Caos Libia, rinviata la missione Ue
L’annuncio del governo di Tripoli alla luce delle nuove tensioni sul terreno
L’ intenzione del ministro degli Esteri Luigi Di Maio rimane quella di andare in Libia prima possibile anche per placare le polemiche e gli attacchi sul suo «immobilismo» che arrivano dall’opposizione. Ma l’aggravamento del conflitto e soprattutto l’opportunità politica di trattare in questo momento con il generale Khalifa Haftar, hanno fatto saltare la missione dell’ Unione Europea prevista per domani. «Rinviata a data da destinarsi, alla luce delle condizioni attuali»: lo rende noto il ministero degli Esteri del Governo di accordo nazionale libico. Alla missione avrebbero partecipato l’Alto rappresentante Ue per la politica estera Josep Borrell e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.
Il clima è di tensione altissima, con possibili gravi conseguenze sul doppio fronte immigrazione e terrorismo. A Palazzo Chigi ieri descrivevano la situazione come «fluida e incerta». Per questa mattina alla Farnesina era stata convocata una riunione operativa. I piani di volo per la delegazione, che comprendeva i ministri degli Esteri di Germania, Francia e Gran Bretagna, erano stati già predisposti.
La missione Ue si prefiggeva di avere colloqui diretti sia con il capo del governo legittimato dall’ Onu, Serraj, sia con il generale Haftar. Il recente invio da parte della Turchia di oltre un migliaio di miliziani siriani filoturchi, a sostegno di Serraj, ha complicato non poco le cose. Le forze armate dell’Egitto, che con l’Arabia Saudita ha condannato la scelta di Erdogan di intervenire nel conflitto, hanno compiuto un’ ampia esercitazione non lontano dalle coste libiche.
Sia sul terreno che nell’area la situazione è incandescente e ai problemi legati alla sicurezza, ai corridoi diplomatici che i libici potranno e vorranno garantire, si aggiungono motivi di opportunità politica dopo i razzi lanciati, presumibilmente da forze armate legate ad Haftar (che però ha seccamente smentito un coinvolgimento) contro la caserma dei cadetti di Tripoli causando almeno 30 vittime e l’immediata reazione dell’esercito di Serraj, che ha causato almeno tre vittime sull’ altro fronte, e sarebbe stata condotta anche con l’ utilizzo di un drone di fabbricazione turca.
L’escalation di attacchi, da una parte e dall’altra, ha momentaneamente suggerito, anche ai nostri servizi presenti sul posto, di imporre una sorte di congelamento della missione, che avrebbe il compito di esprimere con una voce sola l’ appello alla cessazione delle ostilità e alla scelta di un percorso diplomatico sul quale anche il segretario dell’ Onu non si stanca di insistere. «Ogni azione militare provoca sofferenze ingiuste alla popolazione civile, aggrava la crisi umanitaria e alimenta una pericolosissima escalation del conflitto», ha ribadito ieri sera Di Maio dopo aver parlato al telefono con il ministro degli Esteri libico Mohamed Siyala. «L’ Italia - ha spiegato - chiede a tutti un’ immediata cessazione di ogni azione militare e il ritorno ad un percorso di dialogo politico sotto egida Onu». Il titolare della Farnesina ha avuto contatti anche con Serraj e con Bruxelles. Questa sera dovrebbe incontrare a Roma Borrell e il collega tedesco Heiko Maas, ma a questo punto anche la cena rischia di saltare. «La situazione in completa evoluzione su diversi fronti, dalla Libia all’Iran e all’Iraq, non permette per il momento di fare nessuna programmazione sull’agenda dei prossimi giorni di Borrel», fanno sapere dall’ Unione Europea. E su questa incertezza pesa anche l’ atteggiamento della Francia che, pur avendo aderito alla missione comune, appare intenzionata a giocare una partita indipendente. Tanto da aver predisposto autonomi piani di volo.
di Fiorenza Sarzanini e Marco Galluzzo - Corriere della Sera
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