La vigilia di Francesco
Una favola moderna sul Natale
di Antonio TaralloNon comprendeva dove fosse. Si guardava intorno, in un ossimoro di sentimenti e sensazioni: tra un po’ di timore, e il suo solito coraggio. In fondo, nel passato, era stato cavaliere, e la paura non sapeva cosa fosse. Era attratto dalle molteplici luci, tutte sfavillanti che addobbavano la città. Le vetrine scintillanti, le automobili sfreccianti, e una frenesia di voci e di persone, attiravano la sua attenzione. Era la prima volta che assisteva a un Natale così. Certamente, diverso da quello che aveva sempre vissuto, ma - non per questo - si era chiuso in facili pregiudizi. Anzi, il desiderio di scoperta, ormai, aveva invaso il suo cuore, sempre stato aperto verso il prossimo. Il suo amore sconfinato gli permetteva di non giudicare, bensì di comprendere e dialogare con chiunque gli fosse dinanzi.
Cominciò, allora, a camminare per il corso della città. Un negozio di abbigliamento colpì - subito - la sua attenzione. Forse, sarà stato il ricordo delle sue origini familiari! La vetrina era proprio d’effetto: un grande elefante in pelliccia, un enorme peluche, “regnava” incontrastato dietro il grande vetro. Attorno a lui, dei manichini con strani abiti, erano gli altri “abitanti” silenti di quello spazio espositivo. E poi, delle grandi palle rosse, oro, blu cobalto adornavano la cornice della vetrina. Un Natale così, non lo aveva mai visto, vissuto. Volle allora entrare nel negozio.
Una folla variopinta gli impediva il cammino. “Forse, sono capitato nel giorno in cui - proprio in occasione del Natale - regalano i vestiti per chi non ha casa, o - magari - per chi non ha lavoro!”, questo pensò il giovane ragazzo. “Questo è mio!”, sentì urlare da lontano. “Questo, scusi, quanto costa?”, una voce grassa e altera, faceva da controcanto. “Sono pregati i gentili clienti di spostarsi al piano superiore. Fra breve apriranno altre cinque casse per facilitare gli acquisti”. Proprio in quel momento, buona parte dei clienti, si spostò rapidamente verso l’immensa scala mobile che troneggiava nell’atrio del negozio. Una fiumana umana scorreva verso le casse 5, 6, 7, 8, 9. Divennero, in un istante, tutte colme, strapiene. Il giovane ragazzo rimase senza parole. Bustoni colmi di preziosi vestiti, sfavillanti pailletes, lustrini d’oro e d’argento: una “moda neo-medioevo”, pensò.
“Scusi, lei, cosa fa qui?”. La voce proveniva da un uomo palestrato e giovane, alto ed elegante. “Mah...io veramente…”, ebbe poco tempo per rispondere all’interrogativo perentorio dell’uomo addetto alla “Security” del negozio. “La prego di uscire. Il suo abbigliamento non è consono al luogo”. “Scusi, non capisco. Non credo di essere vestito così male. Anche io, una volta - forse, non lo sa - mi occupavo di moda…Cosa c’è che non va, nel mio vestito?”. Secca, la risposta: “Troppo semplice. Sembra un povero”. Si guardarono in volto, in silenzio. Il giovane ragazzo, davvero, non comprendeva l’accaduto. Eppure, i suoi abiti non avevano nulla di male: sì, vero, erano semplici, ma erano puliti. Non certamente ricercati, non avevano nulla a che fare con gli abiti che aveva visto in vetrina, ma non erano davvero così “orribili”. Non erano “alla moda” - questo lo sapeva - ma la cosa che a lui più importava era che fossero puliti, p-u-l-i-t-i.
Alla fine, uscì dal negozio, accompagnato dall’uomo della “sicurezza”. Si ritrovò così in strada. La sua amata strada, con il suo contatto con la gente: la gente, quella “vera”. Seguì, allora, il cammino segnato dagli addobbi natalizi. Stelle d’oro luminose, palle di neve di bianche luci, luminarie dai mille colori, segnavano una sorta di naturale itinerario, quasi preannunciato. E, così, si ritrovò - senza accorgersene - in un antro oscuro, che si trovava dietro a un grande palazzo. All’inizio sembrava deserto, e - invece - nascondeva un pullulare di persone senza fissa dimora. Uscirono da ogni viottolo, quasi di nascosto, con un po’ di paura. Il giovane, allora, andò loro incontro, con le mani tese. Tutte quelle persone, con quel semplice suo gesto, sentivano già che potevano fidarsi di lui. Era sì vestito diversamente da loro, ma avevano letto - subito - il suo cuore. E il cuore, quando è svestito, è ancora più bello.
Attesero, così, assieme a lui, l’alba del 25 dicembre, il giorno di Natale.
Antonio Tarallo
Commenti dei lettori
NON CI SONO COMMENTI PER QUESTO ARTICOLO
Lascia tu il primo commento
Lascia il tuo commento
la cripta
di San Francesco
Rivista
San Francesco