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A Roma il prete dei vip spagnoli inaugura una Chiesa aperta H24 per i poveri

Un servizio che concretizza le parole del Papa di una 'Chiesa in uscita', con lo sguardo fisso al prossimo

In una cappella è allestito il servizio medico, in un’altra ci si può riposare in qualsiasi ora del giorno e della notte. Il Wi-Fi è gratuito e chi passa da quelle parti con lo smartphone al 2% di batteria può entrare e metterlo in carica. Poi ci sono le docce e i wc, il fasciatoio per i neonati, i tavoli per la colazione e la cena, gli spazi per far mangiare e bere i propri animali, tutti intorno schermi informativi che ritrasmettono in streaming la messa o le attività svolte durante la giornata come concerti e laboratori. Sulle balaustre è poi fisso un «cestino solidale» dove puoi «lasciare quello che vuoi e prendere quello che ti serve».

Ci sono voluti sette anni di pontificato prima che qualcuno realizzasse plasticamente il desiderio di Papa Francesco di vedere «una Chiesa ospedale da campo». Ci ha pensato padre Ángel Garcia Rodriguez, sacerdote spagnolo così famoso nel suo Paese da non aver neppure bisogno di essere identificato col cognome. Fondatore dei Mensajeros de la Paz, filantropo, frequentatore assiduo di Tv e dei vip spagnoli dai quali riceve donazioni per le sue attività benefiche (qualcuno lo ha definito anche un «Robin Hood in talare»), padre Ángel ha aperto ieri sera le porte - per non richiuderle più - della Chiesa romana delle Santissime Stimmate di San Francesco.

Un gioiello del ‘500, costruito sulle basi di un tempio ancora più antico, collocato a Largo di Torre Argentina, storica piazza del centro dell’Urbe, a pochi passi da piazza Navona, piazza Venezia e il ghetto ebraico. Lì, in mezzo a negozi, teatri, rovine e ristoranti, chiunque «cerca conforto a qualsiasi ora del giorno e della notte» può entrare in Chiesa e «sentirsi a casa propria», come si legge nei manifesti e nei volantini esposti su muri e colonne.

L’idea non è nuova ma esportata da Madrid, dove padre Ángel e i suoi Mensajeros svolgono da anni lo stesso servizio nella parrocchia di San Antón, che accoglie uomini e donne di ogni età e provenienza, ospita cenoni di Natale e dà rifugio a chi non può permettersi neppure un panino: dai clochard ai padri separati. Il modello arriva ora in una «città difficile» come Roma, dove «7mila persone vivono per strada, altri 7mila circa in insediamenti abusivi o alloggi di fortuna e tanti nuclei familiari sono costituiti da adulti soli: vedove, single, anziani», ha sottolineato il vescovo Gianpiero Palmieri, ausiliare del settore Centro, che ha celebrato la messa per l’inaugurazione.

Un servizio, quindi, che si rendeva necessario e che è ben diverso da quello svolto dalla Caritas e da altre organizzazioni anch’esse con strutture aperte giorno e notte. Diverso perché concretizza le parole del Papa di una «Chiesa in uscita», con lo sguardo fisso al prossimo e al bisognoso. Proprio il Papa sembrava che stesse per recarsi nel pomeriggio di ieri alle Santissime Stimmate per incontrare ospiti e volontari e benedire l’iniziativa, o forse si trattava della solita voce fatta circolare così insistentemente da diventare notizia. Non è escluso che il Pontefice possa visitare la «Chiesa ospedale da campo» nei prossimi mesi, magari per uno dei suoi Venerdì della Misericordia.

In ogni caso Bergoglio ha voluto inviare una lettera per ribadire il suo sostegno e incoraggiare a far diventare queste sacre mura un «porto di mare dove trovare accoglienza», una «tenda da allargare lo spazio», perché «altrimenti le chiese con le porte chiuse si devono chiamare musei».

L’obiettivo di padre Ángel è esattamente questo. In barba ai più critici che storcono il naso di fronte ad «una Chiesa che rischia di essere ridotta ad autogrill», il suo modello funziona eccome. «Rendiamo felici le persone scartate dal sistema o quelle ferite dalla vita», spiega il sacerdote a Vatican Insider che lo ha incontrato al termine della celebrazione.

Sommerso in sagrestia da abbracci e richieste di selfie, il prete suo malgrado superstar, con la caratteristica sciarpa rossa al collo, aveva davanti a sé una folta fila di ambasciatori, cardinali e personaggi dello star system spagnolo. Alcuni gli sono così vicini da averlo voluto seguire in Italia per l’evento; tra questi Tamara Falcó, religiosissima figlia di una modella e un marchese, già vincitrice di Master Chef vip in Spagna che ha donato l’intero montepremi ai Mensajeros de la Paz. Come lei tanti altri personaggi famosi hanno elargito donazioni per i progetti di padre Ángel.

In particolare per questo di Roma la cui realizzazione ha avuto un percorso non facile, come lascia intuire monsignor Palmieri: «Abbiamo cercato tanto ma questa era l’unica Chiesa disponibile grazie alla bontà e alla collaborazione dei Missionari di Maria. Non perché il segno non fosse apprezzato da tutti, anzi. Alcune questione pratiche e organizzative, però, impedivano di farlo altrove». Tutto il progetto, spiega Palmieri, «è stato reso possibile da fondi provenienti da un progetto vinto dai Messaggeri della Pace in Spagna e dalla disponibilità dei Missionari di Maria. Dove è necessario, interverrà la Diocesi di Roma».

La questione sicurezza è affidata, invece, ai diversi volontari. Certo, seppur la zona sia costantemente sorvegliata dalle forze dell’ordine, un luogo di culto contenente diverse opere artistiche aperto H24 rappresenta comunque un rischio. Soprattutto di notte. Ma per padre Ángel non è un problema: «Qui ci sono i poveri, mica i delinquenti», dice con piglio fermo. «E comunque qui nessuno è escluso».

Salvatore Cernuzio - Vatican Insider (lastampa.it)



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