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Francesco insegnaci a pregare di Elvio Lunghi

di Elvio Lunghi
Credit Foto - CROCE Perugia - Galleria Nazionale

L'evangelista Luca ci racconta come un discepolo una volta chiese a Gesù "Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli". Ed egli disse loro: "Quando pregate, dite: Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdona a noi i nostri peccati, anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore, e non abbandonarci alla tentazione" (Luca, 11, 1-4). Bonaventura da Bagnoregio ci racconta come i discepoli di Francesco un giorno, abitando in un tugurio lungo il Rivotorto e non avendo ancora i libri liturgici sui quali recitare le ore canoniche, “al posto di quei libri, leggevano ininterrottamente, sfogliandolo e risfogliandolo, il libro della croce di Cristo, giorno e notte, istruiti dall’esempio e dalla parola del Padre che continuamente faceva loro il discorso della croce di Cristo” (LegM 4, 3).

Quale aspetto aveva la Croce davanti alla quale i frati pregavano nel tugurio di Rivotorto? Era una Croce dipinta o due assi inchiodate? Una Croce scolpita sopra un pezzo di pietra? Una lapide antica decorata da una Croce, recuperata da una chiesa in rovina? Oppure i frati potevano pregare all'aperto, davanti alle chiese che s'incontravano lungo le strade del mondo, e dire “Adoramus te, Domine Jesu Christe, et ad omnes ecclesias tuas, quae sunt in toto mundo, et benedicimus tibi, quia per santam crucem tuam redemisti mundum". Fatto sta che il racconto di san Bonaventura - Francesco insegnaci a pregare! - diventò ben presto una fonte per una invenzione iconografica destinata a incontrare una vasta fortuna nella pittura della seconda metà del XIII secolo, in Crocifissi dove compare Francesco in ginocchio ai piedi del Cristo: Francesco che prega, Francesco che indica le piaghe di Cristo, Francesco che bacia i chiodi della passione.


Prima che si diffondesse la Legenda Maior di san Bonaventura, nella chiesa superiore di Assisi era già esposto un grande Crocifisso che seguiva l'iconografia "crociata" del Christus patiens. Ai piedi della croce figurava il ritratto di un frate, che una scritta identificava nel ministro generale frate Elia, insieme alla data e al nome del pittore: "Frater Elias fecit fieri. Jesu Christe pie miserere precantis Eliae.  Juncta Pisanus me pinxit. Anno Domini MCCXXXVI. Indictione nona". Salimbene de Adam descrive frate Elia come un personaggio arrogante, che amava vivere splendidamente, in mezzo  agli agi e alla pompa. Non visitava le province dell'Ordine, ma si spostava soltanto per recarsi alla corte di Gregorio IX o dell’imperatore Federico II. Le sue dimore abituali erano alla Porziuncola o al convento di Assisi o alle Celle di Cortona, dove si era fatto costruire un convento bellissimo e comodo. Anche la badessa Benedetta, che alla morte di santa Chiara fu nominata alla testa dell'Ordine delle Damianite, si fece ritrarre in veste di donatrice nel Crocifisso di Santa Chiara ad Assisi, insieme ai ritratti di san Francesco e di santa Chiara. Come san Bonaventura fu eletto alla guida dell'Ordine dei frati Minori, si volle introdurre la figura di san Francesco in preghiera ai piedi del Crocifisso, per distogliere i frati dal seguire il precedente di frate Elia, evitando di cadere nel peccato di superbia.



Elvio Lunghi

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