La Basilica di San Francesco di Assisi
di Redazione onlineLa Basilica di San Francesco di Assisi è formata da due chiese sovrapposte, la Basilica superiore e la Basilica inferiore, grandiose sono in entrambe le decorazioni interne. La Basilica di San Francesco è il luogo sacro per eccellenza di Assisi, poiché qui i frati di Assisi conservano le spoglie di San Francesco. Dal 2000 è stata inserita nella lista dei Patrimoni dell'Umanità dell'UNESCO.
Basilica superiore di san Francesco
L'esterno della basilica ha richiami evidenti al gotico francese nella cuspide della facciata, nello slancio, ma il tutto ha un carattere totalmente diverso dal gotico d’oltralpe anche se il portale bipartito può richiamare quello stile. Le mensole orizzontali e soprattutto il rosone hanno un'aria decisamente italiana ed umbra che ci fa ripensare alla cattedrale di S. Rufino e di cui ne richiama gli elementi.
Il campanile inoltre è greve con un largo impianto che si alleggerisce con le cornici orizzontali divisorie e appena si rianima con profilature salienti, verticali, verso aperture molto alte. Il coronamento propone l'orizzontalità e il senso della chiusura delle pareti sottolineano l'importanza delle superfici tutte colore in quella bella pietra del Subasio che si accende nelle ore della luce di rosa e s'imbianca fortemente sotto la luna.
Le finestre così misurate nella loro forma sono note di canto con le vetrate di colore, ma lasciano un largo spazio alla narrazione che cammina con l'uomo dentro la navata. I contrafforti sono costituiti da pilastri cilindrici che si staccano quasi come rilievo plastico dalla superficie, piuttosto che riassumere la tensione verticale delle pareti, e si diversificano nel colore dall'insieme della costruzione.
Colore e linea dunque piuttosto che tensione o slancio acuto, nervoso, dinamico, sono i caratteri di tutta la basilica che si offre come un messaggio di spiritualità semplice, senza presupposti tecnici complicati o raziocini teologici, tomistici e francesi. Infatti, anche nella parte posteriore della basilica gli archi rampanti non sono determinati dai giochi di scarico della basilica ma dal terreno scosceso dello sperone su cui si erge l'edificio all'estremo ovest della città. E il gioco di essi, da contemplarsi più in basso, non è che il gioco necessario per costruzioni che si sono aggiunte e affiancate alla Chiesa, con un impianto più allargato dei previsto progetto che si svilupperà poi nel pieno Rinascimento.
La Francia era presente ad Assisi attraverso il commercio delle stoffe e la cultura conventuale di altri ordini religiosi cistercensi che avevano percorso da Vercelli, Chiaravalle e Casamari le terre piemontesi, lombarde, laziali, toscane coi monaci di S. Bernardo. Tale stile architettonico si diffonde e diventa moda, ma una moda che nella Toscana e nell'Umbria ha un altro sapore e si adatta al carattere locale e ne riassume lo spirito umano, la semplicità e la chiarezza ed elimina dello stesso ogni virtuosismo, ogni acutezza, ogni forzatura. In tal modo anche la struttura poligonale dell'abside si inserisce serenamente in questo discorso di colore e di misura serena ed umana. Dio aleggia ovunque, è vicino all'uomo, cammina con lui per le strade del mondo per innalzare lo spirito sì, ma senza strappi violenti.
L'interno propone una sola navata a quattro campate di ampio respiro con largo transetto e abside poligonale. I pilastri che sostengono le volte si inseriscono quasi nella parete con le loro polistili linee ascendenti a fasci di colonnine su cui poggiano senza grossi sforzi i costoloni delle volte a crociera. Le pareti, con un'ascendenza calma ed ampia, ad una certa altezza rientrano formando un ballatoio che corre lungo la navata e nella parete della facciata sale sopra il portale sottostante il rosone. L'insieme architettonico crea un senso di luminosità, di colore, di serenità che contrasta fortemente con l'austerità della basilica inferiore.
Dal profondo dell'essere turbato dal peccato e dalle passioni nasce al contatto purificatore di Francesco questo respiro di liberazione e di gioia pura. Se si vuoi capire lo spirito religioso e artistico di questa chiesa occorre tener presente che i francescani si dedicavano particolarmente l'istruzione religiosa del popolo minuto.
Perciò essi, da bravi maestri, oltre alla parola parlata, usavano la parola dipinta. L'immagine visiva fu sempre uno strumento didattico efficacissimo, usato dalla Chiesa sia per i dotti che per i semplici i quali sono più colpiti dalle figure che dai discorsi. Ecco perché le chiese dei Medio Evo e particolarmente quelle francescane e domenicane furono spesso ricoperte di pitture. Al popolo, per lo più analfabeta, che non sapeva o non poteva leggere un testo scritto, veniva offerto un testo dipinto sulle pareti della Chiesa.
La decorazione pittorica della chiesa francescana non aveva scopi ornativi, ma didattici, e perciò veniva chiamata la "Bibbia dei poveri". Vi si trovavano infatti descritti e rappresentati, per episodi salienti, tutti i testi della Rivelazione divina. Il grandioso ciclo pittorico della basilica Superiore è il più unitario e logico che si conosca, e si presenta come un'opera storica e religiosa. Tutto l'insieme della decorazione esprime, con ordine rigoroso ed evidente, l'unità e la finalità della Chiesa raffigurata concretamente nell'edificio della Basilica, costruita in forma di Croce, cioè sulla passione dell'Uomo/Dio. Il centro della Chiesa è costituito dall'Altare, cioè del mistico Calvario, sul quale il Cristo rinnova il suo sacrificio.
Nelle Vele sopra l'altare sono rappresentati i propagatori del messaggio di Gesù, i Quattro Evangelisti, opera di Cimabue, con lo sfondo delle città capoluoghi di quelle regioni nelle quali si svolse il loro insegnamento. Alla destra del Cristo vivente si svolge la raffigurazione della Chiesa celeste, per mezzo delle simboliche visioni del Libro dell'Apocalisse. La grande scena della Crocifissione, di Cimabue, nella parete di destra, ricorda ai fedeli che Gesù, per vincere il peccato, si è immolato sulla Croce. La Chiesa e il cristiano devono accettare la Croce di Gesù per vincere il male.
A sinistra dell'altare è rappresentata nelle storie di San Pietro e di San Paolo la vicenda della Chiesa terrena. Anche in questo braccio si trova una Crocifissione che è sempre il fatto culminante della Redenzione. Intermediaria fra la Chiesa celeste e la Chiesa terrestre è Maria, alla quale è riservata la parte centrale del Coro. Lungo la navata, nelle due zone in lato si sviluppano gli episodi del Vecchio Testamento, a sinistra, e del Nuovo Testamento, a destra. La Bibbia dei poveri è così compiuta con la viva rappresentazione dell'Antico Testamento, del Nuovo Testamento, dell'Apocalisse, degli Atti degli Apostoli, della Madonna, nel magistero infallibile della Chiesa. Ma c'era una aggiunta da fare alla Bibbia dei poveri, ed era la Storia di S. Francesco, cioè la storia dell'Alter Christus che ripeteva nella propria vita la gaudiosa, dolorosa e gloriosa vita del Salvatore, dalla nascita alle stigmate sul monte della Verna. Interessa a questo punto soffermarci per considerare l'arte insigne dei due massimi pittori della Basilica di S. Francesco.
CIMABUE e GIOTTO
La decorazione della Basilica Superiore ha come punto di partenza il 1272 ed è Cimabue che qui domina veramente con una drammaticità che lo distacca fortemente dalla Pala della Maestà degli Uffizi Fiorentini. Se in lui altrove era indubbia l'influenza bizantina, nei fondi d'oro e nelle lumeggiature delle vesti e nell'impostazione statica frontale di alcune figure, ad Assisi questa impostazione lascia posto ad un nuovo modo di sentire e soprattutto ad una nuova impostazione tecnico artistica. Certamente egli fu colpito profondamente dalla patetica arte di Giunta Pisano espressa nei Crocifissi che da trionfanti diventano sofferenti; per questo la rappresentazione si impregna di una realtà che va al di là della nostra piccola vicenda umana e scava nello spazio una profondità che mette in risalto il rigore quasi plastico delle figure su cui si incentra la sua attenzione.
Questo rigore è creato innanzi tutto da una linea che distacca dal fondo e che con lumeggiature particolari, non ancora giochi chiaroscurali, evidenzia figure ed oggetti. È proprio questa linea che si fa atto, sicurezza, espressione, interiorità di sentimenti e non più limite del semplice colore come nei bizantini quando serviva alla distinzione delle partiture cromatiche, la protagonista assoluta dell'arte nuova di Cimabue. Inoltre tutto quanto circonda la figura centrale sente questo brivido nuovo e sembra gemere intorno alla presentazione del fatto evangelico con un partecipazione viva, gestita, sofferta e non totalmente espressa. Per questo il messaggio della sua pittura rimane al di là della prosa poetica e umana di Giotto e mantiene quel tanto di aristocratico tono che si fa denso di bagliori e fortemente drammatico.
Giotto fu chiamato ad Assisi dai Francescani dopo che per loro aveva creato la Maestà per la bella Chiesa d'Ognissanti e per sempre rimarrà legato all'Ordine fino alla morte. I critici sono incerti sulla data dei lavori giotteschi della Basilica Superiore. Il Vasari parla nelle "Vite" degli anni 1296 - 1304, mentre sappiamo che in tale anno è già tutto assorbito per gli affreschi della Cappella degli Scrovegni di Padova. Il ciclo di Assisi abbina due meraviglie: quella della vera prima narrazione prosastica di una vita di S. Francesco in un ritmo continuo narrativo e quella dell'arte di Giotto, che doveva necessariamente sintetizzare il messaggio umano e cristiano di Francesco: semplicità, rispetto di ogni creatura e penetrazione del suo essere e dei suoi messaggi in comunione con l'uomo; amore della creazione come opera di Dio e come scala per ritornare alla sua contemplazione: perdono in senso orizzontale e verticale per ristabilire l'armonia dentro cui l'anima degli uomini può trovare la pace e la gioia.
Le pitture di Giotto destinate a colpire vivamente la fantasia popolare hanno il carattere dell’immediatezza narrativa e di plastica evidenza. Le scene si affiancano ciascuna con un evidentissimo centro compositivo di chiara impostazione drammatica con personaggi psicologicamente ben definiti, con forte rilievo plastico e con efficace e geniale evidenza pittorica. Il cosiddetto naturalismo di Giotto ebbe buon gioco in queste pitture che avevano il compito di narrare di commuovere colpendo direttamente la semplice fantasia popolare senza sottigliezze dottrinali e senza astrattezze allegoriche. Il pennello di Giotto segue fedelmente nella narrazione la vita scritto da S. Bonaventura. Uniamo il commento di qualche affresco.
“Fu un uomo d'Assisi che, quando egli alcuna volta vedeva Francesco... si poneva giù le vestimenta e spazzavagli la via per la città innanzi e poneale sotto i piedi...” (S. Bonaventura, Vita di S. Francesco, 1,1). Due gruppi di persone ai quali corrispondono due gruppi architettonici, più calmo quello della parte del Santo, impennato e rotto quello dalla parte degli spettatori sorpresi. In mezzo il Tempio di Minerva, reso più aperto e leggero. Bellissimo esempio della partecipazione scenografica del paesaggio al fatto rappresentato.
“... Si incontrò in un cavaliere nobile, ma era povero e mal vestito, del quale pigliando pietà e misericordia si spogliò di quei panni, e al povero cavaliere per amore di Dio li diede... " (Id. 1,2). La scena è divisa, dai profili dei monti, in diagonale. All’incrocio delle diagonali, la testa del santo. La sagoma del cavallo fa quasi grotta, mentre i paesi in alto sono come stupiti della generosità del donatore. “...essendo uscito fuori nel campo a pensare, e andato presso alla chiesa di San Damiano, la quale per troppo vecchiezza purea che volesse cadere, ... udì una voce divina nell'aere che disse: Francesco, va' racconcio la chiesa, che vedi ch'ella si distrugge tutta" (Id. 2,1). Le rotture della chiesa permettono la visione della scena. Il Santo è chiuso tra le due colonne e un architrave, ma il Crocifisso appare, tra gli strappi dei muro, in desolato abbandono. “… il Papa... vide un'altra visione in questo modo, ch’ei veda la chiesa di San Giovanni Laterano che parea che cadesse, e un povero piccolo e spregiato vi mettea sotto il dosso e sosteneala che non cadesse” (Id 3, 10).
Quieto il sonno del Papa vegliato dai vecchi seduti, nella camera a formelle. La figura del Santo è di potente volume come un pilastro, al confronto delle esili colonne. “Il beato Francesco scese dall'asino e gittassi in orazione con le mani levate al cielo, e disse al povero: "Va ci quella pietra e troverai acqua viva che Iddio t'ha apparecchiato per la suo misericordia". (Id 7,12). La roccia del monte s'impenna con la preghiera, mentre l'assetato si schiaccia sulle falde orizzontali. Il gruppo di sinistra, coi soprastante monte, fa quasi da contrappeso allo slancio mistico del Santo.
“Fratelli miei, lodate Dio che vi creò e havvi vestiti di penne per volare e havvi conceduto la purità dell'aria e davvi l'esca per la vostra vita” (Id. 12,3). Tra i due alberi fronzuti, un ampio spazio dal quale l'amoroso gesto del Santo evoca e attrae. “...un Serafino discese dal cielo... di sì grande splendore che parea che ardesse... e infra l'ali di detto Serafino di subito apparve una similitudine d'uomo crocifisso... e le due ali di detto Serafino erano sopra il capo, e l'altre due stese come da volare, e l'altre due fasciavano tutto il corpo”. (Id 13,3). La figura del Santo fa quasi parte del monte sul cui fianco le celle hanno forma di piccole chiese. Nello squarcio dei cielo, il serafino occupa lo spazio con le due ali di fuoco.
Basilica inferiore di san Francesco
La prima impressione che ci colpisce entrando dalla luce sfasciata della piazza e soprattutto scendendo dalla Chiesa Superiore in quella inferiore è quella di un'oscurità nella quale difficilmente si riesce ad orientarsi. La Chiesa superiore slanciata, spaziosa, ariosa, luminosa è in netto contrasto con la Basilica inferiore che si presenta come una grave, potente, oscura costruzione ad archi schiacciati e a volte prone.
La Chiesa superiore par che canti impennata verso il cielo. La Chiesa inferiore par che preghi inginocchiata sulla tomba del Santo. La Chiesa superiore invita all'espansione e alla letizia; questa alla meditazione, alla penitenza e al silenzio. I due edifici sovrastanti par che alludano alla doppia vicenda della vita umana, prima nella fase terrena e dolorosa, poi in quella celeste e gaudiosa. L'unione dei due edifici esprime anche il concetto tipicamente francescano che la perfetta letizia (Chiesa superiore) può nascere soltanto sul sacrificio liberamente accettato (Chiesa inferiore). La navata centrale si presenta come una galleria oscura formata dalle potenti costolature degli archi impostati ad altezza d'uomo.
Lo sguardo è attratto da una incerta luminosità dell'altare maggiore e dalle vele della Crociera. Le quattro pitture allegoriche, iscritte in quattro triangoli della volta non sono pura decorazione o piacevole ornamento ma rappresentano le figurazioni allegoriche della santità a cui pervenne Francesco nell'osservanza dell'Obbedienza, della Castità e della Povertà. La sottile trattazione sistematica e pittorica rivela che l’opera fu eseguita sotto la rigorosa e costante vigilanza di un teologo francescano al quale il pittore doveva obbedire, Le vele sono uno degli esempi più luminosi della collaborazione fra l'ideatore religioso del "soggetto" e l'esecutore laico dell'opera d'arte, secondo le consuetudini e la tradizione di tutto il Medio Evo.
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