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Family First: ricongiungimento familiare per i rifugiati

di Maria Pilar Cappelli
Credit Foto - ANSA

La famiglia è l’unità fondamentale della società ed ha diritto alla protezione da parte dello Stato. A seguito di separazioni forzate, causate da guerre, persecuzioni, violenze, il ricongiungimento familiare è spesso l’unico strumento che garantisce al titolare di protezione internazionale il diritto all’unità familiare. L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, insieme a Caritas Italiana e Consorzio Communitas, ha presentato mercoledì scorso il rapporto Family First, frutto di una ricerca che ha visto coinvolti gli enti del terzo settore, le Prefetture e gli stessi rifugiati. Nell’occasione è stata lanciata anche una campagna informativa rivolta a rifugiati ed operatori che mira a fornire informazioni sulla procedura di ricongiungimento familiare, attraverso il sito www.ricongiungimento.it.

 

Ricongiungimento: spesso un miraggio lontano

La ricerca ha evidenziato come nella prassi italiana la mancanza di informazione, i lunghi tempi di attesa e i numerosi ostacoli burocratici rischiano di compromettere il diritto al ricongiungimento. “In molti casi i rifugiati non sono correttamente e sufficientemente informati rispetto alla procedura e anche quando lo sono, hanno molti timori rispetto all’efficacia della stessa”, spiega Chiara Marchetti, ricercatrice di UniMi, tra gli autori del rapporto. “Timori fondati soprattutto in relazione ai tempi molto lunghi – prosegue Chiara Marchetti – e al rapporto con le ambasciate, dove vengono attivate procedure poi difficilmente portate a termine dai familiari dei rifugiati rimasti in patria o nei Paesi di transito”. Inoltre, molto scarse sono le possibilità di vita autonoma e soddisfacente di un nucleo familiare ricongiunto nel contesto italiano.

 



 

Raccomandazioni alle istituzioni

Il progetto Family First ha risposto all’esigenza di avviare una riflessione più strutturata sul tema del ricongiungimento familiare, ma purtroppo c’è ancora molto da fare soprattutto sul fronte istituzionale. “È necessario trovare la via più giusta per iniziare un lavoro di sensibilizzazione e di formazione per tutti gli attori coinvolti nel programma del ricongiungimento familiare – afferma Oliviero Forti, Responsabile politiche migratorie e protezione internazionale Caritas Italiana – trovando gli spazi comuni dove poter avviare dei percorsi formativi per tutti, istituzioni e società civile”. Secondo il responsabile Caritas, è questo l’unico modo affinché i titolari di protezione possano conoscere adeguatamente le procedure ed agire secondo le norme previste dalla legge, evitando di avviare percorsi illegali che potrebbero risultare pericolosi per i familiari. VATICAN NEWS



Maria Pilar Cappelli

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