Allarme ambiente, verso un aumento della temperatura di 3,2 gradi
Se si vuole contenere l'aumento della temperatura, gli Stati devono triplicare gli sforzi
Il mondo è diretto verso un aumento della temperatura di 3,2 gradi dai livelli pre-industriali, col grande rischio di eventi climatici distruttivi. L'allarme è stato lanciato dall'ultimo rapporto dell'Agenzia per l'ambiente dell'Onu, l'Unep. Le emissioni, viene ricordato nello studio "Emission Gap 2019", sono aumentate dell'1,5% all'anno nell'ultimo decennio e questo nonostante il deciso aumento dell'azione a favore di un clima migliore.
E proprio sulla scorta di questi dati, in Italia oggi un nuovo sciopero globale del clima, organizzato ancora dai giovani di “Fridays For Future Italia”, il movimento nato sull'onda di Greta Thunberg. Dalla loro pagina Facebook, oltre ad annunciare la nuova iniziativa, chiedono anche zero emissioni di gas serra in Italia al 2030 e lanciano il programma FU.TU.RO.
Ma andiamo per ordine, cominciando dal monito e dai numeri diffusi dall'Agenzia delle Nazioni unite, in cui si evidenzia che le emissioni globali di gas serra sono salite a 55,3 gigatonnellate di CO2 equivalente nel 2018, e vanno tagliate del 7,6% ogni anno dal 2020 al 2030, per contenere entro fine secolo l'aumento medio della temperatura a 1,5 gradi, come auspicato dall'accordo di Parigi sul clima.
Se si punta a contenere l'aumento della temperatura globale entro i 2 gradi – è stato indicato dagli studiosi - gli Stati devono triplicare i livelli degli obiettivi climatici che vengono aggiornati ogni cinque anni (Nationally Determined Contributions - Ndc). Se invece si punta a +1,5 gradi, gli sforzi devono essere quintuplicati. A novembre 2020, in occasione della Conferenza mondiale delle Nazioni Unite sul clima (Cop26) che si terrà a Glasgow, in Gran Bretagna, i Paesi che hanno sottoscritto l'accordo di Parigi dovranno indicare nuovi ulteriori impegni di riduzione dei gas serra da raggiungere entro il 2030. Ma il direttore esecutivo dell' Unep, Inger Andersen, avverte che "non si può aspettare" sino alla fine del 2020.
Dalle città alle regioni, agli Stati, dai singoli alle piccole comunità, alle aziende, “ciascuno deve agire adesso” tagliando i gas serra quanto più possibile e quanto prima. Altrimenti, rileva Andersen, “l' obiettivo dell' 1,5 sarà ormai fuori portata prima del 2030”, perché ogni anno di ritardo oltre il 2020 comporta la necessità di tagli più rapidi, che diventano più costosi, improbabili e poco pratici. I paesi del G20 rappresentano in totale il 78% di tutte le emissioni, ricorda l'Unep, ma solo cinque si sono impegnati a raggiungere zero emissioni entro il 2050.
Tornando ai ragazzi italiani di Greta, ecco in cosa consiste il programma FU.TU.RO che è riassunto in tre punti: “FUori dal fossile: raggiungimento dello 0 netto di emissioni a livello globale nel 2050 e in Italia nel 2030, per restare entro i +1,5 gradi di aumento medio globale della temperatura”; “TUtti uniti, nessuno escluso: la transizione energetica deve essere attuata su scala mondiale, utilizzando come faro il principio della giustizia climatica”; “ROmpiamo il silenzio, diamo voce alla scienza: questa riduzione delle emissioni è geofisicamente possibile.
La scienza e la tecnologia per questa transizione ci sono. Sappiamo come fare, manca la volontà politica ed economica per farlo”. Inoltre i giovani spiegano che “il 4th Global Day of Climate Action” sarà qualcosa di diverso dalle “solite marce che abbiamo sempre fatto”. Saremo di nuovo per le piazze con tanti eventi di varia – dicono – ma vogliamo puntare l'attenzione sulla COP, la conferenza sul clima convocata dall' Onu a Madrid, dal 2 all'11 dicembre. Vogliamo – aggiungono - far sentire il nostro fiato sul collo a tutti i politici e i delegati che rappresenteranno le nazioni”. “Questa COP e quella successiva - scrive ancora il movimento - saranno cruciali per garantire gli obiettivi di azzeramento di emissioni al 2050 (ma noi Paesi occidentali dovremmo farlo ben prima, al 2035). Le azioni individuali da sole non bastano assolutamente più. Servono azioni politiche. E servono urgentemente se vogliamo sperare di avere un futuro".
di Gianluigi Basilietti
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