Per-dono: chiediamo scusa alla Terra
Le proposte per l'ambiente al Sinodo convocato dal Papa
di ORAZIO LA ROCCA«Basta ingiustizie! La foresta brucia! Il silenzio è complicità. Siamo venuti per contemplare, per comprendere, per denunciare, per servire i popoli». Sotto la michelangiolesca cupola della basilica di San Pietro, le profetiche parole di papa Francesco pronunciate all'apertura del Sinodo sull'Amazzonia, indetto in Vaticano dal 6 al 27 ottobre, hanno fatto subito il giro del mondo scuotendo coscienze, sollecitando interventi “immediati e risolutivi” per la salvezza del cosiddetto “polmone del mondo” - il verde dei monti, delle valli e delle pianure amazzoniche -, mettendo, ancora una volta la Chiesa al servizio della salvaguardia del creato sulle orme di San Francesco di Assisi. Ad ascoltarlo, oltre duecento padri sinodali provenienti da tutto il mondo (113 dalle diocesi amazzoniche, per la maggior parte vescovi e cardinali), con particolare presenza di esponenti dell'America del Sud e, ovviamente, della stessa Amazzonia con significative testimonianze di esponenti delle popolazioni locali con i loro tradizionali costumi colorati ben integrati nella suggestiva cornice rinascimentale della basilica vaticana. Massiccia, inoltre, la presenza di missionari e missionarie, e rappresentanti delle organizzazioni di volontariato impegnate accanto ai poveri dell'America Latina.
«Non siamo venuti qui per inventare programmi di sviluppo sociale o di custodia di culture. Non è questo il nostro compito o perlomeno non certo il principale», ha specificato il pontefice all'apertura dei lavori. «Il nostro lavoro sarà prima di tutto pregare e poi riflettere, dialogare, ascoltare con umiltà e parlare con coraggio. Non abbiamo bisogno di dimostrare il nostro eventuale potere sui media. Questo configurerebbe una Chiesa sensazionalista, ma non è questo che noi concepiamo, noi sappiamo che gli umani sono tutti uguali nella loro esterna diversità».
Il Sinodo, dunque, da organismo vaticano istituito da Paolo VI nel 1965 sull'onda del rinnovamento conciliare al servizio delle istituzioni ecclesiastiche, a “voce” in difesa dei poveri, degli ultimi ed, oggi, delle popolazioni oppresse della lontana Amazzonia con lo scopo di trovare nuove strade di presenza della Chiesa in quei territori e, nello stesso tempo, denunziare e rispondere alle innumerevoli ingiustizie che colpiscono le popolazioni indigene. Da sempre Francesco ha a cuore la regione amazzonica, unitamente alle aree più povere del Sudamerica, preoccupato non solo per l’ambiente, ma anche per la popolazione. Per tre settimane i padri sinodali si confrontano su un testo, l’Instrumentum Laboris, frutto di un questionario inviato da Roma alle popolazioni amazzoniche. Sono state loro ad aver indicato ai presuli le priorità dei lavori che prevedono una prima relazione dopo i primi dieci giorni, seguita dalle proposizioni finali votate dai padri sinodali. Quelle approvate saranno consegnate a papa Francesco che, nel testo conclusivo, potrà decidere se debbano diventare operative (e quindi far parte ufficialmente del magistero della Chiesa) oppure no.
Ma fin dalle prime battute del Sinodo, un abbozzo di linea operativa è subito emersa dagli interventi assembleari, a partire da una “svolta ecologica” auspicata all'unanimità, partendo dall’esempio di Greta Thunberg, la sedicenne ambientalista olandese autoproclamatasi paladina degli ambientalisti di tutto il mondo, andrà all’attacco dei Paesi industrializzati che – hanno denunziato quasi tutti i relatori - dissodando le superfici boschive e usando le fonti fossili di energia aprono la strada alla distruzione dell’Amazzonia, sulla scia del forte allarme lanciato dal Papa: la foresta brucia «per interessi e nuovi colonialismi ». Sullo stesso tono il capo della Chiesa tedesca, il cardinale Reinhard Marx, secondo il quale stando al protocollo di Kyoto, le responsabilità dei cambiamenti climatici sono «dei Paesi industrializzati ». E ancora: serve porre fine «alla corruzione, allo sfruttamento e all’indifferenza globale», incurante del fastidio manifestato da Jair Bolsonaro, il presidente Brasiliano, e dal suo governo.
Tra le prime proposte operative, al Sinodo è stato proposto di compensare l’inquinamento causato dai viaggi aerei dei padri sinodali che hanno raggiunto Roma «con l’acquisto di titoli di forestazione per il rimboschimento di un’area di 50 ettari di foresta del bacino amazzonico». Scontato il placet da parte dell'assemblea. Papa Francesco, inoltre, ha chiesto prudenza nel dare informazioni ai media, «o saremo equivocati», il suo monito. Il timore è che sui temi più sensibili i media – teme Bergoglio - riportino informazioni scorrette o parziali che a loro volta possono creare dissenso interno e scandalo fra i fedeli. Grande attenzione, suggerisce il pontefice, anche nel giudicare gli stili e il modo di vestirsi delle popolazioni indigene, confessando di essersi sentito “rattristato” per un commento scherzoso ascoltato su un uomo che portava nella basilica di San Pietro le piume sul capo secondo la tradizione amazzonica: in fondo, ha detto, «non ci sono differenze tra le piume degli indigeni e i tricorni che usano alcuni officiali dei dicasteri vaticani».
ORAZIO LA ROCCA
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