#SinodoAmazonico. Il dramma del narcotraffico e il richiamo alla conversione ecologica
Nel pomeriggio del 9 ottobre la sesta Congregazione generale del Sinodo speciale dei vescovi per l'Amazzonia
Il dramma del narcotraffico e le sue conseguenze: questo uno degli interventi risuonato oggi pomeriggio nell’Aula del Sinodo, nel corso della 6° Congregazione generale. In alcune zone che compongono la regione panamazzonica, la coltivazione di coca è passata da 12mila a 23mila ettari, con effetti devastanti dovuto all’aumento della criminalità e allo sconvolgimento dell’equilibrio naturale del territorio, sempre più desertificato. Anche la costruzione di centrali idroelettriche, che comporta la deforestazione di ampie riserve ambientali ricche di biodiversità, così come gli incendi autorizzati che distruggono milioni di ettari di terreno, hanno un impatto molto forte sull’ambiente di alcune regioni, alterandone l’ecosistema. Per questo, è necessario un richiamo alla conversione ecologica: la Chiesa – si dice in Aula - sia una voce profetica perché il tema dell’ecologia integrale entri nell’agenda degli organismi internazionali.
Inculturazione ed evangelizzazione
Negli altri interventi dei Padri Sinodali, si torna a riflettere sull’equilibrio tra inculturazione ed evangelizzazione e si invita a guardare all’esempio di Gesù, così eloquente. L’incarnazione stessa, infatti, è il più grande segno di inculturazione, perché il Verbo di Dio ha assunto natura umana per rendersi visibile nel suo amore. E questo è il compito della Chiesa, chiamata ad incarnarsi nella vita concreta delle persone, come hanno fatto i missionari in Amazzonia.
La sinodalità missionaria
In un intervento, in particolare, si esprime l’idea che l’Amazzonia diventi un laboratorio permanente di sinodalità missionaria sia per il bene dei popoli che vivono nella regione, sia per il bene della Chiesa. Sottolineata anche l’importanza dell’interculturalità e della valorizzazione delle culture e delle popolazioni originarie, la cui cosmovisione aiuta nella cura della casa comune.
La difficoltà di vocazione e la via dei viri probati
Sempre a proposito di evangelizzazione, si parla della difficoltà di vocazioni sacerdotali e religiose e ci si sofferma sulla via dei viri probati: essa, si afferma in un intervento, verrebbe a depotenziare la spinta dei sacerdoti ad uscire da un continente all’altro ed anche da una diocesi all’altra. Il sacerdote, infatti, non è “della comunità”, ma “della Chiesa” e, in quanto tale, può essere “per qualunque comunità”. Un altro intervento sottolinea che non servono tanto ministeri del sacro, ma diaconie della fede. Ribadita poi la necessità di una formazione maggiore e migliore per i presbiteri, così come richiamata una valorizzazione, lontana dal clericalismo, delle responsabilità dei laici.
La pietà popolare
Un ulteriore intervento si sofferma sul tema della pietà popolare, aspetto dell’evangelizzazione di fronte al quale non si può restare indifferenti: essa è una caratteristica fondamentale dei popoli dell’Amazzonia ed è quindi necessario prendersene cura, in quanto tesoro in cui risplende Gesù Cristo. Di qui, l’idea che le manifestazioni di pietà popolare siano sempre più accompagnate, promosse e valorizzate dalla Chiesa.
La teologia della creazione
Lo sguardo dell’Aula sinodale si allarga, inoltre, alla teologia della creazione, nella quale risiede la Parola di Dio all’umanità. Di qui, la riflessione dei Padri sull’importanza di un maggior dialogo tra tale teologia e le scienze positive, poiché dimenticare la creazione significherebbe dimenticare lo stesso Creatore. Spazio anche al tema della difesa dei diritti dei popoli originari dell’Amazzonia: il dialogo con loro, si dice in Aula, è importante ed aiuta a valorizzarli come degni interlocutori, dotati della capacità di autodeterminarsi. Attenzione particolare va inoltre riservata alla cura pastorale per i giovani indigeni, divisi come sono tra le conoscenze tradizionali e quelle occidentali.
Il ruolo della donna nella Chiesa e nella società
La 6° Congregazione vede prendere la parola anche alcuni tra uditori, delegati fraterni ed invitati speciali: in particolare, si esorta a promuovere il ruolo della donna, a valorizzarne la leadership all’interno della famiglia, della società e della Chiesa. La donna è guardiana della vita, evangelizzatrice, artigiana di speranza – si dice in Aula – è la brezza soave di Dio, il volto materno e misericordioso della Chiesa. È importante, quindi, riconoscere lo stile dell’annuncio del Vangelo portato avanti dalle donne amazzoniche, spesso silenziose, ma molto partecipative nella società. E bisogna rafforzare - si afferma ancora - una sinodalità di genere nella Chiesa.
Il dialogo interreligioso ed ecumenico
L’Aula del Sinodo riflette, inoltre, sull’importanza del dialogo interreligioso, quello che punta sulla fiducia, sul vedere le differenze come un’opportunità, lontano dalla colonizzazione religiosa e vicino all’ascolto e alla consapevolezza dell’alterità. Si guarda poi al dialogo ecumenico, evidenziando l’importanza di un cammino comune anche per la tutela dei diritti delle popolazioni indigene, spesso vittime di violenze, e dei territori amazzonici distrutti da metodi estrattivi predatori o da colture venefiche. Un annuncio comune del Vangelo può essere un modo per combattere questi crimini orrendi. I cristiani – si aggiunge – non possono tacere davanti alle violenze e alle ingiustizie che subiscono l’Amazzonia ed i suoi popoli: annunciare l’amore di Dio negli angoli più remoti della regione significa denunciare tutte le forme di oppressione sulla bellezza del Creato.
Amazzonia, luogo concreto che riguarda tutti
L’Amazzonia è un luogo concreto – si aggiunge poi - in cui si manifestano molte sfide globali del nostro tempo, sfide che riguardano tutti. Le sofferenze dei popoli amazzonici, infatti, derivano da uno stile di vita “imperiale”, in cui la vita è considerata semplice merce e le disuguaglianze finiscono per essere sempre più rafforzate. Invece, i popoli indigeni possono aiutare a comprendere l’interconnessione delle cose: la cooperazione a livello mondiale è possibile ed è urgente.
L’esempio del Papa
All’inizio degli interventi liberi, anche il Papa ha voluto contribuire alla rilettura del cammino percorso fino ad ora, sottolineando cosa l’ha più colpito di quanto ascoltato. Francesco, che aveva aperto i lavori pregando per i “fratelli ebrei” nel giorno di Yom Kippur, a fine Congregazione ha ricordato nella preghiera anche le vittime dell’attentato alla sinagoga di Halle, in Germania.
Redazione Vatican News
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