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LA FIRMA E' DI SAN FRANCESCO

Quello che emerge dagli Scritti del Poverello è un 'io' umile e appartato tanto da sfumare nel 'noi' dell'umanità intera e, ancor più, nella coralità delle creature

di Enzo Fortunato

Oggi, con una scelta senza precedenti e per la prima volta, presentati insieme la Chartula di Assisi e la Letteraa Frate Leone. Gli unici due scritti autografi di san Francesco. La prima custodita nella Cappella delle reliquie della Basilica Inferiore e la seconda nel Duomo di Spoleto. Il progetto Sacra Vestigia – Francesco d’Assisi è coordinato da Scrinivm in collaborazione con i frati conventuali, l’Arcidiocesi di Spoleto – Norcia e la Società Internazionale di Studi Francescani. Quest'iniziativa culturale vede la presentazione di tre preziosissimi e rari documenti:  la Bolla papale con la quale Papa Onorio III confermò la Regola dell’Ordine dei frati Minori (Solet annuere - 29 novembre 1223); e gli unici due scritti autografi di San Francesco.


L'intero corpus degli Scritti francescani è composto dai testi legislativi: Regole e Esortazioni; dalle Preghiere e Laudi, che raggruppano i testi spirituali, ed infine le undici Lettere redatte dal Santo, impossibile non ricordare quelle inviate a Sant'Antonio e ai Reggitori dei popoli.

Quello che emerge dagli Scritti del Poverello è un "io" umile e appartato tanto da sfumare nel "noi" dell'umanità intera e, ancor più, nella coralità delle creature. Dai testi autografi, invece, sembra emergere la disponibilità all'ascolto, il rispetto dei tempi dell'altro, il colmare i vuoti della memoria e il rispetto della trama dell'esistenza animata e inanimata.



Esse rivelano un Francesco senza se e senza ma nella benevolenza verso l'altro: "così dico a te figlio mio, come una madre...". Ne emerge poi un tratto di straordinaria libertà interiore ed esteriore. E' curioso come la parola libertà non compaia mai negli scritti, non viene mai sbandierata, ma vissuta. Lo rivelano le parole a Leone: "in qualunque maniera ti sembra meglio di piacere al Signore Dio e di seguire le sue orme e la sua povertà, fatelo con la benedizione del Signore Dio e con la mia obbedienza".

Ecco allora percorrere la strada dei testi dettati da Francesco o scritti di suo pugno. Per Duccio Demetrio "si scrive per riscattare il tempo perduto, per riabilitarsi dal dolore inferto, per espiare i sensi di colpa, per chiedere perdono, per risarcire qualcuno che abbiamo derubato dei suoi affetti o per un atto di misericordia verso se stessi". Il Poverello si colloca al vertice di una lunghissima serie di vite di beati e santi, di semplici credenti o dubitanti i quali mai divennero famosi quanto lui. Lo scrivere dell'Assisiate con un genere eminentemente narrativo-testimoniale ben prima che letterario. 



Una cosa è certa: Francesco d'Assisi è da tutti conosciuto. I suoi scritti tradotti in tutte le lingue dal cinese all'arabo, dal russo al malgascio. E tutto è partito da quel desiderio di vivere e comunicare il Vangelo sfidando gli usi e i costumi del tempo, gli usi e i costumi della Chiesa. Adoperando per la prima volta la lingua del popolo. Il codice 338 con il suo "cantico delle Creature, oltre ad essere fondamento della lingua italiana ne è una testimonianza.

Ognuno, in fondo, a cominciare dai biografi suoi contemporanei, come  dicono autorevoli storici francescani, ha il suo Francesco. I testi autografi sono Francesco.


Enzo Fortunato

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