FRANCESCO, UOMO DEL CONFRONTO E DEL DIALOGO
Non cessò tuttavia di credere nel dialogo e nel confronto fraterno e con ogni uomo, anche quello spiritualmente più lontano da lui
di Felice AccroccaFrancesco, uomo del confronto e del dialogo, apprese quest’arte con fatica. Sappiamo che non nacque in una famiglia perfetta, ma in una famiglia qualsiasi, con i suoi problemi, come ce ne son tante: le prime difficoltà le incontrò proprio lì, nello scontro che venne a prodursi con i familiari, il padre in primo luogo, quando egli – dopo aver incontrato il Signore – fece loro capire che i suoi progetti di vita non coincidevano con i loro. Lo svolgersi degli eventi, come sappiamo, produsse tensioni notevoli, a dimostrazione che quella del dialogo è un’arte difficile, che non si apprende se non a prezzo di grandi sforzi e di una dura lotta con se stessi.
Anche nel trascorrere del tempo la sua capacità di relazione fu messa duramente alla prova, soprattutto quando – negli ultimi anni di vita – sorsero più frequenti i contrasti tra lui e un’ampia fascia di frati. Non cessò tuttavia di credere nel dialogo e nel confronto fraterno e con ogni uomo, anche quello spiritualmente più lontano da lui, consapevole del fatto che Dio aveva tanto amato gli uomini “da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna” (Gv 3,16). A un frate ministro il quale, prostrato dagli scontri con i frati, gli chiedeva di potersi ritirare in un eremo, adducendo il motivo che quei contrasti non lo aiutavano ad amare Dio, anzi gli erano di impedimento, Francesco additò una via diversa: non la separazione dai fratelli, ma un’immersione totale nella fraternità, priva d’ogni difesa e d’ogni attesa nei riguardi degli altri.
Una voglia di dialogo che nasceva in lui dal dialogo inesausto che egli seppe intessere con Dio, al quale si votò con tutto se stesso dopo aver compreso l’amore che Dio aveva avuto per lui. Un dialogo che evidenzia la sua straordinaria concretezza nelle Lodi di Dio altissimo, quando Francesco, in una situazione di evidente difficoltà, sperimentò – e quindi lodò – Dio come sua difesa e rifugio, come la sua ancora di salvezza. Quella preghiera sgorgò da un cuore liberato, che aveva sperimentato la potenza di Dio “rifugio e forza, aiuto sempre vicino nelle angosce” (Sal 46,2). Perché è nell’ascolto di Dio che si trovano forza e umiltà per mettere in discussione se stessi e i propri punti di vista, mancando le quali ogni dialogo diventa impossibile.
Felice Accrocca
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