La rivoluzione climatica di Vivienne Westwood
Sempre più personaggi celebri sposano la causa etica e ambientale
Sono sempre di più i personaggi celebri che sposano la causa etica e ambientale. Fra questi, Vivienne Westwood. Denunciando gli effetti del cambiamento climatico e dell’eccessivo consumismo, cosciente dell’impatto della moda sull’ambiente, l’irriverente creatrice di moda – da un bel po’ di anni – ha messo in atto una rivoluzione composta da materiali naturali, lavorati in maniera da inquinare il meno possibile, e priva di pelli, pellicce e ogni altro elemento di origine animale.
Esponendosi senza paura alcuna di dividere e deludere, Vivienne Westwood ha trasformato così la sua storia di moda in un megafono contro tutti i crimini ambientali commessi dall’uomo. Famosa per aver contribuito alla nascita e alla diffusione dello scostumato e un po’ oltraggioso movimento punk – esploso in Inghilterra a metà degli anni Settanta – la Westwood oggi, conservando l’indole che la legherà per sempre alle fiammate di quella subcultura giovanile, non ha dubbi: «La rivoluzione climatica? È il nuovo punk».
Fonda a Londra nel 2012 il movimento ambientalista Climate Revolution, organizzando e promuovendo sonore proteste di piazza, nel tentativo di fermare le trivellazioni in mare e la pesca industriale nell’Artico, fortemente afflitto dai cambiamenti climatici. Non è tutto; sfruttando la fama di influente creatrice di moda, ha disegnato e messo in vendita una serie di magliette in edizione limitata, il cui ricavato è stato interamente devoluto alle tribù indigene della foresta pluviale.
In netta contrapposizione con le sciocche regole del sistema moda, costantemente determinata a scardinare le regole del consumismo, Vivienne Westwood promuove l’importanza della qualità degli abiti, piuttosto che la quantità.
All’interno di tutti i suoi punti-vendita, infatti, non manca mai il cubitale: «Compra meno, scegli meglio e fallo durare». Poiché, come ama ripetere: «Quel che è bene per il Pianeta è bene per l’economia. Quel che è male per il Pianeta, è male per l’economia». E riflettendoci, è praticamente impossibile darle torto.
Domenico Marcella - twitter.com/dodoclock
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