I BEATI FRANCESCANI
di Redazione onlineLudovico da Casoria (1814 -1885)
Nato a Casoria (NA) l’11 marzo 1814, Arcangelo Palmentieri entrò tra i Minori Riformati della Provincia di S. Pietro ad Aram il 17 maggio 1832 e assunse il nome religioso di Ludovico da Casoria. Ordinato presbitero il 4 giugno 1837, insegnò filosofia e matematica ai giovani professi. Ma un’intensa esperienza spirituale vissuta ai piedi dell’Eucaristia lo spinse a dedicarsi totalmente al servizio dei poveri e dei sofferenti. Per essi fondò le Suore Elisabettine e diede vita a innumerevoli opere assistenziali: infermerie, ricoveri per anziani, ospizi per ragazzi abbandonati, tipografie, monti di pietà. Nel 1871 aprì in Assisi una casa per ciechi e sordomuti. Convinto che “l’Africa deve essere convertita dall’Africa”, educò in Napoli giovani di colore per poterli inviare nel continente d’origine quali missionari. Morì nel capoluogo campano il 30 marzo 1885 con la nomea di “S. Francesco del XIX secolo”. Beatificato da Giovanni Paolo II il 18 aprile 1993, è stato canonizzato da Papa Francesco il 23 novembre 2014.
Tommaso da Olera (1563 – 1631)
Proveniente da una povera famiglia di pastori, Tommaso Acerbis nacque a Olera (BG) alla fine del 1563. A diciassette anni vestì il saio cappuccino a Verona in qualità di fratello laico. Professò il 5 luglio 1584 e per quasi cinquant’anni fu addetto al servizio della questua nei conventi di Verona, Vicenza, Padova, Rovereto e Innsbruck. Avendo imparato a leggere e a scrivere, catechizzò e diresse spiritualmente persone di ogni condizione sociale non solo a voce ma anche attraverso lettere e opuscoli ascetici. Innamorato dell’Immacolata e precursore della devozione al S. Cuore, morì a Innsbruck il 3 maggio 1631. Beatificato il 21 settembre 2013, è stato definito da Papa Francesco «testimone dell’umiltà e della carità di Cristo».
Antonio Faúndez López (1907 – 1936)
Appartenenti al gruppo dei 522 martiri beatificati a Tarragona il 13 ottobre 2013, Antonio Faúndez López (al secolo Miguel) nacque a La Hiniesta il 21 luglio 1907. Entrato tra i Minori della provincia di Cartagena il 28 luglio 1923, emise la professione solenne il 13 agosto 1928 e ricevette l’ordinazione sacerdotale l’8 febbraio 1931. Arrestato durante la persecuzione religiosa del ’36, fu ucciso a Bullas l’11 settembre di quell’anno. Le sue ultime parole furono: «Viva la Vergine del Rosario. Viva Cristo Re».
Buenaventura Muñoz Martínez (1912 – 1936)
Nato a Santa Cruz (Murcia) il 7 dicembre 1912, Baltasar Mariano vestì il saio tra i Minori della provincia di Cartagena (la stessa cui apparteneva Antonio Faúndez López) il 15 agosto 1930. Professò il 18 agosto 1931 col nome religioso di fra Buenaventura. Mentre attendeva agli studi teologici, si rifugiò presso i genitori allo scoppiare della persecuzione. Per salvare un fratello sposato, si consegnò volontariamente ai miliziani. Fu assassinato il 4 settembre 1936 a Esparragal. Spirò sorridendo, come testimoniarono i congiunti che ne rinvennero il cadavere.
Andrés de Palazuelo e Compagni (1883 – 1936)
Nato l’8 maggio 1883, Miguel González González entrò tra i Cappuccini della provincia di Castiglia il 31 luglio 1889 e professò solennemente nel 1903 col nome di fra Andrés. Ordinato sacerdote il 19 settembre 1908, fu professore di filosofia, definitore e archivista provinciale. Costretto a lasciare il convento di Madrid il 20 luglio 1936, fu trucidato alle porte della capitale il 31 dello stesso mese. Tra agosto e maggio dell’anno successivo 11 confratelli dei conventi di Madrid ed El Prado subirono la stessa sorte. Nel medesimo periodo altri 20 cappuccini furono martirizzati: 7 nella diocesi di Oviedo; 3 in quella di Santander; 7 nella provincia di Malaga; 3 nel territorio di Orihuela.
Francesco Zirano (1564 – 1603)
Benché in tempi diversi, coronò col martirio la propria vita anche un sacerdote francescano sardo. Nato a Sassari nel 1564, Francesco Zirano entrò a 16 anni anni tra i Minori Conventuali e presso il locale studentato di S. Maria di Betlemme attese alla formazione teologica. Ordinato sacerdote nel 1586, svolse le mansioni di economo e procuratore di comunità. Il rapimento di un cugino da parte di corsari algerini segnò per sempre la sua vita. Ottenuto da Clemente VIII il permesso di raccogliere fondi per il riscatto, girò a tal fine l’intera Sardegna e s’impegnò contemporaneamente per la liberazione di altri schiavi cristiani. Partito per l’Algeria, fu scambiato per un emissario di Filippo III di Spagna e accusato di tradimento. Arrestato, fu gettato in carcere e qui ebbe la consolazione di rivedere l’amato cugino. Invitato dal Gran Consiglio di Algeri ad abituare in cambio della vita, rifiutò e accettò eroicamente la condanna a morte. Era il 25 gennaio 1603. Condotto per le vie di Algeri tra insulti e sputi, fu legato e scorticato vivo. Perdonati i carnefici, spirò dicendo: «Nelle tue mani, Padre…». Beatificato il 12 ottobre 2014, è stato definito da Papa Francesco «eroico testimone del Vangelo», la cui «coraggiosa fedeltà è un atto di grande eloquenza».
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