Australia, frati Assisi: Basta restare a guardare, serve rivoluzione quotidiana
Per proteggere il Creato è necessario il contributo, seppur piccolo, di tutti.
Torri di fumo che arrivano al cielo. Anzi, allo spazio. Le ha immortalate l'Agenzia Spaziale Europea con gli occhi dei suoi satelliti: l’Australia sembra una fornace. «Fotografie e riprese cinematografiche hanno senza dubbio lasciato il mondo scioccato, ma la vista dallo spazio mostra le dimensioni di ciò che gli australiani devono affrontare», scrive l’Esa.
Centotrenta roghi stanno divampando nel Nuovo Galles del Sud, cinquanta dei quali sono fuori controllo. Negli ultimi mesi gli incendi hanno distrutto più di dieci milioni di ettari di terreno. Secondo il Wwf Australia, oltre un miliardo di animali potrebbero essere stati coinvolti direttamente o indirettamente dalle fiamme. Eppure tutto resta immobile. Il governo australiano sta facendo troppo poco per limitare gli effetti del riscaldamento globale, che sta creando condizioni sempre più favorevoli per l’innesco di eventi estremi come questi. Ancora una volta gli amici satelliti, questa volta dell'Istituto nazionale brasiliano per la ricerca spaziale (Inpe), si ergono a strumento di risveglio delle nostre coscienze: le registrazioni tracciano la deforestazione nel bacino amazzonico del Brasile e indicano una riduzione della superficie della Foresta pari a 7.536 chilometri quadrati all’anno.
E noi? Da qui cosa possiamo fare? Sentiamo forse di poterci limitare a guardare fiamme e deforestazione a distanza, con superficiale interesse e solo momentaneo sgomento? Coscienti del fatto che la vegetazione continua ad essere vittima dell’espansione agricola e dalla domanda di carne bovina, olio di palma e soia?
Il Sacro Convento di Assisi ha organizzato l’8 dicembre scorso l’incontro “La casa comune in rovina. Cosa fare?”, che vedeva ospite, tra gli altri, il cardinale brasiliano Claudio Hummes, tra i protagonisti del recente sinodo per l'Amazzonia convocato da papa Francesco . Con il racconto delle ferite inferte dall'uomo nel suo Paese, Hummes ha invitato la comunità internazionale a volgere lo sguardo verso quei paesi che sono a lungo stati considerati «periferie del mondo», le stesse da cui viene papa Bergoglio, che non a caso ha fortemente voluto un'assemblea speciale dei vescovi per trovare nuove vie per l'evangelizzazione di quella porzione del popolo di Dio, nel rispetto delle comunità locali.
Il documento finale elaborato dal sinodo panamazzonico richiama l’esigenza di una conversione ecologica: «Proteggere la terra vuol dire favorire il riutilizzo e il riciclo, ridurre l’uso di combustibili fossili e plastica, modificare abitudini alimentari come il consumo eccessivo di carne e pesce».
Non possiamo appellarci solo ai colossi dell’economia. E’ necessario il contributo, seppur piccolo, di tutti. Una rivoluzione quotidiana. Non possiamo rimandare al domani e continuare a guardare inermi i disastri ambientali che stanno distruggendo il Creato. Per riprendere le parole del Cardinale Hummes: «Più tardi, è troppo tardi».
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