Ruffini: il Poverello d'Assisi, un moderno comunicatore social
La lezione al mondo di oggi del comunicatore San Francesco, attraverso le parole di Paolo Ruffini e Marco Frisina
di Antonio Tarallo“Con tale sigillo, san Francesco si firmava ogniqualvolta o per necessità o per spirito di carità, inviava qualche sua lettera” (FF 980), “Con esso dava inizio alle sue azioni” (FF 1347). Stiamo parlando del famoso “tau”, il segno che contraddistingue le lettere del Poverello di Assisi. Uno dei segni più cari a Francesco, il suo sigillo, il segno rivelatore di una convinzione spirituale profonda: solo nella croce di Cristo è possibile la salvezza di ogni uomo. Dunque un segno, una lettera che – a livello grafico – dava inizio o chiudeva le parole che San Francesco voleva trasmettere, voleva comunicare.
E, quasi per sottile analogia grafica – con tutta l’opportuna differenza, e aggiungerei rispetto – verrebbe in mente che, forse, al giorno d’oggi, quel simbolo potrebbe tramutarsi facilmente per il santo d’Assisi in un hashtag con cui iniziare qualche post su instagram. Immaginare un Francesco utilizzare i nuovi strumenti di evangelizzazione, non è poi tanto difficile né tantomeno arduo. San Francesco è innovatore della comunicazione, nel suo tempo. Basti pensare la rivoluzione comunicativa che attua: dalle Chiese alle piazze. San Francesco, quando si accorge che la gente non comprende il latino, ricorre al volgare. Quando comprende che è forte il bisogno di vicinanza, di essere prossimo all’altro per comunicare, cerca di coltivare una dinamica relazionale autentica, per raggiungere il popolo nelle piazze, luogo cardine della vita sociale di una città. Il luogo dove si svolge la quotidianità del popolo.
E, allora, oggi che quelle piazze sono state sostituite – in una certa maniera – dalle social-agorà, sicuramente, l’annuncio di San Francesco, passerebbe oggi, attraverso una foto su instagram, o un post su facebook, o un cinguettio su twitter.
La riflessione giunge dopo il dialogo svoltosi ieri, a Roma, dal titolo “Dalle Social Network Communities alla Comunità Umana”. Illustri personaggi del mondo della comunicazione della Chiesa, si sono confrontati sui temi della 53esima giornata mondiale delle Comunicazioni sociali. Cogliamo questa occasione per riflettere sulla comunicazione di San Francesco, grazie alle parole di Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, e Monsignor Marco Frisina, direttore del Coro della Diocesi di Roma e illustre compositore che proprio ieri ha ricevuto il Premio Paoline Comunicazione e Cultura 2019. Due uomini di comunicazione, provenienti da settori differenti. Biografie e percorsi che seppur distanti, sono sfociati nell’importante missione della comunicazione. Abbiamo chiesto a loro di lasciarci una breve dichiarazione sul tema San Francesco e la comunicazione.
Iniziamo con il prefetto del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, Paolo Ruffini:
“San Francesco è stato sicuramente un grande comunicatore nel suo tempo e rimane tale anche oggi. Perché intanto ha saputo capovolgere i paradigmi del suo tempo, ha saputo restituire l’unità al Creato, ha saputo creare una relazione. San Francesco ha saputo creare una comunità, ha saputo creare qualcosa che rimanesse nel tempo, grazie alla forza del messaggio che comunicava. Messaggio che trova la sua linfa, la sua origine nel messaggio evangelico, nell’essenza di quello che Gesù ci ha insegnato, che è sentirci parte gl’uni degli altri – come dice oggi Papa Francesco – che è sentirsi comunità umana, sentirci noi, creature di Dio, di tutto il Creato e dunque deve essere presente in noi il dovere e responsabilità di rispettarlo, e quindi di amare il mondo che ci ha consegnato, per tramandarlo ai nostri figli e farlo un po’ migliore. Comunicare significa soprattutto testimoniare con la propria vita, perché solo nella verità di una relazione e di un incontro c’è la migliore comunicazione. Questa può essere una delle lezioni più belle che San Francesco ci ha lasciato”.
Frisina, ci spiega: “San Francesco ha insegnato alla Chiesa a comunicare in maniera diversa, in maniera nuova. Attraverso la sua vita, lui, ha annunciato il Vangelo diventando egli stesso Cristo, manifestando Cristo nella sua vita. E’ stato così che ha comunicato il Vangelo in maniera straordinaria. Dopo secoli ancora è il più giovane dei santi, proprio perché la sua importante testimonianza è sempre viva ed eloquente.E sarà così chissà per quanti altri secoli”.
Antonio Tarallo
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