, non essendo il primo, senza dubbio non sarà lâultimo): prima, fino dai suoi tempi, signori ghibellini ed eretici e paraeretici dâogni genere; poi, protestanti âapocalitticiâ; infine, dalla fine dellâOttocento a oggi, pubblicisti cristiano-riformati oppure ortodossi, e ancora cattolici politicizzati âdi destraâ e âdi sinistraâ, ebrei, musulmani, buddhisti, socialisti, fascisti, esoteristi, ecologisti, animalisti, adepti di varie new religions, agnostici, atei âdevotiâ e non. Insomma, Francesco forever, Santo per Tutte le Stagioni. E in fondo è vero che la sua figura e il suo magistero hanno molto da insegnare a chiunque: che poi sia o no frainteso, non dipende da lui. Esiste dunque anche un san Francesco âgrillinoâ? E in che senso ha ragione Grillo nel proclamare ânuovi francescaniâ i suoi seguaci? Per la rinunzia al potere? No davvero, dal momento che partecipare ad elezioni ed entrare nella casta, per quanto con la conclamata (ma non sempre comprovata) intenzione di distruggerla, non è scelta che possa invocare Francesco a suo modello. Nei âgrilliniâ si agita una âVolontà di Potenzaâ che (per quanto, nelle conclamate e ritengo per molti di loro sincere intenzioni, miri a profonde riforme se non addirittura a una rivoluzione) entra in collisione diretta e frontale con la rinunzia a qualunque forma di potere â non solo alla ricchezza â che sta alla base della testimonianza del Povero di Assisi. Per la contestazione rispetto al potere mal usato? Ma Francesco non ha mai contestato nulla e nessuno, di nulla e di nessuno si è mai proclamato superiore o migliore, nulla e nessuno ha mai voluto superare o sostituire. Per la predicazione della povertà in una prospettiva di uguaglianza o comunque almeno di giustizia? Ma Francesco di Bernardone non è Vladimir Iilich Ulianov, in arte âLeninâ: non ha mai voluto lâuguaglianza coatta di tutti. Ha sempre sostenuto che al mondo ci sono molti modi di vivere e magari di servire il Signore: e ha riservato la perfetta povertà e la perfetta umiltà solo a se stesso e a chi liberamente intendeva seguire la sua strada. Caro Beppe, valga per te la raccomandazione indirizzata al cavalier Cavaradossi nel primo atto della pucciniana Tosca, âScherza coâ fanti e lascia stare i santiâ. Faâ la tua politica e tanti auguri. Ma Francesco, lascialo da parte. Come agente elettorale non funziona.
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