IL 'CELLULARE' DI FRANCESCO
di Enzo Fortunato
Papa Bergoglio durante l’Angelus ha "paragonato" la Bibbia al cellulare, affermando “cosa succederebbe se trattassimo la Bibbia come trattiamo il nostro telefono cellulare? Se la portassimo sempre con noi, o almeno il piccolo Vangelo tascabile, cosa succederebbe? Se tornassimo indietro quando la dimentichiamo...se leggessimo i messaggi di Dio contenuti nella Bibbia come leggiamo i messaggi del telefonino, cosa succederebbe?”
La prima risposta che mi sovviene: diventeremo tutti “novelli” Francesco. Infatti l’approccio del Santo alla scrittura non è di carattere intellettuale, non mosso da interesse storico, ma vi è una partecipazione coinvolta, vitale che plasma e forma l’esistenza cristiana, tant’è che Francesco viene chiamato l’alter Christus. La sua vita inizia con l’ascolto della parole del crocifisso di San Damiano “va’ e ripara la mia Chiesa” e termina con la stimmatizzazione a La Verna, alla luce di un interrogativo che ha fecondato la sua esistenza: “chi sei tu Dio mio? Che sono io?”
Francesco fa riferimento più che all’Antico, al Nuovo Testamento e in particolare al Vangelo ed è Cristo che nelle fonti francescane parla sempre con i verbi al presente, mai al passato: “come dice il Signore”, oppure “il Signore dice nel Vangelo” o semplicemente “dice il Signore”. La scrittura parla oggi a Francesco e ai suoi frati e davanti a questa parola una sola è la risposta: “questo voglio, questo cerco, questo desidero fare con tutto il cuore”. E’ una parola, quella ascoltata da Francesco, vivente e vivificante.
Nel Testamento sintetizzerà questo rapporto con il “suo cellulare”: “ lo stesso Altissimo mi rivelò che dovevo vivere secondo la forma del santo vangelo”. Scrive Enzo Bianchi: la vita è il luogo fondamentale per comprendere la Scrittura.
Enzo Fortunato
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