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Le risposte che cercavo - La storia di fra Paride

Le cose cambiarono a 24 anni, durante gli ultimi mesi di studio prima della discussione della tesi di laurea

Il Signore vi dia pace. Mi chiamo Paride, ho 28 anni e sono originario di Pescara. Come forse potete immaginare, è molto difficile raccontare le “ragioni” della propria vocazione. Forse perché la ragione per cui un uomo “diventa” consacrato è sempre e solo una, la volontà del Padre. Cercherò allora di raccontare il modo in cui il Signore mi ha fatto conoscere la sua volontà.

Pur essendo stato battezzato, e avendo ricevuto da bambino la prima Comunione, il mio rapporto con la Chiesa finì precocemente. All’età di circa 10 anni, infatti, decisi subito, e in modo chiaro, che non avrei più frequentato la parrocchia.

La mia vita è trascorsa abbastanza serenamente, nel corso di tutta la mia giovinezza. Anche se pieno di domande ed interrogativi, mi applicavo in modo serio in tutto ciò che mi interessava.

All’età di circa 19 anni, qualcosa dentro di me cambiò. Era da poco iniziato il quinto superiore e, tutto d’un tratto, ciò che prima, da sempre, mi era apparso normale e facente parte della vita, mi risultò d’improvviso pesante e privo di una valida “ragione”. È come se si strappò un sipario, e improvvisamente capii che il mondo in cui ero coinvolto aveva lo stesso valore di realtà di una scena teatrale.

Il problema era che la trama era noiosa e il regista assente. Nel giro di pochi mesi, la scuola, lo sport e il divertimento si svuotarono internamente, e mi apparvero come una sorta di grande passatempo; privi di uno scopo ultimo che li riempisse di senso e di valore. Questa prospettiva insipida sulla realtà, mi gettò ben presto in una sorta di stato depressivo, che mi portò per un po’ di tempo ad isolarmi, e a cercare in me stesso le risposte che mi mancavano.

Nel vivo di questa feroce battaglia interiore, conobbi, quasi per caso, un curioso personaggio; un frate del convento Sant’Antonio di Pescara. Fu così, che per la prima volta in vita mia, iniziai a sentir parlare di Gesù, e soprattutto da qualcuno che mi diceva di averlo incontrato. Gli anni che seguirono furono molto travagliati. Pur avendo ricevuto con quell’incontro una sorta di “consolazione spirituale”, la fatica di dover accettare, senza una prospettiva ulteriore, la logica del mondo, mi affliggeva terribilmente. Posso dire che continuai, in qualche modo ad abbozzare, proseguendo, tra le altre cose, l’università di Filosofia. Il Signore - di cui avevo sentito - rimaneva in silenzio; uno sconosciuto.

Le cose cambiarono a 24 anni, durante gli ultimi mesi di studio prima della discussione della tesi di laurea. Una sera, mentre disperatamente cercavo di lavorare sull’elaborato, il Signore mi fece percepire la sua presenza reale nella storia, attraverso una sua Parola. Sfogliando a caso la Bibbia, scorrendo gli occhi su un passo di Isaia, io percepii che il Signore era lì presente e stava parlando. Aveva parlato a me, e con me, dicendomi semplicemente che io ero «suo servo».

Fu allora che, capendo chi ero agli occhi di Dio, compresi la Sua volontà su di me. E circa una settimana dopo aver discusso la tesi, il 2 dicembre 2013, chiesi di entrare in convento. Certo delle vostre preghiere, ricambio affidandovi alla potente intercessione di San Francesco.



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