L’escalation fra Usa e Iran preoccupa i cristiani in Medio oriente: basta violenze e conflitti
Il sito AsiaNews ha raccolto alcuni commenti da Iraq, Libano, Siria ed Egitto.
L’uccisione del gen. iraniano Qasem Soleimani, comandante della forza Qods morto sotto i colpi dei droni statunitensi il 3 gennaio a Baghdad, e la risposta di Teheran, col lancio di 15 missili contro obiettivi Usa in Iraq preoccupano i cristiani in Medio oriente. La escalation della tensione è elemento di inquietudine anche per lo stesso papa Francesco che, nel discorso di ieri al corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, ha detto che “l’ombra del conflitto” fra i due Paesi può “creare le basi” per una guerra “di più vasta scala”.
A complicare la situazione si inserisce, nelle ultime ore, anche la vicenda del Boeing 737-800 della Ukraine International Airlines (Uia), precipitato l’8 gennaio poco dopo il decollo dall’aeroporto di Teheran, provocando la morte di tutte le 176 persone a bordo. Fra le cancellerie occidentali, soprattutto in Canada nazione di origine di buona parte delle vittime, si fa strada l’ipotesi che il velivolo sia stato abbattuto in maniera accidentale da un missile iraniano. L’incidente è avvenuto nelle ore convulse in cui si è consumato l’attacco missilistico contro gli obiettivi Usa in Iraq.
Tuttavia, la leadership di Teheran esclude con forza la versione e conferma la tesi del disastro in seguito a una avaria (secondo le prime ricostruzioni) di uno dei motori.
Intanto negli Stati Uniti si consuma un nuovo fronte di scontro fra la Camera, a maggioranza democratica e guidato dalla speaker Nancy Pelosi, fra le più acerrime oppositrici del presidente Usa Donald Trump, e la Casa Bianca, Nella notte i deputati hanno approvato la limitazione dei poteri di guerra del Tycoon contro Teheran. La misura, denominata Iran War Powers, è passata con 224 voti a favore e 194 contrari. La risoluzione dovrà ora passare il vaglio del Senato a maggioranza repubblicano ed è del tutto probabile che verrà respinta. Immediata la reazione della Casa Bianca, che parla di “risoluzione ridicola”.
Nel frattempo Washington ha inviato una lettera alle Nazioni Unite, in cui rivendica l’operazione che ha portato alla morte di Soleimani come un “gesto di auto-difesa”. Al contempo gli Usa si dicono “pronti a ingaggiare un serio dialogo e senza precondizioni” con l’Iran, archiviando gli ultimi giorni convulsi di violenze e attacchi incrociati. Parole che, al momento, non sembrano poter sortire ulteriori sviluppi in senso positivo, Sulla crisi in atto fra Iran e Stati Uniti, AsiaNews ha raccolto il parere di alcune personalità cattoliche del Medio oriente. Ecco quanto hanno raccontato:
P. Paul Karam, presidente di Caritas Libano (Libano)
Tutto ciò che accade a livello regionale ha delle ripercussioni anche sul Libano, e i risultati non saranno buoni. Il nostro Paese, come altri nella regione, rappresenta un polo debole ed è fra i primi a pagare il conto dei potenti quando si profila una crisi a livello internazionale. Le conseguenze maggiori le subiranno i più poveri e in Libano, oggi, molti ne abbiamo che chiedono aiuto anche solo per un po’ di cibo quotidiano.
Va detto anche che non è la prima volta che ciò accade, basta guardare alla storia del Medio oriente, basti considerare quanto avvenuto in questi anni in Iraq, in Siria, in Libia. Anche da qui emerge che la lotta fra potenze internazionali si gioca sui Paesi deboli, che sono le prime vittime. Ad oggi non possiamo dire se arriveremo a una soluzione pacifica, anche se lo speriamo. Tutti noi miriamo a una regione mediorientale con un futuro sereno, ma il problema è che accade sempre qualcosa a complicare il quadro e se non c’è giustizia, non vi può essere nemmeno la pace. Speriamo davvero che questa escalation possa rientrare, che le interferenze esterne possano finire perché il perpetrarsi della situazione può dare conseguenze gravi a livello sociale e umanitario.
Mons. Antoine Audo, vescovo caldeo di Aleppo (Siria)
Siamo di fronte a un quadro molto complicato e non vi è nemmeno grande chiarezza sulle vicende in corso. La speranza è che si possa trovare una via per la pace, che non prevalga la logica della guerra e questo è ciò che ci aspettiamo. Siamo di fronte a una crisi più complessiva che coinvolge l’Iraq, il Libano, la Siria, dietro la quale vi è una lotta di potere e di interessi politici che vedono opposti gli Stati Uniti, la Russia e la Cina, che riguarda anche il controllo del gas e dell’energia. Noi siamo vittime di queste guerre, gli stessi cristiani pagano un prezzo molto alto perché faticano a trovare la forza di difendersi. In tutto questo noi cerchiamo di fare il possibile per sopravvivere e dare testimonianza di fede e di pace, anche di fronte a fatti nuovi che inducono a perdere la speranza. In queste tenebrare, noi cerchiamo di rimanere pronti ma non è facile perché le tensioni sono molte, e gravi. Fra la gente c’è stanchezza, ma vogliamo rimanere presenti e vivi anche di fronte a una forza terribile a livello internazionale che muove verso il caos.
P. Rafic Greiche, presidente Comitato dei media del Consiglio delle Chiese d’Egitto (Egitto)
Il nostro timore è che questa situazione di tensione fra Iran e Stati Uniti possa dar luogo a una ulteriore escalation e coinvolgere l’Egitto in modo diretto. Questa prospettiva rischia di creare danni gravissimi, anche in considerazione del fatto che abbiamo raggiunto degli obiettivi importanti a livello di nazione sotto il profilo economico e da un punto di vista del turismo. Preghiamo ogni giorno perché questa situazione si risolva e le prospettive possano migliorare.
Mons. Yousif Thomas Mirkis, arcivescovo caldeo di Kirkuk (Iraq)
Gli irakeni sperano che i violenti attacchi di Iran e Stati Uniti possano cessare e si vada nella direzione di una de-escalation della tensione. Non abbiamo avuto notizia di vite umane perdute, ecco perché ci si può fermare qui, con la vendetta [iraniana]. Ora, torniamo ai negoziati. La mia ansia è reale, perché Iran e Stati Uniti stanno cercando di regolare le loro opposte visioni sul territorio irakeno e questa recente escalation rappresenta un pericolo reale per il nostro popolo. Siamo cresciuti e nutriti da ogni tipo di problema e di guerra. Non lo vogliamo più, in special modo le proteste di questi mesi a Baghdad stanno a dire a quanti sono con Iran o America: fateci vivere in pace. Ne abbiamo abbastanza di guerre e conflitti. Da quando sono nato, ormai 70 anni fa, ho visto solo guerre, solo ribellioni, solo vendette senza pace. Questi eventi hanno completamente distrutto la nostra nazione. Non ci resta altro da fare che pregare.
Asia News
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