Libia: intesa sulla tregua e l’embargo, ma Sarraj e Haftar si evitano
La conferenza di Berlino
Il riassunto più efficace del risultato dichiarato dalla Conferenza di Berlino sulla Libia sta nella risposta a un giornalista che ha domandato: quale garanzia esiste di far durare oltre questa giornata il «cessate il fuoco» tra le forze del generale Khalifa Haftar e del presidente Fayez al-Sarraj? «La decisione più importante è che i partecipanti si impegnano a non determinare un’escalation», ha detto ieri la cancelliera tedesca Angela Merkel. Non poteva aggiungere, ma è evidente, che l’impegno è tutto da verificare. In serata un’altra risposta è arrivata da Tripoli: Al Jazeera ha riferito di nuovi scontri nella periferia sud. Adesso occorrerà vedere soprattutto che cosa faranno Russia e Turchia, ormai più presenti di prima nel Mediterraneo con i rispettivi appoggi a uno o l’altro dei due nemici libici. I quali, ieri, pur essendo a Berlino non si sono neppure incontrati.
Si è innalzato il livello dei partecipanti al confronto, nella riunione che la cancelliera tedesca ha promosso sulla Libia d’intesa con l’Onu. A differenza di quanto avvenne nel 2018 alla Conferenza di Palermo, ieri in Germania tra le delegazioni di 11 Paesi c’erano il presidente russo Vladimir Putin, il presidente francese Emmanuel Macron e la cancelliera tedesca che in Sicilia si erano fatti rappresentare da livelli inferiori ai propri. Ma Al-Serraj e Haftar, che a Palermo si erano stretti la mano, seppure solo alla fine, sono rimasti in locali separati. E l’innalzamento di rango dei partecipanti deriva anche da quanto è peggiorata la situazione dopo che il generale appoggiato da Egitto, Russia, Francia e altri ha cominciato il 4 aprile scorso un’offensiva verso la Tripoli di Al-Sarraj, a sua volta sostenuto da Ankara: secondo l’Onu duemila miliziani e oltre 280 civili morti , 170 mila sfollati. E, da sabato, il blocco imposto da Haftar a porti dai quali si esporta il petrolio libico.
Leggi qui l'articolo integrale del Corriere della Sera
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