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Il paradiso in azienda
<bR><bR>L'intervento di Adriano Celentano al Festival di Sanremo 2012 è l'espressione più limpida della drammatica distanza tra economia e vita eterna. Tutto si è svolto come in una guerra che lascia morti, feriti ed una domanda a cui è complicato dare una risposta: chi ha vinto? <bR><br><bR>Eppure la questione sollevata da Adriano Celentano è di enorme portata. É evidente che tanto più siamo consapevoli dell'esistenza del paradiso, tanto più le nostre scelte terrene possono cambiare e volgersi verso il bene comune. L'esempio per eccellenza è rappresentato dall'economia monastica, dove da 1500 anni il lavoro si è fuso con la preghiera e con quel noli contristare che sintetizza la gioiosa ricerca della pace già nella vita terrena. <br><br><bR>Non esiste dunque una rottura tra paradiso e vita terrena se già oggi siamo testimoni di vita eterna. <bR><bR><BR>Adriano Celentano ha colto l'abisso tra economia monastica ed economia globale, che sono rette da una logica opposta, ma non è riuscito a trovare una soluzione convincente. Il problema non è nella presunta omissione comunicativa dei giornali cattolici, dei preti e dei frati. Il problema è invece nel come far entrare il paradiso in azienda, come lo è stato nei monasteri. É una sfida educativa, non comunicativa, perché i giornali possono scrivere, ma è volontà e libertà del lettore comprare, leggere ed accogliere positivamente quanto letto. Sarebbe un peccato se all'improvviso il polverone sollevato da Adriano Celentano fosse dimenticato, soprattutto in tempi di riforma del diritto del lavoro, fattore cruciale per la costruzione di una sana vita cristiana.<br><i> di Alessandro Giuseppe Porcari</i>
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