Le "Fonti kolbiane" contro l'idifferentismo contemporaneo
Il primo volume di una serie di pubblicazioni del martire, a partire dalle lettere
di Caterina Maniaci
In una gelida mattina di gennaio, piena di luce e di azzurro, entriamo nella basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari, a Venezia. Questa chiesa è davvero uno scrigno di tesori, la sua bellezza è sempre emozionante e ad ogni visita si rinnova lo stupore di trovarsi in un luogo simile.
Tra i capolavori di Tiziano, di Giovanni Bellini, di Paolo Veneziano, dei Vivarini, di Palma il Giovane - un repertorio di opere che rappresenta davvero una summa della storia dell'arte mondiale - ecco che appare una cappella dedicata a padre Massimiliano Kolbe. Una pala d'altare, incastonata tra le perfette armonie architettoniche della basilica.
Ci fermiamo e contempliamo il ritratto del santo, mentre una lama di luce sfavillante colpisce il quadro e rende l'immagine del santo vivida, quasi fosse in procinto di staccarsi dal muro e di farsi incontro. Allora, in tutta questa bellezza che è un inno al Mistero che si è fatto carne per stare in mezzo a noi, ci viene incontro padre Kolbe, con la sua storia fatta di vocazione, fede, forza, amore senza limiti. Fino al sacrificio di se'. Il santo era un frate minore conventuale, appartenente allo stesso ordine che "regge" la basilica veneziana.
Un santo francescano, un martire, una figura di luce nelle tenebre e nell'inferno di Auschwitz. E anche in questa mattina veneziana così ci appare, una figura di luce tra le ombre, tutte quelle che possono addensarsi in ogni momento della vita e in ogni luogo, persino in una chiesa in cui la fede e la genialità degli uomini hanno prefigurato un'immagine del Paradiso.
Da qualche tempo le Edizioni Messaggero di Padova hanno cominciato a pubblicare le Fonti kolbiane, che intende riproporre tutta l'opera del padre. Vogliamo qui, in particolare, segnalare il primo volume dell'opera, nel quale sono presentate le lettere di san Massimiliano, che rivelano la grandezza del suo pensiero, la sua vocazione missionaria, la sua affettività, il suo mondo interiore delicato ed empatico. Attraversano l'intero arco dell'esistenza del santo e sono rivolte a familiari, frati, autorità ecclesiastiche e collaboratori.
E sono anche, in qualche modo, intrise di spirito profetico. In una di queste lettere, rivolta ad un confratello, scriveva infatti : " Sono pieno di gioia, fratello carissimo, per l'ardente zelo che ti spinge a promuovere la gloria di Dio. Nei nostri tempi, constatatiamo non senza tristezza, il propagarsi dell' 'indifferentismo'. Una malattia quasi epidemica che si va diffondendo in varie forme non solo nella generalità dei fedeli, ma anche tra i membri degli istituti religiosi". Che questa malattia da lui definita endemica sia oggi una sorta di piaga incancrenita diffusa ovunque appare evidente.
E a proposito di come "uscire" dalle sabbie mobili della storia e della condizione umana padre Kolbe indica una strada sicura: la devozione e l'abbandono a Maria. "Nessun dubbio che la volontà di Maria è la stessa volontà di Dio. Consacrandoci a lei, diventiamo nelle sue mani strumenti della divina misericordia, come lei lo è stato nella mani di Dio. Lasciamoci dunque guidare da lei, lasciamoci condurre per mano, tranquilli e sicuri sotto la sua guida. Maria penserà a tutto per noi, provvederà a tutto e allontanando ogni angustia e difficoltà verrà prontamente in soccorso alle nostre necessità corporali e spirituali", scrive infatti nella stessa lettera. Non a caso, tra le molte attività ed esperienze vissute da Kolbe, vi è anche la creazione della Milizia dell'Immacolata, fondata il 16 ottobre del 1917, mentre Massimiliano, dalla natia Polonia, era venuto a Roma come studente di teologia.
L'ispirazione per la Milizia è contenuta nell'immagine tratta dal passo della Genesi in cui si fa riferimento alla discendenza della Donna che schiaccia il capo del serpente. Lo scopo, dunque, sarà quello di militare in nome della Vergine nella sua battaglia senza tregua contro il peccato e il male del mondo, le eresie e gli attacchi alla Chiesa, le idee disgregatrici che minacciano la verità.
Oggi come allora, e forse ancora di più, questo scopo rimane valido, la battaglia va sempre più combattuta. E cominciare l'anno facendosi ispirare dalle parole di questo uomo mite, semplice, misericordioso ma granitico nella fede, sembra proprio un modo tra i migliori. Senza dimenticare che tra qualche settimana sarà celebrato il Giorno della Memoria, istituito per non dimenticare gli orrori della Shoah, delle leggi razziali, delle deportazioni.
E padre Kolbe è davvero l'emblema di questo memoriale, lui che fu deportato ad Auschwitz, pati' le miserie di quella disumana prigionia e qui si offrì di prendere il posto di un padre di famiglia destinato al bunker della fame nel campo di concentramento e dove morì, il 14 agosto 1941.
Fonti kolbiane, volume primo, Le lettere, curate da R.Di Muro, Edizioni Messaggero Padova, euro 60, pp.928.
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Caterina Maniaci
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