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Maria Maddalena, tra leggende e Vangelo. Nei film, nei libri

di Antonio Tarallo
Credit Foto - Redazion Online

Bisogna confessarlo. Quando si lambisce la figura di Maria Maddalena, si ha sempre il timore di cadere facilmente in errori, o comunque in erronee interpretazioni. La sua figura – per lo più nota a tutti nella “peccatrice” del Vangelo di Luca, al capitolo 7 – è, possiamo dirlo, in un certo senso, avvolta ancora in quel mistero che rende ancor di più affascinante la sua storia. 

Maddalena nel Vangelo

Brevemente cerchiamo di fare un po’ d’ordine nelle diverse interpretazioni. Partiamo da l’aggettivo “Maddalena”: questo termine viene accompagnato in qualche passo dei Vangeli dalla precisazione “detta la Maddalena”. Lo troviamo, ad esempio, in Luca, al capitolo 8, dove il testo originale riporta “Maria chiamata Maddalena”. Ci si è posti, così, la domanda se l’appellativo “Maddalena”, possa indicare la sua provenienza “geografica”: Magdala, una piccola cittadina sulla sponda occidentale del Lago di Tiberiade, detto anche di Genezaret. Secondo la tradizione (Matteo 27:55; Marco 15:40-41; Luca 23:55-56), fra le tre Marie che accompagnarono Gesù anche nel suo ultimo viaggio a Gerusalemme, vi era – appunto – Maria Maddalena.


Lei, sempre, compare nel Vangelo di Giovanni, sotto la Croce del Cristo: “Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Cleofa e Maria Maddalena”. “Nel giorno dopo il sabato, Maria Maddalena si recò al sepolcro di buon mattino, quand’era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro (... ) Maria Maddalena andò subito ad annunziare ai discepoli: «Ho visto il Signore» e anche ciò che le aveva detto”. Questo, forse, potrebbe definirsi il passaggio più famoso delle Scritture. 


E' Giovanni a raccontarlo al capitolo 20. Abbiamo compreso da queste piccole citazioni (ce ne sarebbero altre) quanto Maria Maddalena, sia una delle figure femminili più ricorrenti nei Vangeli, assieme – indubbiamente – a Maria, madre di Gesù.

E, proprio per questa sua continua presenza nel testo evangelico, per questa vicinanza al primo “corpus” della Chiesa (Cristo e i dodici apostoli), ha suscitato, o meglio, “stuzzicato” – da sempre – l’immaginazione di artisti, scrittori, registi, che hanno fatto di Maria Maddalena, un vero e proprio “personaggio”, una “héroïne de roman”, come direbbe qualche scrittore novecentesco francese. Maria Maddalena, un personaggio da romanzo. 

Maddalena e il cinema

Incominciamo, con quella che è stata definita, “la settima arte”, il Cinema, che ha dedicato a lei ben tre film: Maria Maddalena, di Raffaele Mertes (2000); Maddalena, ciò che i suoi occhi hanno visto (2009); Maria Maddalena (Mary Magdalene), regia di Garth Davis (2018). Non propriamente riusciti, nessuno dei tre film, bisogna dirlo. Molta immaginazione, molte interpretazioni registiche hanno reso la Maddalena – come ad esempio nell’ultimo movie del 2018, a firma di Davis, con l’attrice Rooney Mara – una sorta di stereotipo, di personaggio monolite, senza un vero approfondimento del “sentimento del personaggio”. Sicuramente, non è facile trasportare su pellicola una figura così profonda e poliedrica. Ma, proprio per questo, gli sperimenti filmici che la vedono protagonista non sono mai riusciti a “bucare” lo schermo, né a dare “chiavi di lettura” davvero interessanti.

La letteratura moderna su Maria Maddalena, il caso “Da Vinci”

Pochi anni fa, alla ribalta del panorama libraio internazionale, fa la sua comparsa Maria Maddalena, in una interpretazione tutta “fantastica”, non c’è che dire. Parliamo del famoso libro di Brown, “Il codice Da Vinci”, divenuto un vero e proprio “cult”, non solo per i lettori, ma anche per tutti i cinefili accaniti. Lo scrittore Brown, basa buona parte del suo testo, sui “Vangeli gnostici” (di Tommaso, di Filippo, della Verità), ritrovati a Nag Hammadi e risalenti al IV secolo dopo Cristo. Quindi, testi scritti ad oltre trecento anni dai “fatti” e composti all'interno di una comunità che intendeva raccontare la vita di Gesù più che altro per confermare le proprie teorie filosofiche. Si tratta di scritti che vengono citati molto raramente da tutti i Padri della Chiesa.         Il libro vive di estrema fantasia, seppur ben collaudata. La scrittura – e nel caso del film da cui è stato tratto il libro, la sceneggiatura – cattura il pubblico (questo è vero) e lo catapulta in surreali intrighi di Palazzi (quelli vaticani) con un stile pieno di suspense. “Il Codice Da Vinci” mette in scena una caccia al Santo Graal. Quest’ultimo – secondo il romanzo – non è, come la tradizione ha sempre creduto, una coppa in cui fu raccolto il sangue di Cristo, ma una persona, Maria Maddalena appunto, che diviene la vera “coppa” che ha tenuto in sé il sang réal, termine del francese antico ad indicare il “sangue reale”. Da questo, il “Santo Graal” che nella fantomatica scrittura di Brown, si tramuta addirittura nei figli che Gesù Cristo le avrebbe dato. La tomba perduta della Maddalena è il vero Santo Graal. Si può immaginare quanto una simile affermazione abbia conquistato le nuove generazioni. Infinite copie vendute del romanzo, interviste e circo mediatico. Operazione commerciale perfetta. 

Abbiamo compreso che la Maddalena suscita un “certo” interesse, una certa attenzione che non sempre si trasforma in un vero e proprio approfondimento della sua figura. Difficile è entrare in un mistero, come sempre. Quello che sappiamo, quello che rende però la figura di Maria Maddalena, una delle colonne della Fede, è che è stata la prima persona – donna (ed è il caso di sottolinearlo) – ad accogliere il Messaggio del Cristo Risorto e a diffonderlo. “Maria Maddalena andò subito ad annunziare ai discepoli: «Ho visto il Signore»”, questo – in fondo – è il vero e unico “fatto” che realmente conta.


Antonio Tarallo

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