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L'economia e il silenzio
<br><br>C'è una relazione intima tra il silenzio e l'economia che è difficilmente coglibile, soprattutto nella nostra quotidianità. L'economia infatti si presenta sempre più come un fattore di rottura del silenzio, l'economia è rumore. Non è semplicemente il rumore delle macchine, delle industrie ma, come ha sottolineato il Papa nella recente visita a Serra San Bruno, un rumore morale perché «il clima che si respira nelle nostre società non è salubre, è inquinato da una mentalità che non è cristiana, e nemmeno umana, perché dominata dagli interessi economici». I monasteri sono dunque necessari per la bonifica dal rumore dell'economia globale. Ancora una volta, e non sarà l'ultima, i monasteri sono presentati come un faro per l'economia moderna. Essi testimoniano l'incontro tra il lavoro ed il silenzio, che nessuna azienda ha saputo ancora realizzare. <bR><br><br>Non si tratta di clericalizzare le aziende, ma di riconoscere quello che in economia si chiama costo opportunità. Nell'appiattimento nel lavoro, l'uomo perde un valore che è più alto di quanto ottiene dal guadagno di ore aggiuntive di lavoro salariato rispetto all'essenziale. Il lavoro e la carriera hanno un costo non valutato in termini di privazione del silenzio; tanto più alta è la privazione, tanto più alto è il costo. E' sicuramente una sfida pensare che le aziende possano produrre ed educare al silenzio, ma non ci sono alternative se i nuovi modelli aziendali sono quelli della Cina, dove persino il tempo libero è un lusso. L'economia privandosi del silenzio, si priva anche della più importante occasione per ascoltare, rendendosi incapace di leggere i bisogni del prossimo. <bR><br><br>Così è possibile che mentre l'umanità continua a crescere ad un tasso impressionante, l'economia, stordita dal proprio rumore, si perda in una crisi da essa stessa provocata e da cui fatica a rialzarsi. Molti economisti sono alla ricerca di ricette innovative e complicate, ma c'è da scommettere che dovranno prima soggiornare in un monastero. <br><i>di Alessandro Porcari</i>
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