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Francesco e la responsabilità dei media

La cultura del bene attraverso l'informazione

di Massimo Milone

Francesco inquieta. Scuote, più che mai, quanti sono vicini e, a volte, li scandalizza mettendoli in cammino. Scalda i tiepidi ed entusiasma i lontani. È stato così, fin dall’inizio del pontificato. È stato, più che mai così, in questi intensi mesi di Giubileo. Primo Giubileo planetario ma nella tenerezza di parole, gesti, sguardi, incontri e’ vicino ad ognuno di noi. A chi crede e chi non crede. Abbiamo fatto tanta retorica sul villaggio globale ma chi meglio dei cattolici conosce la dimensione universale? Chi meglio di un Papa come Francesco può aiutarci a capire che la terra è la casa comune di tutti e che c’è una parola, Cristo, che va detta, con forza, in questo mondo per contraddire le logiche di questo mondo, che, dal terrorismo alla violenza alla emarginazione, che lo rendono una casa meno abitabile.

In questo contesto il Giubileo , con una intelligente iniziativa dell’Ordine dei Giornalisti, guidato da Enzo Iacopino, accolta dalla Segreteria per l’informazione della Santa Sede, retta da Mons. Dario Vigano, ha regalato al mondo dell’informazione, nell’incontro in Vaticano con papa Francesco, uno dei suoi momenti più alti e significativi. Verità , bontà e bellezza, aveva chiesto il Papa ai giornalisti all’indomani dell’elezione. E Tre sono stati gli elementi da lui sottolineati nel Giubileo. Amare la verità, vivere con professionalità, rispettare la dignità umana. “Giornalismo strumento di costruzione di bene comune”, ha detto il Papa. “Sappia respingere la tentazione di fomentare lo scontro e favorisca la cultura dell’incontro”. Sarà possibile? 

Per limitarci alla nostra Italia, dai quotidiani alla TV, dalla radio ad internet non mi sembra che la cultura del bene comune sia una priorità dell’informazione. Il menù mediatico è fatto ancora di superficialità, risse, personalismi, mentre. La gente ha bisogno di senso e di visioni. Se a questo aggiungiamo il respiro corto della politica e l’affanno delle istituzioni la crisi è nei fatti. Potrebbe l’informazione supplire, senza retorica, a questo scenario di precarietà con sguardi e parole diversi? Il monito di papa Francesco è chiaro. “Riflettere su ciò che stiamo facendo e su come lo stiamo facendo”. È il tempo del pensiero forte. E nell’ambito della categoria associazioni di giornalisti cattolici, come la ultra cinquantenaria UCSI, potrebbero essere più che mai laboratori di idee, proposte, indirizzo. Ne saremo capaci? La partita è aperta.


Massimo Milone

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