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Sedda: San Francesco e la custodia di fratello corpo

La vigilanza del Poverello nasce dunque dalla prima consapevolezza che il nostro corpo è fragile

di FIlippo Sedda
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Tra le prime virtù che san Bonaventura riconosce a suo padre Francesco vi è la purezza. Scrive così nella Legenda minor: «Rigoroso nella disciplina, vigilava assai attentamente su sé stesso e aveva cura speciale nel custodire quel tesoro inestimabile della castità, che noi portiamo nel fragile vaso del corpo: e anche il corpo egli si studiava di tenere con rispetto e santità, mediante l’integerrima purezza di tutto sé stesso, carne e spirito» (FF 1349).

Per descrivere la vigilanza di Francesco sul suo corpo e la custodia della sua sessualità Bonaventura prende in prestito un’immagine di san Paolo: il tesoro in un vaso di creta (2 Cor 4,7). La vigilanza del Poverello nasce dunque dalla prima consapevolezza che il nostro corpo è fragile ed è facilmente esposto alle intemperie dei sensi. Nel totale rispetto del suo corpo l’Assisiate si consacra interamente alla purezza, ovvero a far vedere fuori quello che si muoveva nel suo intimo, a non interporre veli tra quanto si muove dentro di sé e quello che egli mostra esternamente: in una parola si impegna a non essere doppio. Frate Francesco applica questa purezza a ogni dimensione del suo vivere, come quando i frati lo invitarono a mettere all’interno del suo abito una pelliccia che lo tenesse caldo: egli accettò a patto che anche all’esterno dell’abito si vedesse che portava la pelliccia (FF 714).


Tale consapevolezza acquisita su di sé si riversa inevitabilmente sui suoi fratelli. Nella Regola non bollata fa inserire un capitolo, il XII, sugli sguardi cattivi e la frequentazione delle donne. Molto si è scritto su quello che ai nostri occhi potrebbe apparire un atteggiamento misogino del Poverello, ossia di paura rispetto alla donna, ma che in realtà non è altro che un gesto di prudenza, o – come preferisce dire lo stesso Francesco – di custodia: «E tutti dobbiamo custodire con molta cura noi stessi e dobbiamo mantenere incontaminate tutte le nostre membra, poiché dice il Signore: “Chiunque avrà guardato una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei, nel suo cuore” (Mt 5,28)» (FF 38).


Frate Francesco è dunque un uomo riconciliato anche con la propria sessualità, con il pudore di una sensualità custodita in un fragile vaso di creta, ottenuta solo a costo di eliminare ogni doppiezza e ogni ombra interiore: «Incominciò anche ad apparire nei sensi adorno di un pudore così luminoso e bello, che pareva aver conseguito ormai il pieno dominio della carne e stabilito con i suoi occhi il patto non solo di rifuggire da ogni sguardo sensuale, ma di astenersi totalmente da qualsiasi sguardo curioso o inutile» (FF 1349). Francesco divenne come sorella acqua «la quale è multo utile et humile e preziosa e casta».



FIlippo Sedda

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