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Redipuglia, Papa sceglie Lampada San Francesco come simbolo pace

di Redazione online
Credit Foto - repubblica.it

"Qui posso dire soltanto che la guerra è una follia", con queste parole Papa Francesco ha iniziato l'omelia durante la Messa celebrata nel cimitero di Redipuglia, dove sono sepolti 100.187 caduti italiani della Prima guerra mondiale. Poco prima Francesco Francesco aveva visitato il cimitero austroungarico di Fogliano, dove ha passeggiato pregando tra le tombe dei tanti militari lì sepolti.

"Noi uomini - ha continuato Francesco - siamo chiamati a collaborare con Dio nella sua creazione. Ma la guerra stravolge tutto, anche i legami tra i fratelli. La guerra è folle. Il suo piano di sviluppo è la distruzione". Parole secche, dure, accorate, quelle del Papa in questo luogo che come pochi sa evocare il dolore provocato dalle armi.

Poi: "Cupidigia, intolleranza, desiderio di potere, sono i motivi della guerra. Giustificati però dall'ideologia oppure dalla risposta di Caino: a me che importa di mio fratello, sono forse io il suo custode?"

Eppure, a un secolo esatto dallo scoppio della Prima guerra mondiale, anniversario che ha portato qui il Vescovo di Roma, siamo ancora in guerra, una terza guerra mondiale. Lo ha ribadito anche qui il Papa, riprendendo un tema che ha molto presente. "Le prime pagine dei giornali - ha insistito - dovrebbero avere come titolo 'A me che importa?'. Come Caino".

E invece il Vangelo di Cristo "insegna a prendersi cura del fratello". E chi non lo fa, chi risponde 'A me che importa?', "rimane fuori", ha detto Francesco. Che poi ha invitato a ricordare le tante "vittime" sepolte qui. Le "vittime di tutte le guerre", "Lutti e dolorìi". Non dobbiamo dimenticare.

La guerra non guarda in faccia a nessuno, ha osservato amaro il Papa, a mame, bambini, papà. "Ma a noi che importa?". Guardando le tombe il Papa ha sottolineato: "Tutte queste persone avevano i loro affetti, i loro sogni. Ma le loro vite sono state spezzate. Perche?" Una domanda dura, a cui segue la risposta amara: "Perché l'umanità ha detto; a me che importa?".

"Anche oggi le vittime sono tante. Ma come è possibile?", si è chiesto e ha chiesto Francesco. "Perché - ecco la risposta, il motivo di tanto dolore - dietro le quinte si muovono interessi geoplitici, avidità di denaro e potere, le industrie delle armi. Tutti potenti e imprenditore delle armi che hanno scritto nei loro cuori: a me che importa?"

Forse si arricchiscono, ha osservato duro il Papa, ma "il loro cuore è corrotto, ha perso la capacità di piangere. Come Caino. L'ombra di Caino ci ricopre qui e si vede anche nei nostri giorni".

"Chiedo a tutti voi a per tutti noi - ha concluso Papa Francesco - la conversione del cuore. Dobbiamo passare dal 'a me che importa' al pianto. L'umanità ha bisogno di piangere e questa è l'ora del pianto".

***

Papa Francesco ha scelto di donare, come simbolo di pace, agli ordinari militari e ai vescovi presenti a Redipuglia la lampada "Luce di San Francesco", che verrà accesa nelle rispettive Diocesi durante le celebrazioni di commemorazione della Prima Guerra Mondiale. La lampada donata dal Santo Padre è offerta dal Sacro Convento di Assisi, mentre l'olio dall'Associazione Libera di Don Luigi Ciotti.

"La comunità francescana conventuale di Assisi ringrazia il Santo Padre per questo gesto di attenzione che potrà aiutare a comprendere l'importanza di essere portatori di luce e strumenti di pace".

La lampada è un’opera, che cerca di restituire l’essenzialità del messaggio francescano attraverso i materiali: la purezza del vetro, la forza dell’olio e la luce della fiamma. La base riporta le parole della Preghiera Semplice: “dove sono le tenebre che io porti luce”. La Luce di San Francesco di cui un esemplare arde presso la tomba del Santo di Assisi richiama le parole di Tommaso da Celano: "Subito offrì denaro a un sacerdote, perchè provvedesse una lampada e l'olio, e la sacra immagine ne rimanesse priva, neppure per un istante, dell'onore, doveroso, di un lume".

L’olio Extravergine di Oliva Libera Terra è prodotto con le olive che provengono dagli oliveti confiscati alle mafie in Sicilia ed in Puglia, gestiti dalle cooperative sociali aderenti al progetto Libera Terra.


Redazione online

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