FARSI DONO DI SE'
Caro Padre Enzo
A giugno compio 62 anni, ultimamente mi pongo molte domande sulla morte. Dal 1999 al novembre 2014 Ho svolto il mio lavoro di O.S.S in casa di riposo. Davanti alla sofferenza di altre persone sovente si sente questa frase: Spero di non ridurmi cosi, che il buon Dio mi mandi un colpo secco. Sono una persona serena, nonostante la vita mi abbia messo a dura prova. La fede mi ha salvata. Ho vissuto la sofferenza passiva a spese dei miei cari. Mia madre e mancata per un tumore alla testa, 4 mesi di calvario. Ci ha lasciato all’età 64 anni. Il mio meraviglioso bimbo ci lascia a 10 anni, per un linfoma degenerato in leucemia. La sua saggezza, la sua consapevolezza, l’insegnamento ricevuto mi accompagna tuttora. Io a parte acciacchi banali sto bene, ma sono sicura che se dovessi affrontare una malattia importante sarei pronta. L’unica cosa rifiuterei l’accanimento terapeutico. Ho imparato tanto dalla sofferenza altrui, mi parrebbe un affronto desiderare una morte istantanea. Lo spunto di esternare i miei pensieri mi e venuto ieri mattina vedendo Maria affetta di SLA in tv, troppo doloroso commentare ciò che ho provato. La ringrazio Pace e Bene. Barbara (BG)
Cara Barbara, le tue parole pongono al centro una realtà, la più bella della vita. Quella di essere dono di sé agli altri: quando, come dici tu, la fede ci salva e si trae insegnamento dalla sofferenza. Per questo voglio riportarti un pensiero tratto dalla filosofia giapponese che risponde alla domanda sul quando si è passati dall'animale all'essere umano. L'uomo passa dalla condizione di bruto a essere umano quando decide per la prima volta di regalare una ghirlanda di fiori alla sua donna, elevandosi dai suoi istinti primitivi e facendosi dono gratuito. Un gesto apparentemente privo di significato, ma dal grande valore. Per questo ti auguro di guardare il futuro con fiducia, perché il tuo esempio e la tua sofferenza siano ancora un faro di speranza.
Un caro saluto di pace e bene.
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