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Padre Mauro Gambetti, grazie a chi ha partecipato al Cantiere dell'Utopia

La messa per i 20 anni dalla riapertura. 'Tutto è ripartito grazie a Dio e all'impegno di molti che sono qui'

Credit Foto - Mauro Berti

Il discorso integrale del Custode, padre Mauro Gambetti

La pace di Cristo è con noi e nei nostri cuori. Grazie Eccellenza, Vescovo Domenico, per aver accettato il nostro invito e presiedere questa eucarestia. Nella quale ricordiamo il compiersi di questa utopia che abbiamo nel cuore. Nel 1997 eravamo qui, io ero uno studente. Abbiamo assistito a questo dramma, abbiamo partecipato al lutto che ci ha colpito. Pensavamo sgomenti a come si potesse ripartire.

Tutto è ripartito grazie a Dio e all’impegno di molti che sono qui. Ci siamo voluti riunire proprio per dire grazie. Grazie a tutti. Grazie a cominciare dal Governo, che qui è rappresentato dal Prefetto, ma anche dal Presidente della Regione, il sindaco della città, che segue direttamente tutto ciò che qui si vive e si fa. Grazie alle Forze che in tanti modi, dalla protezione civile ai vigili del Fuoco alle forze dell’ordine, tutte le forze che si sono date appuntamento qui insieme a coloro che sono “del mestiere”: la Sovrintendenza, rappresentata sia dalla sua più alta rappresentante per quanto riguarda i beni ecclesiastici e la ricostruzione, del Ministero, e la Sovrintendenza locale che ha partecipato passo passo a questo Cantiere dell’Utopia.

Grazie ai tecnici, professionisti che hanno messo qui le loro competenze, senza risparmiarsi. Grazie alle maestranze e al loro cuore. Ci volevano mani e cuori capaci di rimettere in piedi questa Basilica. E grazie agli amici, a chi ha pagato prezzi davvero molto alti, anche i familiari delle vittime che qui hanno lasciato la loro vita. Grazie veramente a tutti. Spero di non aver dimenticato nessuno. Vedo anche amici che hanno contribuito in tanti modi, anche economicamente a sostenere l’opera.

Abbiamo sentito la nostra cappella musicale cantare questo: questa è la porta del cielo. Questo giorno di memoria, celebrativa, festosa, ci ricorda questo: la porta del cielo. Dio si fa presente in mezzo al suo popolo, in mezzo a noi. E noi siamo la testimonianza che Dio è vivente. Mi piace ricordare, con profonda mestizia ma anche con profonda gioia un nostro confratello che proprio oggi è morto. In questo giorni in cui si spalancano le porte al cielo. Anche lui era qui, in quell'anno 1997. Mi piace ricordarlo perché, morto da 91enne, è il segno che c’è un connubio strettissimo e indissolubile, che ci dà grande respiro e speranza, un connubio indissolubile tra il cielo e la terra, in Gesù Cristo. Questa chiesa è veramente il segno di questa presenza e ce lo ricorda.


Grazie davvero a tutti.




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